Caro Fabrizio, ti scrivo ancora una volta…

La giornalista di Sorrisi Stefania Zizzari era un'amica del conduttore scomparso e lo ha voluto salutare così

Fabrizio Frizzi  Credit: © Pigi Cipelli
27 Marzo 2018 alle 12:41

«Gli sorridono gli occhi» si dice. No. A Fabrizio Frizzi sorrideva il cuore. Perché quell’attitudine di amore per la vita e per chi gli stava accanto partiva da lì. Dal cuore. E attraverso le sue risate inconfondibili Fabrizio regalava affetto, amicizia, garbo, gentilezza a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. E non solo a loro.

L’ho incontrato un paio di mesi fa per la copertina che Sorrisi gli ha dedicato per i suoi 60 anni. Era una tradizione ormai: ogni compleanno «tondo» lo festeggiava con noi. E aveva accettato di mantenere questa bella tradizione concedendoci un’intervista, la prima dopo il suo malore di ottobre. Sono andata a trovarlo negli studi Dear dove registrava «L’Eredità». Durante la registrazione in studio, era felice, sorridente, rilassato. Ma uscito da quella porta pesante lo sguardo si velava un po’. Era il ritorno alla realtà. Una realtà che ha combattuto come un leone fino all’ultimo istante. Per se stesso, per Carlotta sua moglie e per la sua adorata figlia Stella a cui regalava ogni minuto libero delle sue giornate.

È così che lo voglio ricordare. Illuminato dalle luci di uno studio televisivo. Che poi era il luogo dove ritrovava la sua dimensione professionale perfetta. Li conosceva bene lui, gli studi televisivi, eppure entrava sempre in punta di piedi. Chiedeva permesso Fabrizio per entrare «nelle case delle persone». E con la sua educazione ha fatto di più. È entrato nei loro cuori. Fino alla fine scherzava con il pubblico, ironizzava sulla malattia, riusciva a tirare fuori il suo inconfondibile sorriso anche su quello.

Lo voglio ricordare a tavola, alle cene che magari concludevano eventi di lavoro. Incantava tutti con i suoi racconti spiritosi e le sue perfette imitazioni di Alberto Sordi. Quanto lo amava Alberto Sordi…

Lo voglio ricordare nei suoi abbracci. Lui, così alto, lo abbracciavi e ti avvolgeva, lasciandoti addosso un pizzico del suo incrollabile buonumore.

Lo voglio ricordare divertito davanti alle nostre assurde centrifughe colorate piene di «vitamine e cose che fanno bene». Ci mettevamo dentro di tutto: carote, sedano, finocchi, arancia, mela, zenzero…per poi fare un brindisi: «A tutte le zeta che ci sono nei nostri nomi e nei nostri cognomi!».

Non c’è niente da brindare oggi che non ci sei più. O forse sì. Brindo alla nostra amicizia Fabrizio. Brindo a te. Che ci ha reso tutti un po’ più allegri. Forse non oggi, certo. Ma i sorrisi che ci hai regalato in questi tuoi soli 60 anni di vita, sono un regalo prezioso. Li custodiremo con cura e riconoscenza.

Mi piace immaginare che finalmente adesso riuscirai a rimontare in sella a quella moto che adoravi e che ti mancava così tanto negli ultimi tempi. Ovunque tu sia, accelera Fabrizio. Dai gas e via. Libero. E sorridente.

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