L’ultimo saluto a Fabrizio Frizzi

Tanti personaggi dello spettacolo, ma anche tanta gente comune. In migliaia hanno voluto rendere omaggio al popolare conduttore che si è spento nella notte tra il 25 e il 26 marzo

La camera ardente di Fabrizio Frizzi allestita nella sede Rai di viale Mazzini a Roma  Credit: © Ansa
27 Marzo 2018 alle 18:30

Martedì 27 marzo. Viale Mazzini a Roma, nel tratto adiacente alla Rai, è transennata. Oggi la Rai rende omaggio a Fabrizio Frizzi. La camera ardente del popolarissimo conduttore, che ieri si è spento all’ospedale Sant’Andrea, è allestita nella sala degli Arazzi del palazzo simbolo della televisione italiana.

• Caro Fabrizio, ti scrivo ancora una volta...

L’apertura è prevista alle 10, ma già alle 9 le prime persone si mettono educatamente in fila. I primi personaggi ad arrivare sono Rosario e Beppe Fiorello con Flavio Insinna. Ma poi, nel corso della giornata, i colleghi e gli amici di Fabrizio si succederanno senza sosta. Amadeus, Luca Zingaretti, Raffaella Carrà, Neri Marcorè, Renzo Arbore, Rita Dalla Chiesa, Bruno Vespa, Paola Perego…e tantissimi altri.

Ma quello che sorprende è lo spettacolo fuori dal palazzo. Alle 10,30 c’è una fila di persone che si allunga per tutto il marciapiedi. Centinaia, migliaia di persone in rispettoso silenzio che, occhiali da sole a coprire gli occhi rossi di pianto, sono in paziente attesa del proprio turno per dare un ultimo saluto a colui che più che un conduttore era un amico di famiglia.

«Lo amavo» sorride la signora Maria 78 anni,«e lo posso dire perché potevo essergli madre. Era come un figlio di casa, una persona perbene che non si dava arie». «Sono qui per amore» spiega Maria Pia, 83 anni. «Ho un figlio di 60 anni che gli somiglia tanto, ha il suo stesso sorriso. La scomparsa di Fabrizio mi ha toccato il cuore». «Sono stato un concorrente dell’Eredità lo scorso anno» ricorda Andrea, 30 anni «sono venuto a rendergli omaggio. Ricordo che alle prove ero tanto emozionato e lui se n’è accorto, mi è venuto vicino, mi ha stretto la mano e mi ha detto: “stai tranquillo, è un gioco. L’importante è che tu ti diverta”. E poi alla fine è stato disponibile e si è fermato per fare le foto con noi».

«Fabrizio era uno di famiglia» dice Marzia, 60 anni «e da casa si capiva che aveva un animo buono. Sono qui per questo. Per lui la felicità era un’attitudine, non un atteggiamento. Avremmo tutti da imparare da lui». Sono una ventina circa i ragazzi e le ragazze che elegantissimi e composti, seguono uno stendardo «San Giuseppe Calasanzio» il liceo classico che Fabrizio aveva frequentato. Una anziana signora si trascina dietro un pesante carrello della spesa: «Fabrizio era come un figlio, non potevo non venire a salutarlo per l’ultima volta».

L’attesa, in fila, è lunga. Eppure non si sente volare una mosca. Procedendo piano piano, si entra nel cancello. Ai piedi della statua del cavallo della Rai le persone sistemano i fiori che hanno portato per Fabrizio. Poi ci sono i controlli di sicurezza. Discreti ma accurati. Infine si entra. Delle bellissime gigantografie di Fabrizio accompagnano il percorso per arrivare al feretro. Una bara di legno chiaro. I fiori in terra tutt’intorno. Calle e rose bianche. Ai piedi, una corona di fiori con su scritto «Rai Radiotelevisione Italiana».

Dietro, un po’ defilata, Carlotta la moglie di Fabrizio viene abbracciata da Max Giusti, arrivato già da un po’, che non riesce a smettere di piangere. La scena si ripete con Flavio Insinna, con Enrico Brignano, con Milly Carlucci e con tutti gli amici, visibilmente commossi. Usciti dalla sala degli Arazzi, ci si mette nuovamente in fila per lasciare un pensiero in uno dei due libroni sistemati appositamente. Non basteranno. Sono enormi, ma non basteranno a contenere tutto l’amore della gente comune per Fabrizio Frizzi. Perché lui era «uno di noi».

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