Edoardo Raspelli festeggia i 20 anni di Melaverde

«Questo è il mestiere più bello del mondo. Sarà perché sono goloso e mi pagano per mangiare» dice il giornalista enogastronomico che conduce la trasmissione ogni domenica mattina su Canale 5 affiancato da Ellen Hidding

Edoardo Raspelli conduce Melaverde con Ellen Hidding
2 Marzo 2018 alle 15:02

Quando in tv c’è lui, si sente il profumino di cose buone. «Questo è il mestiere più bello del mondo. Sarà perché sono goloso e mi pagano per mangiare» dice Edoardo Raspelli, giornalista enogastronomico che conduce Melaverde ogni domenica mattina su Canale 5 affiancato da Ellen Hidding.

Signor Raspelli, quest’anno il programma spegne 20 candeline...
«Mi viene da svenire pensando a quanto tempo è passato. La prima puntata andò in onda il 20 settembre del 1998. Fu Giacomo Tiraboschi, il nostro produttore, agronomo e amante della montagna, a intuire la formula delle “tre T”: territorio, tradizione e talento. Il segreto della nostra longevità è questo: raccontare con semplicità ciò che di buono viene prodotto in aziende familiari e artigianali. E a me piace ancora tantissimo girare l’Italia da Nord a Sud».

Che meta consiglia in questo periodo?
«Le valli del Trentino, anche se di notte si sfiorano i -20 gradi. Si può sciare e si possono scoprire ottimi formaggi e cosmetici a base di latte di pecora o capra».

Fra tutti i cibi che ci ha presentato negli anni, qual è il più “telegenico”?
«Il Biancorosso, cioè i gamberi rossi del Mediterraneo, rigorosamente crudi, abbinati alla burrata di Andria. Un cibo splendido da vedere e appetitoso».

E il piatto che non può mancare nel suo pranzo della domenica?
«Purtroppo qualche anno fa ho dovuto sottopormi a un intervento per dimagrire perché pesavo 126 chili. Da allora non sgarro più, altrimenti mia moglie Clara mi sgrida. Ma, da lombardo, direi la cassoeula (piatto a base di verze e maiale). A pari merito con il bollito misto».

Invece cosa non assaggerebbe mai?
«Gli insetti. Quand’ero ragazzo, in una delle mie prime spedizioni enogastronomiche a Parigi, vidi le formiche fritte in scatola da un prestigioso salumiere. Gli insetti erano considerati prelibatezze già 50 anni fa, insomma. E pare che siano il cibo del futuro. Ma non mi avranno mai!».

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