Antonio Ricci: «Rido, scherzo e vi racconto l’Italia»

Nel libro «Me Tapiro» ripercorre le 30 edizioni di «Striscia la Notizia» e ne svela il segreto del successo

Antonio Ricci è nato ad Albenga (SV) il 26 giugno 1950
9 Novembre 2017 alle 13:08

Il mondo di «Striscia la notizia», che quest’anno festeggia la trentesima edizione, nelle parole del suo «papà» ispirate dal suo divertente libro autobiografico.

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Un tavolo con più gambe

«È incredibile, ma anche nella sua trentesima edizione “Striscia la notizia”  è sempre ai vertici  nella classifica dei programmi più visti di tutte le reti. È una trasmissione da record. Come varietà più longevo al mondo, “Striscia” è nel Guinness dei primati. Nelle terre emerse non va in onda da nessuna parte una trasmissione che abbia suscitato più polemiche. Se qualcuno un domani volesse rimettere mano ai filmati di “Striscia” ne uscirebbe senz’altro una storia d’Italia molto interessante. Mi chiedono, e spesso me lo chiedo anch’io, come sia possibile non ribaltare. In realtà “Striscia” è un tavolo con più gambe, perciò più difficile da capovolgere. I nostri conduttori, tutti bravissimi, si alternano: quindi non è che se ne ammazzi uno ammazzi la trasmissione. Con tutti gli esperimenti fatti negli anni, possiamo contare su una panchina lunghissima. C’è poi il Gabibbo che, nel caso un conduttore sia fermo nel traffico della tangenziale, può sopperire benissimo».

Comunità di recupero

«Abbiamo anche sperimentato una “Striscia la notizia” senza conduzione. Quindi, per le emergenze, siamo attrezzati. E questa è una bella sicurezza. Un anno, per i suoi impegni cinematografici in America, abbiamo anche fatto a meno di Ezio Greggio. Sono sicuro che l’alternanza faccia bene alla trasmissione, evitando ristagni che potrebbero diventare nocivi, così come sono tranquillo quando posso schierare le micidiali coppie dei nostri eroici veterani. “Striscia” è anche una comunità di recupero. I nostri inviati non sono giornalisti, ma variopinte creature che trovano la loro ragione di essere lavorando tutti assieme. È sulla strada che, invece che perdersi, trovano se stessi e gli altri, e cercando di capire il prossimo provano a capire soprattutto se stessi. Gente con lo sturacessi in testa, tapirofori, abitanti di rossi pupazzi pieni di acari, mitomani emuli di San Francesco, travestiti, acrobati ciclisti, ex attori porno soft, peppie (zitelle, ndr) pentite e non: tutti a cercare un brandello di “verità”, a costo di farsi riempire di botte. Li voglio con gli attributi iconografici come i santi, d’altronde è a loro che i telespettatori si rivolgono per chiedere le grazie, sapendoli pronti al martirio. Per evitare il rischio che si prendano troppo sul serio c’è Eugenio il Genio, che li dissacra facendone la caricatura».

Si può fare di più

«Anche se la trasmissione è un successo consolidato sentiamo tutti l’obbligo di fare comunque di più. Tante volte le cose verranno meno bene di quanto previsto, ma sappiamo di aver provato a mettercela tutta. La televisione è un lavoro di gruppo, senza la squadra non vai da nessuna parte. Nello studio di “Striscia”, lungo le scale che portano alla platea, ci sono tutte le foto di quelli che lavorano dietro le quinte, dal regista agli addetti alle pulizie, tutti con lo stesso spazio e in ordine alfabetico».

In pullman ai Telegatti

«Il clima “di famiglia” che si respira nel nostro studio è la prima cosa che avverte chi viene a trovarci. Un anno arrivammo sul red carpet del Telegatto con due pullman, e poi tutti in smoking sul palco. Non abbiamo ricevuto solo riconoscimenti televisivi».

Un aiuto miliardario

«Nel novembre 2011 l’Università Bocconi di Milano ha pubblicato un’ampia ricerca su “La rilevanza sociale, culturale ed economica di Striscia la notizia”. Dal 1992 al 2010, grazie alle sue denunce, “Striscia” ha aiutato lo Stato a recuperare 7,8 miliardi di euro. In campo privato, solo nel ramo delle truffe, è riuscita a recuperare mezzo miliardo. Non male per una trasmissione di intrattenimento. Poi, in qualche modo, cerchiamo sempre di aiutare chi rammenda il Paese con un’azione di supporto, come per esempio il FAI (Fondo Ambiente Italiano). Se fai vedere centomila cose che non vanno, se il mondo intero è disastrato, alla fine diventa tutto piatto e ti prende la depressione: devi mostrare che è possibile dell’altro. Il FAI ha sempre realizzato cose stupende, ma sembrava un’associazione elitaria di anime belle. L’innesto del nostro Brumotti, tatuato e rock’n’roll, che ha coinvolto il vicepresidente FAI Marco Magnifico in esibizioni spericolate con la bicicletta, ha dato risultati esplosivi. Una popolarità mediatica che sono stati bravi a capitalizzare, facendo crescere in maniera esponenziale l’interesse per le loro attività».

Dalla parte dei più deboli

«Striscia è sempre dalla parte dei più deboli: truffati, disabili, disoccupati, consumatori, terremotati.Nel novembre 1994, durante l’alluvione di Alessandria, il Gabibbo intervenne sul posto denunciando le speculazioni che avvenivano, per sventarle. Una bottiglia di acqua minerale era arrivata a costare 8.000 lire, una candela 5.000. Ancora adesso ci sono abitanti di Alessandria che ogni anno ci mandano gli auguri di Natale e ci ringraziano. I  nostri filmati con la ricostruzione delle truffe agli anziani vengono utilizzati da Polizia e Carabinieri per tenere corsi di prevenzione ed evitare nuove vittime».

Quell’esordio senza rima

«Infine una curiosità, non tutte e trenta le edizioni hanno le “voci” con la rima in “-enza”. La prima era “Giornale Radio”».

In beneficenza

I proventi del libro «Me Tapiro» (Mondadori, euro 18) saranno devoluti al gruppo Abele.

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