Mario Giordano: «In tv come a casa sono sempre “Fuori dal coro”»

Il giornalista fa un bilancio del suo talk, che si è appena concluso, e ci dice: «Andare controcorrente è dura, ma paga»

Il giornalista Mario Giordano negli studi Mediaset
26 Luglio 2019 alle 14:00

Tasse, pensioni, case. Sono argomenti che interessano tutti noi. E quando vogliamo schiarirci le idee accendiamo la tv. Nel mare magnum dell’informazione, però, pochi vanno controcorrente. Uno di questi è Mario Giordano, che con il suo programma “Fuori dal coro” (appena concluso) nella versione estiva in prima serata su Rete 4 ha sfiorato picchi di 2 milioni di spettatori e oltre il 10% di share.

Giordano, sono ascolti record. Merito dei temi trattati o della sua verve da “fustigatore”?
«Io racconto le cose che non vanno in questo Paese, fatti veri e certificati. Ma ne do anche un’interpretazione e offro la mia chiave di lettura, molto precisa. Poi si può essere d’accordo o meno con quello che penso, ma non c’è dubbio che questa formula in termini di ascolti abbia pagato».

Quali sono le cinque magagne che stanno avvelenando l’Italia?
«La prima, come scrivo anche nel mio ultimo libro (“L’Italia non è più italiana”, Mondadori, 19 euro, ndr), è che non sappiamo difendere il nostro Paese, la sua lingua, la cultura, il patrimonio, il suo cibo. In Francia sono più bravi e lo fanno. Noi invece lasciamo campo libero ai cinesi. O agli arabi, che qualche mese fa stavano per entrare nel consiglio di amministrazione del Teatro alla Scala di Milano».

Una cosa che farebbe lei, in concreto, per difendere le tradizioni?
«Mia mamma Nadia, che ha 83 anni, fa degli agnolotti piemontesi buonissimi. Io le auguro di campare ancora a lungo, ma se né io, né mio fratello, né i miei quattro figli, né i miei due nipoti abbiamo ancora imparato la ricetta è un vero peccato, perché la tradizione finirà con lei. Sì, ogni tanto è anche bello gustare i piatti etnici, il sushi o il kebab, meglio il sushi del kebab secondo me, ma vuoi mettere con gli agnolotti di nonna Nadia?».

Passiamo alla seconda magagna.
«La certezza della pena non c’è più. È mai possibile che chi sbaglia non paghi? Prendiamo uno degli ultimi casi, quello della donna di Savona che è stata uccisa dal suo ex: lo aveva denunciato non una, non due, ma 19 volte! Poi la gente perde fiducia nella magistratura: troppe sentenze assurde. Serve più sicurezza».

Un terzo nodo da sciogliere al più presto?
«La previdenza. C’è un’ingiustizia totale tra i privilegi di chi percepisce pensioni d’oro che non si riescono a tagliare e i giovani, che forse una pensione non ce l’avranno mai. O gli anziani, con pensioni minime da fame».

Un quarto problema che la fa arrabbiare?
«La pessima qualità dei servizi. Trovo inaccettabile che in Italia si consideri “normale” avere treni sempre in ritardo o la raccolta della spazzatura che non funziona, malgrado le tasse che paghiamo. Perché nessuno si arrabbia se gli autobus sono vecchi, se vengono comprati usati dalle amministrazioni? Poi ci credo che prendono fuoco».

Una quinta assurdità italica?
«Ho scoperto che se ti occupano la casa mentre sei in vacanza o all’ospedale per qualche settimana, non c’è verso di rientrarne in possesso. E non parlo solo di alloggi popolari. La polizia non può intervenire subito, ci vuole prima l’ok del magistrato. Ma se dentro, tra gli occupanti, ci sono dei bambini o delle donne incinte non interviene nessuno. Nessuno ti aiuta. Intanto quelli si possono vendere i tuoi mobili su Internet, stanno lì uno, due anni... Un incubo».

Come si indigna lei, nessuno mai.
«Fuori dal coro, con la mia voce stridula e fastidiosa, sì».

