Al Giro d'Italia c’è chi «scatta e va in fuga» e chi «mette la squadra a tirare». Ci sono «capitani», «ammiraglie, «maglie» e «traguardi volanti». E poi c’è sempre quel corridore che è primo per centinaia di chilometri e poi viene irrimediabilmente raggiunto e battuto negli ultimi metri. Sono lontani i tempi eroici di Coppi e Bartali: oggi il ciclismo è uno sport più difficile da capire, soprattutto per chi lo guarda in tv. Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza.
Chi sono i «gregari» e che funzione hanno?
Se fossimo in un film, sarebbero gli attori non protagonisti. Il gregario corre per aiutare il suo capitano, gli porta le borracce d’acqua e il cibo, «tira il gruppo» nelle salite più dure, viene utilizzato come disturbatore contro i rivali.
Ma quindi è uno sport di squadra o per «solisti»?
A vincere, una tappa o tutto il Giro, è un solo ciclista. Tuttavia i corridori sono divisi in squadre e la strategia di ognuna di esse è fondamentale. Le tattiche vengono studiate in anticipo con lo scopo di favorire i capisquadra.
Perciò ci sono ciclisti consapevoli che non vinceranno mai?
Sì, la maggior parte di loro corre per la gloria altrui. Salvo qualche eccezione in cui viene concessa ai gregari la possibilità di giocarsi una chance in tappe minori.
Che cosa vuol dire «tirare il gruppo»?
Talvolta vediamo tutti gli elementi di una squadra davanti al gruppo a scandire il ritmo. Questo serve per tenere un’andatura alta che può avere due funzioni: o raggiungere corridori che si sono avvantaggiati andando «in fuga», oppure preparare l’attacco del proprio leader. Aumentando la velocità, infatti, si punta a stancare gli avversari finché il capitano non è pronto per sferrare l’attacco in prima persona.
Cosa si intende per «ammiraglia»?
I ciclisti durante tutta la corsa contano sull’appoggio di una o più auto, dette «ammiraglie». Queste hanno a bordo pezzi di ricambio delle bici (dal telaio alle ruote, dalle catene al cambio), cibo, acqua, e sono guidate dai direttori sportivi delle squadre che sono delle specie di registi: sono loro a tenere sotto controllo la corsa, dando poi ai corridori suggerimenti attraverso radio portatili.
Cosa sono i «traguardi volanti»? E a che cosa servono?
In quasi ogni tappa ci sono traguardi intermedi che prevedono la conquista di alcuni secondi di «bonus» che in classifica generale vengono sottratti rispetto al tempo totale del corridore. Con la stessa logica sono dati abbuoni ai primi classificati di giornata.
Perché sento spesso i telecronisti parlare di diverse classifiche?
Al Giro, oltre a quella Rosa per il corridore in testa nella classifica generale, si compete per altre tre maglie. C’è quella Ciclamino della graduatoria a punti: in ogni tappa viene dato un punteggio come nei Gran Premi di Formula 1 e vince questa classifica chi a fine Giro ha più punti. Lo stesso sistema serve per assegnare la maglia Azzurra al miglior scalatore: in questo caso, però, i punti si raccolgono sui traguardi intermedi posti sulle salite. Infine c’è il premio per il giovane sotto i 25 anni (maglia Bianca) che ha il tempo migliore in classifica generale.
Perché hanno dei mini computer sul manubrio della bici?
Il ciclismo moderno è molto tecnologico: sulle bici sono installati dei computer da corsa che monitorano dati come frequenza del battito cardiaco, consumo di calorie, la potenza prodotta, distanze e velocità. Tutti parametri essenziali nella gestione dello sforzo. Costano dai 200 euro in su.
E se un ciclista deve fare pipì durante la tappa?
Vale tutto: alcuni si fermano, magari cercando un po’ di riservatezza. In realtà quasi tutti hanno imparato a fare pipì pedalando lungo il margine della strada, come veri equilibristi. Insomma, se la fanno addosso!