Una delle voci che ci stanno raccontando su Mediaset le partite di Russia 2018 sfrutta ogni occasione per studiare ed essere preparato su tutti i giocatori
È il 3 maggio e allo stadio di Bergamo si sta giocando un’amichevole di preparazione al Mondiale. In campo ci sono Egitto e Colombia e insieme a una manciata di impallinati del pallone quel giorno sugli spalti c’è anche Massimo Callegari, una delle voci che ci stanno raccontando su Mediaset le partite di Russia 2018.
Per vedere Egitto-Colombia ci vuole una folle passione o è solo formazione professionale?
«Un po’ tutte e due. Vedere gare di questo genere ha fatto parte del ritiro premondiale, mio e di Roberto Cravero che era con me quel giorno e che è la mia spalla tecnica nelle telecronache. Perché anche delle squadre minori devi sapere tutto: come giocano e soprattutto come si pronunciano i nomi...».
Per quelli più complicati come fa?
«Cerco di avvicinarmi alla pronuncia originale: è una forma di rispetto per gli stranieri che ci guardano».
Il nome più difficile che ha mai dovuto dire?
«Riky Van Wolfsfinkel, un olandese che giocava nello Sporting Lisbona. Ed era pure un attaccante!».
A parte andare allo stadio, come si è preparato per il Mondiale?
«Mi appello al segreto professionale (ride). Ci sto lavorando da aprile, mi sono studiato in anticipo tutte le rose dei giocatori che allora erano solo potenzialmente convocabili per il Mondiale. Poi, appena prima dell’inizio, ho ristretto il cerchio sui convocati».
Dal punto di vista degli spostamenti invece?
«Abbiamo pianificato per tempo. In totale toccherò tre città, Mosca, San Pietroburgo e Nizhny Novgorod, e mi muoverò con treni e aerei».
Riesce ad avere del tempo libero?
«Appena finito di commentare Inghilterra-Tunisia il primo pensiero è stato: “Tra due giorni c’è l’Iran contro la Spagna”. Scherzi a parte, abbiamo i minuti contati. Sono riuscito solo a fare un giro nella Piazza Rossa».
Chi sceglie come modello tra tanti colleghi del presente e del passato?
«Sandro Piccinini. Lui ha cambiato il modo di fare le telecronache: le sue frasi come “tutto pronto” o “sciabolata” sono entrate nel modo di parlare di intere generazioni».