Non è che esagera un po’ perché è davanti alle telecamere?
«No, non ci gioco. Mi viene proprio naturale. Mi infurio anche durante le riunioni di redazione, quando discuto con i miei autori».

Tratta malissimo pure il regista.
«Donatooo!» (urla).

Povero Pisani.
«Gli urlo contro sì, ma mica è una scelta a tavolino. Ci sono tanti servizi da mandare in onda e il ritmo del programma è molto alto, quindi tocca strigliarlo un po’».

Urla anche se rivolge comandi all’assistente di Google, a Siri di Apple, ad Alexa di Amazon Echo?
«Non uso questi dispositivi elettronici, mi basta Donato» (ride).

Che cosa ha appeso alle pareti del suo ufficio?
«Le foto del Grande Torino, perché tifo per il Toro, un cartello con i nomi dei programmi che ho inventato e le foto con i miei quattro figli».

Ma a casa sua comanda lei?
«Io lascio fare tutto a mia moglie Paola. Organizza lei i turni per buttare la spazzatura o per portare su le bottiglie d’acqua minerale... Mi fido, siamo sposati dal 1992, ma ci conosciamo dai tempi dell’oratorio. Io sono solo una sorta di Corte di Cassazione: dirimo le questioni quando viene violata qualche regola o si litiga».

Una regola inviolabile?
«Il venerdì sera a casa nostra si mangia tutti insieme alle 21.30. Per organizzare la cena abbiamo creato il gruppo di famiglia su WhatsApp, “i Giordanos”. Alice viene con il suo fidanzato, Antonio. E ci sono tutti gli altri figli: Lorenzo, Sara e Camilla».

Quindi Alice e Antonio vivono insieme. Lei è un papà geloso?
«In passato ero un papà gelosissimo, da quando Alice sta con Antonio non lo sono più. Adesso lui è un membro della famiglia a tutti gli effetti».

In tv lei bacchetta chiunque. In famiglia qualcuno bacchetta lei?
«E per quale motivo?».

Magari lascia in giro i calzini?
«Su quello sono ligio. Faccio di peggio: dimentico accesa la tv di notte o quando esco di casa».

Altri piccoli “crimini”?
«Confesso che per il caffè uso le cialde e non la moka».

Malissimo! È poco italiano e poco ecologico.
«Ma è molto comodo».

Dica la verità, le domande scomode le piace solo farle o anche riceverle?
«Mi metta alla prova, me ne faccia qualcuna e vediamo se rispondo».

Il momento più bello e il più brutto della sua carriera?
«Il più bello è stato quando sono arrivato a Mediaset, dove ho avuto la possibilità di dirigere due telegiornali, fondare un canale “all news” e inventare vari programmi sempre con la massima libertà. Il momento di maggiore difficoltà invece è stato da giovane, quando sono arrivato a Milano per lavorare al quotidiano “L’informazione”, che ha poi chiuso».

Il collega con cui ha lavorato peggio, perché avevate idee opposte?
«Con chi ha idee opposte si può lavorare bene. Io ho esordito in tv con Gad Lerner (nel 1997 con “Pinocchio”, ndr), oggi non ci sentiamo più. E mi dispiace».

Con Vittorio Sgarbi, invece, come va? Qualche mese fa avevate litigato furiosamente. Pace fatta?
«No, io l’ho querelato. Sgarbi ha detto cose orribili su di me e le ha ripetute. Una volta lo abbiamo sentito alla radio mentre eravamo in auto tutti insieme. E devo dire che ha causato un notevole danno alla mia famiglia».

La famiglia viene prima di tutto?
«La famiglia è alla base della società. Lo dice pure la Costituzione. Però se lo dico io passo per uno del Medioevo».

Chiudiamo in bellezza: vacanze?
«Farò dieci giorni al mare con Paola e i ragazzi, come ogni anno».

È un’altra regola sacra?
«Un rito, un “ritiro spirituale” per ritemprarmi in vista della prossima stagione televisiva».

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