Maurizio Ferrini: «Fate i bravi, ve lo chiede la mitica signora Coriandoli»

Il comico spopola con il suo storico e amato personaggio al “tavolo” di Fabio Fazio la domenica sera a "Che tempo che fa"

22 Gennaio 2023 alle 08:14

Maurizio Ferrini, nato a Cesena 69 anni fa di cui più della metà passati in compagnia della signora Emma Coriandoli.
«In aprile ne faccio 70. E comunque mi sento al debutto».

Il suo personaggio è tornato alla ribalta: la domenica sera siede al tavolo di “Che tempo che fa”.
«Prima Fabio Fazio mi diceva ogni volta: “Dai, vieni anche domenica prossima!”, poi lo scorso giugno mi ha telefonato e mi ha chiesto: “Vuoi venire tutto l’anno?”. Gli sarò sempre grato».

La Coriandoli è una casalinga romagnola sempre pronta a dare consigli.
«Di Bagnacavallo in provincia di Ravenna, per la precisione. Tecnicamente nel 1989 vince un fantomatico concorso del “Radiocorriere Tv”, “Assisti al tuo programma preferito”, e lei, umile e oscura casalinga, arriva nel suo programma preferito».

“Domenica in” edizione 1989 con Edwige Fenech.
«Andavano d’accordissimo, la Coriandoli cercava di copiare l’abbigliamento della Fenech, con l’occhio da paese».

Ha dichiarato: «Ferrini è il babbo, Boncompagni l’inventore».
«La Coriandoli nacque nel 1980 nelle feste di piazza e dell’Unità in Romagna e in Emilia. La chiamavo “la donna romagnola”, parlavo in dialetto, non mi travestivo, tiravo solo la camicia fuori dai pantaloni».

La trasformazione come avvenne?
«A metà Anni 80 divento famoso con “Quelli della notte”, frequento Gianni Boncompagni e gli faccio “la donna romagnola”. È lui che ha l’idea di rovesciarla, vestirla, farla parlare in italiano, e le dà pure il nome».

Il battesimo ufficiale.
«Io volevo chiamarla Ada Cartoloni, Ada era la mia dirimpettaia a Cesena, mentre a Bologna una persona buffa è una “cartola”. Emma, però, richiamava Emma Bovary, pure lei sognava di lasciare il paesello e andare a Parigi».

L’ha creata da un mix di donne romagnole.
«Da mia mamma Rina ha preso il buonsenso delle sue frasi: “Oggi sono tutti intelligenti, non si trova più un ignorante per fare due chiacchiere”. Ma mio padre è stato il modello del comunista che facevo a “Quelli della notte”».

L’ispirazione nasce in famiglia.
«Ho vissuto alle spalle dei miei genitori finora. In Romagna vedevo il comunista idealista, aveva certezze, non cambiava mai il voto. Oggi se chiedi a qualcuno cosa ha votato ti dice l’elenco del telefono».

All’apice del successo lei ha condotto pure “Striscia la notizia”.
«Nel ’92 mi chiamò Antonio Ricci, fu una bellissima avventura. Era l’epoca di “Mani pulite”, la Coriandoli non capiva, dava le notizie come una che non si schiera, inconsapevole, al limite diceva: “Non litigate” o “Fate i bravi”, i consigli della nonna. Lei oggi inviterebbe a cena Putin e Biden e a suon di tagliatelle sarebbe convinta di fargli fare la pace».

A ottobre si è esibita in una mazurka a “Ballando con le stelle”.
«La Coriandoli si evolve, presto farà pure serate come “Deejay Emma”».

Andrebbe a “Ballando” come concorrente?
«Lei adorerebbe farlo, dato che nascono dei flirt con i ballerini. Ma passare giornate intere con la Coriandoli per me sarebbe faticosissimo. Parteciperei da Ferrini».

Da Ferrini nel 2005 arrivò secondo a “L’isola dei famosi”.
«Fu durissimo, quasi punitivo. Nelle prime edizioni da mangiare c’erano solo i cocchi e 50 grammi di riso al giorno, la frutta conteneva stricnina e non era commestibile, nel mare c’era il plancton e non pescavamo».

Pentito?
«Non mangiare ti cambia la testa, mi sono un po’ vergognato. Secondo me il comico deve fare il suo mestiere, ma siccome era un periodo che non si parlava di me lo feci. Poi mi ripromisi di fare solo me stesso, il comico in tv, forse sono un po’ snob».

A fare il comico in televisione iniziò con Renzo Arbore a “Quelli della notte” nel 1985.
«Nell’83 registrai una videocassetta e la diedi alla mia amica Nicoletta Braschi, che però con Arbore aveva litigato: così a una festa lei gliela infilò nella tasca del cappotto. Ad agosto dell’84 mi chiamò Arbore. Me lo disse mia mamma con la voce della Coriandoli: “Maurizio!!! Ha telefonato Arbore!”».

Se non ci fosse stato Arbore lei ora dove sarebbe?
«Avrei fatto “il giro lungo”, come dice Nino Frassica che oggi è il mio più caro amico, cioè avrei tentato altri modi».

Al debutto in tv faceva il venditore di pedalò a Cesenatico e diceva: «Non capisco, ma mi adeguo».
«Tutto quello che ho detto l’ho raccolto dalla gente, è frutto di una ricerca umanistica. Per quello vivo in provincia, sento i luoghi comuni, le battute, le frasi: “E allora com’è Milano?” mi chiedono. “E i salotti milanesi?”. Dalla provincia tutto è mitico».

E quella battuta?
«La sentii a una Festa dell’Unità, qualcuno parlava della linea del partito: “Non c’è una nuova linea, non lo capisco, ma mi adeguo”. È diventato il motto dei tempi».

Cosa non ha capito in questi lunghi anni?
«Più vado avanti e meno capisco. Ora chi ci capisce qualcosa è bravo».

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