3 settimane di safari con «Donnavventura»

I ricordi più belli di Vanessa Villa, "l'inviata" di Sorrisi per un reportage di 3 settimane in Africa

Vanessa Villa durante il safari di «Donnavventura»
6 Ottobre 2017 alle 17:40

Intense. Emozionanti. Dure. Polverose. Veloci. Incredibili.

Tre settimane di safari da Donnavventura che rimarranno per sempre impresse nei miei occhi, nel percorso che va dalla pelle fino all’anima.

Mi soffermo, prendo fiato e mi tuffo in un fiume di ricordi, così recenti ma già così lontani, perché le giornate sembrano durare settimane, e si fanno così tante cose che dal primo safari sembra passata un’eternità.

Eravamo al Tree Tops e fu lì che per la prima volta abbiamo alloggiato in un lodge immerso nel parco nazionale di Aberdare, con le camere che si affacciavano su una pozza d’acqua, dove elefanti e bufali si abbeveravano a un passo da noi.

Ti senti accolto e coccolato nel ridente verde cuore. E’ l’Africa che ti culla, profonda madre nera. [09/09 Kenya, Vanessa]

Stupore. Meraviglia. Rimasi subito affascinata da quella natura, scrissi una poesia per quegli animali selvaggi e per quei colori. Ancora non mi ero resa conto che da quel momento in poi avrei passato quasi un mese in quel miracolo. Il viaggio era appena iniziato e subito un’altra tappa: il grandioso Monte Kenya. Un luogo incantato che mostrava con fierezza un’incredibile ricchezza e varietà di tonalità, a partire dal verde squillante dei grandiosi alberi al puro turchese del cielo. E poi il dolce ricordo dell’alba alle pendici del Monte Kenya, fu un’emozione unica viverlo durante una passeggiata a cavallo.

Lasciammo quel paradiso terrestre, ci mettemmo in macchina, nei nostri fuoristrada Donnavventura e tra una stazione di servizio, qualche gomma bucata e un po’ di ukulele “on the road”, arrivammo nei parchi nazionali del Samburu-Shaba-Buffalo Springs: ora eravamo solo noi e la savana. Il paesaggio arido e brullo mi avvolse e lo amai fin da subito. Anche se la polvere era ovunque, non c’era spazio per pensare a quello e la concentrazione aumentava giorno dopo giorno, sempre di più. Finalmente potei mettere in pratica ciò che amo fare: viaggiare, conoscere, imparare dalla natura e raccontarlo attraverso i video. Mentre tenevo in mano la macchina fotografica, respiravo cauta, per noi tremare, ma quando mi ritrovai di fronte alla grandezza e alla dolcezza di una famiglia di elefanti che camminava ad un paio di passi dalla nostra macchina mi si fermò il cuore.

Lento respiro antico, su passi pesanti leggeri. [15/09 Elefanti, Vanessa]

Il respiro così puro e autentico degli elefanti. Scrissi subito una poesia e un brivido di gioia percorse la mia schiena.

Le mansioni e i lavori giornalieri erano davvero tanti nel safari, bisognava essere concentrati e attenti a tutto, perché quando si usciva per scattare bisognava avere tutto il necessario per fare delle immagini e degli audiovideo perfetti. Nulla era mai lasciato al caso. Niente era dato per scontato.

La fatica, sebbene alla fine della giornata fosse evidente sul mio volto, quasi non la sentivo, perché il solo poter dare sfogo alla mia passione per i video e avere di fronte all’obiettivo fotografico quegli animali, quei tramonti e i colori di quelle terre, e poterle catturare con delle macchine fotografiche così importanti è stato l’avverarsi di un sogno.

Un altro ricordo indelebile fu dormire in una tenda di 180 metri quadrati nel mezzo del parco nazionale del Masai Mara, con le urla delle scimmie che per poco non mi facevano addormentare e con i Masai che ci accompagnavano negli spostamenti durante le ore notturne, perché rischiavamo pericolo elefanti e leopardi. Di mattina poi come sveglia ci aspettava un concerto di un’infinità di volatili.

Il Masai Mara e la piana del Serengheti mi hanno stupito, non tanto per la ricchezza di animali, quanto per le dimensioni straordinarie dell’orizzonte. Sembrava che il cielo mi baciasse da quanto era vicino. Mi sentivo schiacciata e abbracciata allo stesso tempo da quell’immensità.

Quando arrivammo nello Tsavo West, vidi un paesaggio unico: la strada di terra rossa che stavamo percorrendo, e il nero fiume di lava solidificata ai nostri lati. Arrivammo anche nell’ultimo lodge e davanti a me vidi l’immagine più bella del viaggio: il tramonto dello Tsavo. Attonita mi arresi all’autentica bellezza di ciò che stavo ammirando. Era una moltitudine di coni vulcanici alberati stagliati nel mezzo della savana rossa con al centro due grandi pozze d’acqua con elefanti, bufali zebre e giraffe che si abbeveravano a turno. Mai prima d’ora mi sentii così commossa, grata e felice.

Questa volta non presi in mano la macchina fotografica, ma respirai tutta l’Africa e mi sentii diversa.

Ero più ricca.

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