Loretta Goggi: «Cerco l’idea giusta per uno show tutto mio»

La “regina” di "Tale e quale": «Ne parlo spesso col direttore di Raiuno, ma non voglio un programma celebrativo»

Loretta Goggi
7 Ottobre 2021 alle 08:48

Intervistare Loretta Goggi, un pezzo di storia della tv, regina della giuria di “Tale e quale show” e attrice nella fiction del giovedì sera “Fino all’ultimo battito” su Raiuno, è una responsabilità. Lo confido alla diretta interessata, candidamente.

Loretta, ho un filino d’ansia da prestazione.
«Ce l’ho anch’io, tutte le volte che devo rispondere».

E quindi che fa subito prima di un’intervista?
«Cerco di liberare la mente dai pregiudizi e dai pensieri. Per non ripetermi sempre, visto che gira che ti rigira le domande sono sempre le stesse. Anche perché la mia vita sempre quella è (ride)».

Vorrebbe che le chiedessi qualcosa di inedito?
«La domanda del secolo non esiste. Vorrei solo che da questa bella chiacchierata uscisse il ritratto della Loretta che credo di essere».

Intanto è una colonna di “Tale e quale show”.
«Ogni puntata è come se fosse la prima, un gran divertimento».

Cosa la diverte?
«Mi piace farmi sorprendere dagli artisti. Mi abbandono a ogni esibizione con la trepidazione di una bambina. Mi diverte vedere la somiglianza, mi divertono soprattutto i balletti, perché conosco bene la fatica che c’è dietro, la concentrazione che richiedono».

La novità di questa stagione in giuria è Cristiano Malgioglio, che spesso ha giudizi... spietati. Lei è più delicata.
«Io giudizi così netti non li darei perché so cosa vuol dire avere le protesi per imitare un personaggio e sottoporsi a ore di trucco… l’ho fatto per una vita! Ma di Cristiano amo la follia».

Quando Carlo Conti la chiama “regina” cosa le viene in mente?
«Una di quelle regine decadute. Mi fa piacere essere considerata un pilastro dello show, ma non ne faccio un vanto».

Certe corone a volte pesano?
«Accipicchia, se pesano!».

Chi è stata la regina di cuori della sua vita?
«Mia madre Costanza, donna di grande temperamento. Con mio padre, Giulio, per carattere si bilanciavano. Papà mi ha insegnato a sognare e a fare progetti, mamma era pragmatica e mi ha allenata ad avere prontezza in ogni scelta e situazione».

E nella carriera?
«Lì ci sono stati i re: il regista Anton Giulio Majano che mi ha fatto esordire bambina nella prosa televisiva “Sotto processo”. Io volevo entrare in quella scatola, la tv, ma non avevo il “fuoco sacro”: gli devo molto. Poi certamente Alighiero Noschese, Pippo Baudo. E mio marito, Gianni Brezza: lo metto per ultimo perché gli altri possono essere re di denari o di fiori, ma lui è il re di cuori».

Il cuore è al centro della fiction “Fino all’ultimo battito” in cui lei interpreta Margherita, mamma e nonna premurosa.
«All’inizio mi disturbava che Margherita condizionasse le scelte della figlia Elena (Violante Placido, ndr), perché i figli a volte devono sbagliare da soli. Quanto al mestiere di nonna, troppo spesso dimentichiamo che i nonni non sono i baby sitter che viziano i nipoti, ma la “stampella” della famiglia».

In questa serie ha recitato con Marco Bocci. E poi, nella fiction Mediaset “Più forti del destino”, con sua moglie Laura Chiatti. Ormai per loro lei è di famiglia?
«Sì, anche per i loro bambini, Enea e Pablo, che venivano sui set in Puglia. Marco e Laura sono bravissimi: anche dopo ore di lavoro, stanchi morti, li portavano al mare oppure alle giostre».

Che ruolo ha in “Più forti del destino”?
«È una fiction in costume e io ho il ruolo bellissimo di una donna ambigua che all’inizio sembra senza cuore».

Ci tolga una curiosità: a “Tale e quale”, per consolare un Dennis Fantina poco somigliante a Claudio Baglioni ha detto: «Anche io vorrei somigliare a Nicole Kidman, ma non mi riesce». Che cosa apprezza in particolare di Nicole Kidman?
«La bellezza delicata ed elegante e la versatilità come interprete».

La versatilità è la sua grande dote, da sempre: cantante, attrice, imitatrice, conduttrice... Continua a coltivarla?
«Il talento è un dono di Dio e, come dice la parabola evangelica, i talenti bisogna farli fruttare. Io sono sparita tante volte dalle scene per tornare poi in modo diverso. Solo così sono riuscita a non passare mai di moda».

Per compensare la sua bravura nello spettacolo, c’è qualcosa che nella quotidianità non le riesce bene? A cucinare, per esempio, se la cava?
«L’elenco è lungo. Però in cucina me la cavo bene. Penso alle gite in barca con mio marito, quando ho imparato a pulire e cucinare il pesce in mille modi».

Lei è piena di risorse. In cosa è inimitabile?
«Ognuno di noi è un pezzo unico. È molto difficile definirsi, io credo di essere stata sempre coerente con me stessa. E la mattina quando mi guardo allo specchio sono felice di quello che vedo, non mi... vergogno».

“Maledetta primavera” ha 40 anni, ma sembra scritta oggi. Vuol bene a questa canzone?
«Molto. Ogni volta che la canto penso a quel Sanremo 1981, al dietro le quinte in cui c’era Gianni a sostenermi, ma non lo sapeva nessuno. La nostra non era ancora una storia ufficiale. Sessantuno anni di carriera, 71 d’età e ancora mi batte il cuore al ricordo».

Il direttore di Raiuno Stefano Coletta sogna uno show in prima serata tutto per lei. Che ne dice?
«Già da due anni c’è questa cosa nell’aria. All’inizio mi avevano proposto uno show celebrativo, ma io non ho voluto perché voglio guardare al presente, non solo al passato. Poi avevamo trovato il format “The wonderbox” (“La boîte à secrets”, La scatola dei segreti, ndr) che in Francia è un successone, ma mi sembrava troppo simile a “Canzone segreta”. Se si troverà l’idea giusta per la donna che sono oggi mi piacerebbe accettare la sfida».

Ma, lavoro a parte, qual è la sua gioia più grande?
«I miei nipoti, naturalmente. Ma anche Pillo, il barboncino toy di mia sorella Daniela. Quando capisce che io vado a trovarla o viceversa quando lei passa da me, il cane si mette a fare le feste in attesa del nostro incontro. È davvero un amore».

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