“Milano 2020”, è stato un anno terribile, ora guardiamo al futuro

Il Covid a Milano è raccontato in un docufilm su Rete 4, in onda l'8 maggio in prima serata

8 Maggio 2021 alle 08:43

Sabato 8 maggio in prima serata su Rete 4 va in onda “Milano 2020 - Il docufilm sui primi giorni del Covid”. «Abbiamo aspettato un anno per mandarlo in onda perché volevamo capire e raccontare l’evolversi della situazione. Con l’arrivo dei vaccini ci siamo sentiti più sicuri di poter lanciare un messaggio di speranza» ci spiega Vito Salinaro, giornalista di “Avvenire”, ideatore e autore del progetto scritto con Stefano Paolo Giussani.

Il cuore del film resta però il racconto di quello che è successo a Milano tra il 23 febbraio e il 4 maggio 2020. Come le è venuta l’idea?
«Mi è venuta quando in redazione sono iniziate a girare notizie preoccupanti su questo nuovo virus che circolava in Asia. Inoltre, occupandomi di sanità, sentivo crescere l’allarme tra i virologi e gli infettivologi. Così a marzo ho chiesto di poter documentare cosa stesse accadendo negli ospedali e due operatori sono stati diversi giorni nella terapia intensiva del San Raffaele».

Poi il progetto si è allargato?
«Ho ottenuto dai Carabinieri di raccontare Milano anche dal punto di vista della sicurezza. Abbiamo fotografato la duplice missione dell’Arma che in quelle settimane è diventata da un lato una grande organizzazione di volontariato che portava cibo e farmaci ad anziani e famiglie indigenti, e dall’altro perseguiva i reati che il lockdown non aveva interrotto, come lo spaccio».

Il terzo ambito di intervento riguarda, appunto, i volontari.
«Attraverso Emergency e La casa della carità di Milano abbiamo raccontato come hanno aiutato chi non ce la faceva. Non solo. Le telecamere sono entrate anche in redazione, per documentare le ultime riunioni in presenza, con il direttore che divideva il lavoro tra chi si occupava del Covid».

Alla fine c’è anche spazio per un miracolo scientifico. Ci racconta?
«Grazie al San Raffaele e al Policlinico, Diego, un ragazzo di 17 anni che si è visto divorare i polmoni dal Covid, è stato strappato alla morte grazie a un innovativo trapianto, mai tentato prima in Occidente. Lo abbiamo seguito nei lunghi mesi di riabilitazione e lo vediamo mentre si riprende piano piano la sua vita. Ora ha 18 anni, è tornato a scuola, a camminare, fa fisioterapia, dovrà prendere molti farmaci ma nel film dice che vuole pensare al futuro e sogna di diventare un chimico. La sua immagine finale è quello che porteremo con noi di tutto questo lavoro. Essendo una fotografia di ciò che è accaduto, sarà sempre più bello nei prossimi anni aprire questo “libro” e scorgere quello che eravamo e che abbiamo passato. Sarà una testimonianza importante».

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