Laura Parodi, la mamma delle conduttrici Cristina e Benedetta: «Sono i miei gioielli e non faccio preferenze»

«Ma se le critico storcono il naso». Inizia così la chiacchierata con la signora Laura, una docente di Lettere classiche in pensione con una voce pacata e rassicurante

Laura Casabassa Parodi con le figlie Cristina e Benedetta. «Ho sempre assecondato le loro scelte» dice
31 Maggio 2018 alle 10:47

Non è stata un’intervista. Quella con la signora Laura Casabassa Parodi, mamma di Roberto, Cristina e Benedetta, è stata una conversazione lunga e piacevole. La signora Laura è una docente di Lettere classiche in pensione e ha una voce pacata e rassicurante. Ci siamo sentite al telefono ma, per il tono disinvolto e naturale della chiacchierata, mi è sembrato che fossimo l’una di fronte all’altra a guardarci negli occhi. È lei a rompere subito il tabù familiare del figlio preferito: «Ne ho tre ma per me non ci sono differenze. Amo i miei ragazzi allo stesso modo».

Con una mamma professoressa di Lettere classiche è dura la vita per qualsiasi figlio...
«(Sorride). Tutti e tre sono stati abituati a studiare sin da piccoli. Li ho cresciuti insegnando loro il senso del dovere prima di tutto. La passione per la conoscenza e per lo studio l’hanno coltivata da soli e questo mi inorgoglisce».

Anni fa, proprio a Sorrisi che si stava occupando degli esami di maturità, sua figlia Cristina disse di sentirsi sempre sotto esame con una mamma insegnante.
«Probabile (sorride ancora). Nessuno dei tre mi ha dato problemi a scuola o all’università. Roberto è un ragazzo creativo, uno scrittore, ha girato tutto il mondo. Cristina e Benedetta hanno voluto studiare Lettere all’Università Cattolica di Milano. Non ho avuto mai alcun motivo per essere scontenta dei loro risultati».

Tutto perfetto, nessuna piega. Ma un difettuccio le Parodi lo avranno avuto da giovanissime?
«La matematica. Purtroppo le femmine Parodi, me compresa, hanno sempre odiato questa materia. A differenza di mio marito e mio figlio, entrambi ingegneri, che hanno una mentalità più scientifica».

Quando Cristina ha deciso di fare la giornalista come ha reagito?
«L’ho assecondata, anche perché era il suo desiderio che è poi diventato passione e scelta professionale».

Come ha iniziato Cristina?
«Ad aprirle la strada della tv è stato lo sport perché lei era una buona tennista e quando ha smesso di giocare, dopo l’esame di maturità, ha cominciato a lavorare come speaker nei tornei internazionali. Terminata quell’esperienza, le arrivò un’offerta da una televisione privata per fare un programma sportivo. Dopodiché approdò a Mediaset e successivamente arrivò alla conduzione del tg di Mentana a Canale 5. Cristina ha sempre amato fare il suo mestiere».

E Benedetta?
«A lei piaceva scrivere, sin da ragazzina, favole e romanzetti».

E la cucina?
«Un mistero. Chi cucinava bene nella mia famiglia d’origine era mia madre perché faceva la pasta in casa e, oltre ad avere la passione per il ricamo, se la cavava molto bene ai fornelli. In tutta sincerità io sono stata sempre una pelandrona. Mi piaceva e mi piace organizzare cene, ma la pasta la compro. Forse Benedetta ha ereditato da me questo aspetto e cioè quello di riuscire a risolvere velocemente in cucina ma, in tutta sincerità, una torta in vita mia non l’ho mai fatta. La cosa curiosa è che io non permettevo mai alle ragazze di aiutarmi in cucina e non facevo mai toccare niente perché non volevo che sporcassero. La mia filosofia è fare minima fatica e minima pulizia (sorride)».

Ma riusciva almeno a preparare merende o dolcetti non elaborati per i suoi bambini?
«Benedetta mi ricorda sempre che quando io dicevo: “Bambini c’è il dolce!” mi presentavo con un vassoio contenente pesche sciroppate del barattolo con uno spruzzo di panna sopra».

Tornando a Benedetta, chi le ha trasmesso allora la passione per la cucina?
«Credo che, quando è andata a studiare a Milano, abbia dovuto arrangiarsi da sola e abbia cominciato a sperimentare ricette».

Il regalo più bello che ha ricevuto per la Festa della mamma?
«Vado controcorrente. Non sono per la Festa della mamma, del papà o delle donne. Mi fa piacere che i miei figli si ricordino di me. Mi dispiacerebbe non ricevere una telefonata, ecco. Roberto, Cristina e Benedetta sono lontani e quindi ogni volta che mi chiamano è una occasione per sentirli e chiacchierare un po’. Mi hanno fatto dei pensierini quando hanno avuto la possibilità».

Ricorda che cosa le hanno regalato i suoi ragazzi con i loro primi stipendi?
«Roberto mi regalò una ciotolina molto raffinata, Cristina un’agenda da tenere accanto al telefono e Benedetta una borsa».

I figli sono tutti uguali. Ma lei, in fondo in fondo al suo cuore, ha una piccolissima predilezione per qualcuno? Un feeling particolare...
«Non c’è un figlio migliore dell’altro. È solo una questione di carattere. Cristina è accomodante, ubbidiente, mentre Benedetta ha uno spirito più ribelle…».

I suoi figli, anche se ormai adulti, ascoltano i suoi consigli?
«Ormai sono grandi e non vogliono sentirsi dare suggerimenti perché credo che non abbiano bisogno di me, quindi se faccio loro i complimenti sono tutti molto contenti, mentre se comincio a dire che quella cosa non va, non mi piace, storcono il naso».

Di solito che cosa non le va?
«Dalle piccole cose a quelle più importanti: dal trucco ai vestiti, alle risposte che mi danno. I miei tre “bimbi”, come anche i rispettivi generi, sanno che io sciaguratamente sono sincera: se c’è qualcosa che non mi va bene, lo dico subito».

Crescendo, i suoi figli sono rimasti gli stessi nel temperamento?
«Cristina è sempre stata la più saggia dei tre. Non bisticcia con nessuno, cerca sempre di tenere le cose a bada. Benedetta e Roberto sono più impulsivi e quando vivevano in casa con loro litigavo. Senza esagerare però. Sono ragazzi educatissimi. E Cristina, con il suo modo garbato e gentile, riusciva e riesce a ottenere più di loro».

C’è un episodio che ricorda con nostalgia?
«Dopo essersi laureata, Benedetta decise di andare per sei mesi negli Stati Uniti. Mi venne il magone perché lei era la piccola di casa. L’accompagnammo io e mio marito. Si presentò in aeroporto con un set di valigie gialle perché ha sempre avuto la mania di questo colore. Ricordo ancora l’ansia di doverla vedere andare via. Poi pian piano passò la tensione e mi rassegnai».

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