Mi presento, io sono Valerio Lundini

Questo stralunato e folle comico romano è la rivelazione delle notti di Raidue. E a Sorrisi si racconta a modo suo

Valerio Lundini
24 Settembre 2020 alle 08:51

Lanciato lo scorso anno da “Battute?”, è seguitissimo sui social e i suoi spettacoli in giro per l’Italia fanno il tutto esaurito. Oggi è la star assoluta di un programma geniale e fulminante, scritto con Giovanni Benincasa, che sovverte e si fa beffe delle regole della tv. In esclusiva per noi, ecco la sua (surreale) autobiografia.

Tv Sorrisi e Canzoni mi ha chiesto di presentarmi ai suoi lettori con una mia piccola autobiografia.

Una cosa bella di cui son lieto. Voglio ringraziarli con un caloroso «Grazie, Tv Sorrisi e Canzoni», anzi, dal momento che ci sto in confidenza: «Grazie, Sorrisi!».

I lettori di questa rivista sono tanti e la mia intenzione, inutile girarci attorno, è quella di fare una bella figura.

Poco fa ho cercato su un motore di ricerca “parole complesse della lingua italiana” così da poterne subito sciorinare qualcuna in questo mio testo.

Una delle prime parole carine che ho trovato era appunto “Sciorinare” e me la sono giocata subito. Spero abbia fatto effetto.

Vado con la presentazione di me stesso: mi chiamo Valerio Lundini. Il mio nome ricorda quello di Merola, Mastandrea e Scanu, e il mio cognome sembra un po’ vagamente quello di Landini il sindacalista. Ma vi assicuro che non sono nessuna di queste quattro persone.

Nasco a Roma (una città italiana, capoluogo del Lazio) in un giorno che al momento non ricordo, si tratta di un evento che è successo quando ero davvero piccolissimo. Nella mia vita ho frequentato varie scuole: ho fatto le elementari dalle suore, le medie e il liceo dalle laiche.

Dopo aver passato egregiamente l’esame di maturità con voto 72/100 (non male!) mi sono iscritto alla facoltà di Giurisprudenza. L’ho fatto solo perché così, in futuro, avrebbero detto di me: «Oh, guarda che quello c’ha una laurea in Legge!», un po’ come fanno con Paolo Conte, Checco Zalone e Piotta.

Quell’università però era parecchio difficile, non capivo niente, i libri pesavano un sacco e i professori avevano preso gusto a bocciarmi in Diritto privato. Dopo tre anni abbandonai la nave e passai alla facoltà di Lettere. Qui mi insegnarono tante figure retoriche come la metafora (per esempio dire “abbandonare la nave” quando si intende “abbandonare la facoltà di Giurisprudenza”).

Per un lungo periodo ho guadagnato qualche soldo disegnando fumetti e facendo illustrazioni su commissione, ma soprattutto suonando con la mia band (i VazzaNikki) in giro per locali soprattutto della mia città (che ricordo essere Roma, si trova a due passi da Rieti).

Musicista e fumettista a tempo perso, le carte per non fare una lira c’erano tutte: non dimentichiamoci, tra le altre cose, che la lira non c’era più dal 2002.

Gran parte della mia infanzia la passai davanti alla televisione, i cartoni erano solo alcuni dei programmi che preferivo: mi piacevano molto le pubblicità e le registravo addirittura, come fossero dei film. Una delle mie preferite era quella che non posso dire per non fare pubblicità, e un’altra, molto bella, in cui veniva reclamizzato un prodotto che non posso citare ovviamente per le stesse ragioni.

Mentre scrivevo questa cosa sulla mia infanzia sono stato colto da una malinconia granitica. Pensavo di aver scritto chissà che grande curiosità su di me e invece no, ho detto solo che guardavo la tv e che mi piacevano le pubblicità. Questa è la ragione per cui le persone si fanno scrivere le auto-biografie da altri. È un controsenso, è vero. La mia vita è stata ed è tuttora assai felice ma a raccontarla mi pare che non sia successo nulla di interessante. Non posso però deludere la rivista su cui sto scrivendo. Ecco perché dalla prossima riga in poi delegherò un autore anonimo a scrivere di me al posto mio.

Ecco qua, ora non sono più Valerio Lundini, ma il suo “scrittore ombra”, il suo “ghost writer”, fate finta che io non ci sia. Questo articoletto autobiografico continuerà come se a scrivere fosse Lundini, mentre in realtà sono io. Ok, riprendiamo.

Dicevo: da ragazzino guardavo tanta tv, era una passione! Ma non era la sola, ero anche un disegnatore abilissimo, il più bravo della mia scuola. Avevo fatto dei fumetti d’enorme successo tra i miei compagni di classe. Chiaramente nessuno credeva in me, i miei maestri dicevano: «Non farai nulla nella vita», la mia famiglia mi lanciava i rubinetti scardinati dalle pareti al suono di «Trovati un lavoro vero!», ma io avevo il fuoco sacro dell’arte che mi bruciava dentro e infatti…

…allora, scusatemi, sono sempre lo scrittore anonimo di prima. Ci sto riflettendo e, dal momento che non ho tanto da dire sulla sua vita, io ripasserei la parola al vero Lundini, se la sbrigasse lui. Lundini?
«Cosa?».
«Senti, non mi va di occuparmene, pensaci tu. Chiudila in qualche modo, hai una vita poco interessante».
«Eh, ma io ti ho pagato 24 euro perché ne scrivessi tu in modo interessante. Non hai detto dei fumetti che facevo a scuola?».
«Sì, mi sono pure inventato che eri incompreso e che ti lanciavano i sanitari, ma non regge… fai una cosa, chiudila qui. Secondo me ne esci bene».
«Ok, va bene. Allora...».

Ciao a tutti e un grande saluto a Tv Sorrisi e Canzoni da Valerio Lundini!

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