Paolo Bonolis: da «Music» a «Ciao Darwin», da «Scherzi a parte» a «Il senso della vita»

Il conduttore si fa in sei (programmi): «Comincerò cambiando le regole di Avanti un altro!: per una sera farò gareggiare per beneficenza due squadre di concorrenti famosi. E poi mi attendono due anni pieni di sfide... e di divertimento»

Paolo Bonolis posa per Sorrisi, a Roma, davanti al Colosseo  Credit: © Frezza / La Fata
6 Aprile 2017 alle 11:37

«Sono il gladiatore della tv» sembra dire Paolo Bonolis, in posa per Sorrisi davanti al Colosseo. Ma forse sarebbe più adatto il paragone con Ercole e le sue fatiche. Quelle di Paolo? Eccole: nelle prossime due stagioni darà vita alle nuove edizioni di «Avanti un altro!», «Music», «Chi ha incastrato Peter Pan?», «Scherzi a parte», «Ciao Darwin» e «Il senso della vita». «Voglio rinnovarli tutti. Ed è già previsto anche il mio ricovero» scherza lui. Si parte con una puntata speciale in prima serata di «Avanti un altro!» il cui ricavato verrà devoluto alla onlus Cers del professor Berardinelli che si occupa di assistenza specialistica domiciliare gratuita a bambini con gravissime disabilità: «Per una sera cambio tutto» dice in esclusiva a Sorrisi. «Ci saranno due squadre con quattro personaggi famosi ognuna. Uomini da una parte e donne dall’altra. Sarà rivoluzionato anche il meccanismo dei giochi».

Un calendario di fuoco. Sarà una bella sfacchinata.
«Ma anche un divertimento. Ho la fortuna di collaborare con la stessa squadra da anni, con gli autori Sergio Rubino e Marco Salvati, con mia moglie Sonia e tutto il team dell’SDL e quello di Mediaset. Ci capiamo al volo e questo rende tutto più facile».
Neanche un po’ di ansia?
«Ma no, il lavoro va preso con tanto impegno, ma anche con “pensosa leggerezza”. Del resto io faccio intrattenimento: cose leggere, scherzose».
Eppure a me sembra che dietro l’intrattenitore, e neanche tanto nascosto, si celi una sorta di antropologo... (Bonolis sobbalza. Forse abbiamo colpito nel segno?).
«È vero, lo studio degli esseri umani è la cosa che mi affascina di più. Un mio insegnante diceva sempre che siamo tutti speciali, ma ognuno in modo diverso. Per me ogni concorrente di “Avanti un altro!” è un nuovo mondo da scoprire. Ognuno ha splendori e miserie, ogni volta è un viaggio. Con “Ciao Darwin” invece metto a confronto vari gruppi sociali: belli contro brutti, giovani contro maturi, tecnologici contro tradizionalisti...».
Per aizzarli allo scontro?
«Al contrario, per smussarlo. Seguo il principio del fiume».
Cioè?
«Il potere funziona così: ti racconta cose terribili sulla tribù dall’altra parte del fiume e poi dice “però ci sono io a proteggerti!”. Ma se invece si gioca insieme, si scopre che quell’altro non è poi così male. Ricordo che nel 1996 trattammo un tema allora non consueto, “etero contro gay”, e un concorrente alla fine disse sorpreso in romanesco: “Ao’ ma in fondo sono simpatici”».
In una puntata di «normali contro ricchi e famosi» lei si sarebbe trovato da una parte ieri, e dall’altra oggi...
«Capita, se non sei figlio della regina d’Inghilterra».
Però c’è chi glielo rimprovera. E poi lei stesso ha detto che, al contrario di Maria De Filippi, non farebbe mai Sanremo gratis...
«Per me vale il principio di Gianni Rivera. Quando gli dissero che quello che guadagnava era irresponsabile rispetto al salario degli operai, rispose: “Ok, ma allora a San Siro fate giocare loro, vediamo se riempiono lo stadio”. La verità è che se ti danno tot è perché lo vali sul mercato. Gli unici che guadagnano senza rendere quel che promettono sono certi politici. Se lo immagina un sarto che promette una giacca e, dopo che l’hai pagata, non te la dà dicendo: “Mi hanno ostacolato” o “Sono cambiate le condizioni”? Ecco, i politicanti fanno così».
Lei è famoso per la velocità. Chi la batte nella parlantina?
«Io sono veloce nelle parti noiose. Se devo dire “benvenuti negli studi X per un’altra puntata di Y” me la cavo in tre secondi. Per il resto non corro. Piuttosto, credo nella pezzatura breve».
La pezzatura breve? E cos’è?
«Fare succedere tante cose in pochi minuti, non annacquare, non sbrodolare ma neppure tagliare. Non mi sembra di risparmiare sulle parole, no?».
Di sicuro non segue il comandamento di tanti comunicatori: frasi facili, brevi e sempre le stesse…
«Perché è una sciocchezza. Il modo migliore di essere brevi è usare la parola giusta. E tanto meglio se è strana o bizzarra. A me piace leggere e poi mi dico: hai fatto la fatica di imparare tutte queste parole, e allora usale! Oggi che i bambini leggono meno, hanno difficoltà a esprimersi. Per me è stato fondamentale conoscere più parole, mi ha aiutato anche a combattere la balbuzie». 
Lei balbuziente? Questa è una leggenda.
«Altro che leggenda, i miei maestri erano così disperati che mi interrogavano per iscritto. Per mia fortuna papà e mamma non hanno mai dato peso alla cosa. Forse è lì che ho imparato l’arte del distacco. E oggi faccio lo stesso con i miei figli. Non faccio pesare le imperfezioni, tutti ne abbiamo. E chiedo loro di fare lo stesso con me. Altro che papà perfetto. Se vi va bene c’è questo. Sennò pure».

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