Carlo Conti: «La tv in bianco e nero mi fa ancora sognare»

Il conduttore riporta in tv lo storico programma Rai «Ieri e oggi», il venerdì in seconda serata su Raitre

12 Gennaio 2018 alle 11:54

«Il mio 2018 sarà un anno “vintage”» scherza Carlo Conti nello studio 2 di via Teulada a Roma, dove è stata appena registrata una delle cinque puntate di «Ieri e oggi», il programma che conduce il venerdì in seconda serata  su Raitre.

Carlo, che bello l’effetto «come eravamo»...
«Il programma “Ieri e oggi” festeggia 50 anni (la prima puntata, che raccontava i personaggi dello spettacolo attraverso filmati di repertorio e chiacchierate in studio con il conduttore, andò in onda il 21 novembre 1967, ndr) e io mi diverto a riportarlo in tv semplicemente per il gusto di farlo, senza l’angoscia degli ascolti del giorno dopo. Vorrei fare un buon prodotto, cercando di raccontare la televisione del passato. Farla rivivere a chi l’ha vissuta, ma soprattutto far vedere ai più giovani qualcosa di allora. È una memoria che si rischia di perdere, ed è importante far conoscere il valore del lavoro di tanti artisti che hanno fatto la storia della nostra tv».

Quali saranno le coppie di protagonisti delle prossime puntate?
«Iva Zanicchi e Carlo Verdone, poi Pippo Franco e Orietta Berti e ancora Fabrizio Frizzi e Antonella Clerici. È bello estendere l’invito ai personaggi che hanno fatto la televisione di questi ultimi trent’anni».

Ha parlato di un intero anno «vintage».
«Nella stessa scia di “Ieri e oggi” c’è anche il ritorno de “La corrida” (dal 6 aprile su Raiuno, ndr), arrivata anche lei al traguardo dei 50 anni. Mi divertirò a riportarla a casa: in radio, dove è nata, e poi in tv, in Rai».

Che ricordo ha di «La corrida» di Corrado?
«Sono cresciuto con quel programma. Radiofonicamente Corrado la faceva negli studi di Roma e in quelli di Firenze. E quando da bambino sentivo dire alla radio: “Dagli studi Rai di Firenze…” ero orgoglioso, perché era la mia città. E mi chiedevo: chissà in quale parte di Firenze sarà il signor Corrado».

Ha rivisto le vecchie puntate di «Ieri e oggi» e di «La corrida»?
«No. “Ieri e oggi” è stato condotto da Lelio Luttazzi, Mike Bongiorno, Luciano Salce, Enrico Maria Salerno, Arnoldo Foà, Paolo Ferrari: c’è da sentirsi male se si pensa alla bravura di questi mostri sacri. Io lo faccio con il mio stile e con la mia “contemporaneità”. Non parliamo poi di Corrado. Certo, anche “La corrida” sarà quella, con l’ironia, la leggerezza e allo stesso tempo il grande rispetto per chi si esibisce. La grandezza di Corrado era proprio questa: scherzava, ironizzava, guardava sornione in un angolo, ma lo faceva sempre con rispetto ed eleganza. I grandi del passato non muoiono mai».

Cosa intende?
«Credo che i cinquantenni che stanno facendo televisione in questo periodo abbiano inevitabilmente nel Dna qualcosa di Mike Bongiorno, di Pippo Baudo, di Enzo Tortora, di Corrado… Poi quando fai il quiz è più l’anima di Mike che esce fuori, quando fai il varietà è quella di Pippo. Quando mi capita di fare la spalla al comico, allora si sente l’influenza di Renzo Arbore. Sono tutte sfaccettature che ciascuno di noi ha dentro, ma poi le trasforma e le racconta nel proprio modo di fare televisione».

A «L’eredità» è tornato Fabrizio Frizzi: ci saranno nuovi passaggi di testimone?
«La staffetta con Fabrizio continua, ma non abbiamo programmi precisi per ora».

Il 13 aprile sbarcherà con i suoi «fratelli» Pieraccioni e Panariello a New York per una tappa del vostro show.
«E non è uno scherzo! Saremo al Beacon Theatre. Volevamo fare anche il manifesto con il ciuffo alla Donald Trump. Ma ci sembrava troppo».

Lo spettacolo sarà in inglese?
«Noi tre? In inglese? Impossibile! (ride). Sarà per i tanti italiani che sono là».

La vedremo presto anche nei panni di attore in «Don Matteo 11».
«Sì, è un cameo. Sapendo di recitare malissimo, mi limito a fare me stesso. E riesco pure a farlo male».

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