L’attrice ha scritto un romanzo d’amore (quasi) autobiografico ed è tornata sul set della fiction
«Ti dispiace se ci mettiamo nel mio camerino?» mi chiede Nathalie Guetta appena mi vede, nel backstage del set di “Don Matteo 14” negli studi della Lux Vide a Formello, alle porte di Roma. Le riprese sono iniziate il 19 giugno ma per lei, che vestirà nuovamente i panni della perpetua Natalina, è oggi il giorno del primo ciak: «Sono stanchissima, non ero più abituata ad alzarmi alle 5 del mattino» mi dice e, certo, il caldo non aiuta. Ma due minuti e un bicchiere d’acqua dopo, è pronta a parlare con Sorrisi.
Nathalie, non possiamo che partire da “Dodici in caso di stress”, il suo primo romanzo appena uscito nelle librerie. Perché questo titolo?
«È il numero massimo di sigarette che mi consento in caso di stress estremo. Di solito non ne fumo più di otto al giorno».
Il libro racconta l’amore tra una donna francese e un ragazzo di origine algerina, più giovane di lei di 18 anni e già promesso a un’altra. È una storia autobiografica? È questo lo stress?
«Non è esattamente la stessa storia, ma c’è molto di autobiografico. Non sarei mai riuscita a scrivere di qualcosa che non conoscevo. Lui aveva 18 anni meno di me come, del resto, Yudiel, il mio ex marito. Evidentemente sono abbonata al numero 18… Questo libro ho cominciato a scriverlo proprio al tempo di quella storia, ma poi lo avevo messo da parte perché pensavo che nessuno lo avrebbe pubblicato. È stato Yudiel, alcuni anni dopo, a convincermi a terminarlo. L’ho fatto ed è stato pubblicato nel 2020, in piena pandemia: praticamente un disastro. Finché non è arrivata Laura Putti, che ha appena fondato una casa editrice, e mi ha proposto di pubblicarlo di nuovo».
Spesso, dopo il primo libro se ne scrive quasi subito un secondo ma nella terza di copertina lei confessa che «con grande probabilità non ne seguirà un altro».
«È vero, ma non per mancanza di argomenti. Piuttosto per pigrizia. In realtà mi piacerebbe raccontare Cuba, dove ho vissuto e dove ho amicizie di lunga data. È uno dei due luoghi al mondo dove mi sento davvero a casa».
L’altro è Parigi, dove vive attualmente?
«No, a Parigi sono nata e ci vivo, ma devo ancora decidere dove voglio invecchiare. Non penso che morirò lì anche se tutto può succedere, magari mi viene un colpo proprio mentre sto a Parigi… Ma non sarebbe un problema, non mi metto a fare polemiche con la morte!».
Allora qual è l’altro luogo del cuore?
«Napoli, dove sono arrivata quando mi sono trasferita dalla Francia. Lì ho trovato qualcosa di mio. Penso che abbia a che fare con le mie origini: tunisine da parte di padre e greche da parte di madre. Amo Parigi, ma la vedo come una città “esotica”. Napoli, invece, la sento mia, mi è rimasta nel cuore. E lì ho anche tanti amici».
Ora è a Roma per interpretare ancora una volta Natalina, la perpetua di “Don Matteo”.
«All’inizio era quasi una caricatura ma, così, si sarebbe esaurita con la prima stagione. Invece ho lavorato per “allargare” il personaggio, dando anche qualche idea agli sceneggiatori, lavorando sui dialoghi... ed eccoci qua. Grazie alla costumista Monica Celeste, poi, Natalina ha recuperato anche un po’ di femminilità, prima era un disastro. Ero diventata un maschiaccio anch’io».
Questa è la prima stagione completa senza Terence Hill.
«È dispiaciuto a tutti quando è andato via, ma ha fatto bene, ha ripreso in mano la sua vita. Con lui avevo un rapporto straordinario: mi ascoltava, mi dava consigli. Però mi trovo bene anche con Raoul Bova: è gentile, solare e generoso. Non vedo l’ora di andare a Spoleto perché lì riesco a “rubarlo” un paio di sere per andare a cena. Se ho accettato di fare ancora “Don Matteo” è stato anche per rivedere lui, così come Nino Frassica e Francesco Scali. Per me il lavoro è una terapia: invece di andare dallo psichiatra, faccio l’attrice».
Contrariamente al solito, nel suo camerino non c’è Achille, il suo bulldog francese che la segue dappertutto.
«Ha quasi 12 anni e qualche acciacco, così l’ho lasciato a Parigi, ma mi manca da morire. Lui è l’uomo di casa».
A proposito di uomini, lei ha dichiarato che suo padre è il vero grande amore della sua vita.
«È vero. Penso che nessun uomo potrà mai guardare una donna come un padre guarda la figlia. E poi l’amore mi ha dato tanti dolori. Ho una sceneggiatura di vita amorosa tragica (ride)».
Vuol dire che al momento è single?
«Sì. È che i miei coetanei non mi interessano. Farei un’eccezione solo per due uomini al mondo: Denzel Washington e John Travolta, per loro farei pazzie. Invece pensi: Richard Gere, Brad Pitt e George Clooney non mi fanno né caldo né freddo... A proposito, posso approfittare di Sorrisi per lanciare un appello?».
Prego.
«Denzel, John: se leggete questa intervista, chiamatemi. Purtroppo non ci siamo mai conosciuti ma... Sappiate che mi piacete da morire!».