Mara Maionchi, in giuria a Sanremo Young, consiglia: «Prendete esempio da Tiziano Ferro»

Calato il sipario sul Festival, a conquistare il leggendario palco del teatro Ariston sono ora i giovanissimi cantanti dello show del venerdì di Raiuno condotto da Antonella Clerici

23 Febbraio 2018 alle 15:08

Calato il sipario sul Festival di Sanremo con la vittoria di Ermal Meta e Fabrizio Moro, a conquistare il leggendario palco del teatro Ariston sono ora i giovanissimi cantanti di «Sanremo Young», lo show del venerdì di Raiuno condotto da Antonella Clerici. Tra chi decide le sorti di questi talenti emergenti, che hanno tutti tra i 14 e i 17 anni, c'è Mara Maionchi, una dei dieci giurati della ?Academy? (gli altri sono Elisabetta Canalis, Rocco Hunt, Iva Zanicchi, Marco Masini, Cristina D'Avena, Angelo Baiguini, Baby K, Mietta e i Ricchi e Poveri).

Mara, come si fa a esprimere un giudizio su dei ragazzi alle prime armi?
«È necessaria molta attenzione, perché a volte ci sono maturità straordinarie nonostante l'età, ma spesso ci sono anche doti non del tutto espresse e cantanti che hanno le capacità per migliorare. Quindi ci prendiamo una bella responsabilità nell'esprimere un parere così secco. Anche perché qui il modo di lavorare è parecchio diverso rispetto a programmi come «Amici» o «X Factor» (la Maionchi è stata confermata per la 12ª edizione del talent di Sky, ndr)».

In che senso?
«A «X Factor» siamo noi giudici a guidare i ragazzi attraverso un percorso artistico. Decidiamo le canzoni da proporre, diamo suggerimenti concreti sulle esibizioni, li seguiamo tutti i giorni. Siamo responsabili tanto quanto loro del successo o dell'insuccesso di una esibizione. «Sanremo Young», invece, è uno spettacolo in cui ci limitiamo a dire chi ha la voce migliore o chi è più bravo sul palco. Sarà, poi, compito di qualcun altro formarli».

Qual è il miglior consiglio che potrebbe dare a un esordiente?
«Di essere disposto a fare fatica. Ho conosciuto tanti artisti che hanno iniziato la loro carriera presto: alcuni ce l'hanno fatta, ma tantissimi si sono persi. Perché puoi avere, sì, delle doti naturali, ma poi devi imparare a costruirti una professionalità».

Ci può fare un esempio?
«Tiziano Ferro. Quando l'ho visto per la prima volta, proprio all'accademia di Sanremo, stava cantando una sua canzone: era terribile. Però io e mio marito Alberto (Salerno, produttore come Mara, ndr) intuimmo che aveva un grande talento. Con una voce del genere non potevi perderlo, così lo prendemmo con noi».

Sappiamo tutti come è andata a finire...
«Allora Tiziano aveva appena 17 o 18 anni, ossia l'età dei ragazzi di «Sanremo Young», ma ci vollero ben tre anni di lavoro prima di pubblicare il primo disco... E oggi si sta avvicinando ai vent'anni di carriera!».

A proposito di Sanremo, cosa pensa dell'edizione appena conclusa?
«È stato un buon festival. Claudio Baglioni mi è piaciuto molto, così come Pierfrancesco Favino e Michelle Hunziker. Fortissimi alcuni ospiti, su tutti Fiorello e Laura Pausini. Tra i cantanti, i miei favoriti sono stati i ragazzi di Lo Stato Sociale che già seguivo da qualche tempo, i The Kolors e ho amato anche il pezzo di Ornella Vanoni».

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