Maurizio Lastrico: «Io il gigante della risata? Se parliamo di altezza sì»

È alto 1 metro e 91 e ha fatto il botto a Sanremo in uno sketch esilarante con Maria Chiara Giannetta. Che ritrova in "Don Matteo"

Maurizio Lastrico  Credit: © Getty
3 Marzo 2022 alle 11:51

Maurizio Lastrico è un gigante della comicità. A cominciare dall’altezza: 191 centimetri! Lo si è notato parecchio durante il duetto Sanremese con quella peperina di Maria Chiara Giannetta. Ma ancora di più si è notata la loro intesa perfetta (che del resto avevamo già avuto modo di apprezzare nella fiction "Don Matteo"): lo sketch, tutto composto da versi di canzoni italiane, ha fatto esplodere il teatro Ariston di risate (e continua a essere rivisto su RaiPlay). Poi i due si sono ritrovati sul set di Spoleto per le ultime riprese di "Don Matteo 13". e n'è abbastanza per voler scoprire qualcosa di più su questo talentaccio genovese...

Maurizio, come è nato il duetto di Sanremo?
«Era un gioco che facevamo tra noi nelle pause sul set. Poi hanno invitato Maria Chiara al Festival dicendo “Scegli tu cosa vuoi fare”. E lei mi ha convinto a portare quello sketch. Per perfezionarlo abbiamo fatto prove per un mese e mezzo. Ci hanno aiutato Andrea Possa ed Elisabetta Loi».

L’affiatamento con Maria Chiara è evidente...
«Non mi era mai capitato di vivere un’amicizia così intensa dopo i 20 anni. Ci intendiamo su tutto, siamo due “fidanzati artistici”».

Sì però in "Don Matteo" lei l’ha mollato sull’altare! Ora cosa succederà tra il Pm Marco Nardi e il capitano Anna Olivieri?
«Non lo sappiamo neanche noi. Ci danno i copioni col contagocce... però di sicuro tra Marco e Anna c’è ancora un sentimento forte. È che hanno una tremenda paura di lasciarsi andare. E per sapere se la supereranno, dovremo aspettare ancora un po’».

Che ne dice del passaggio tra Terence Hill e Raoul Bova? Com’è lavorare con loro?
«Di Terence (che vedremo anche in diverse puntate di questa stagione) mi ha colpito l’etica, anzi di più: la “sacralità” del lavoro. Pervade tutti. Rimane sul set anche quando ha finito la sua parte, crede nel contatto con gli altri attori. Raoul ha raccolto il testimone con impegno e umiltà. Ma sul set è anche un tipo giocoso».

E ora possiamo vederla su Netflix anche in "Fedeltà"...
«È una fiction che riflette sul valore del titolo: cosa vuol dire davvero essere fedeli? Nella storia sono un amico del protagonista, che ha il volto di Michele Riondino. Entrambi viviamo una crisi di coppia. E in un certo senso ci specchiamo uno nell’altro».

A Sanremo c’era anche Checco Zalone, per cui ha recitato in “Sole a catinelle”.
«Un giorno mi telefona e dice: “Ciao Maurizio, un attore non è venuto, domani vieni te a fare il film con me. Cia’, fatti una…” e non posso ripetere l’ultima parola. Lo amo, è davvero un genio, spinge ogni sberleffo al limite, ma non lo supera mai».

Il successo è arrivato con gli sketch in versi danteschi. Quanti ne ha scritti finora?
«Ho perso il conto. Dieci anni fa ci ho anche fatto un libro per Mondadori, “Nel mezzo del casin di nostra vita”. E magari è ora di produrre un’altra cantica».

Nel 2018 è diventato anche una “iena”. Lei così gentile e poetico…
«E penso che tornerò presto a collaborare con loro».

Quante cose. E pensare che non si è mai trasferito da Genova. Perché?
«Qui mi sento a casa e rubo spunti per strada e nei bar, dove mi dicono: “O belin, ora il fenomeno va a Sanremo!”. E poi a Manesseno, frazione di Sant’Olcese, c’è la mamma che mi ha sostenuto facendo mille sacrifici. Faceva la domestica e ha finanziato un figlio che a 23 anni voleva fare l’Accademia d’arte drammatica… Ora le suonano al citofono per farle i complimenti e lei resta stupita da quanto ci vogliono bene».

Ultima curiosità. La sua altezza non è mai un problema per le riprese sul set?
«Intanto vorrei dire a Google che mi ha tolto 8 centimetri: se potete correggere, grazie… In quanto al lavoro, in effetti ogni tanto mi chiedo sorpreso perché mai mi facciano recitare tutte quelle scene da seduto. Oppure perché usano le pedane per sollevare gli altri attori durante i nostri dialoghi. E la gente che passa fa tanto d’occhi. Perché quando giriamo “Don Matteo” la piazza di Spoleto è piena di pedane!».

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