Per l'ultimo appuntaento con la serie “Il Racconto del Reale” il doc sul grande imbroglio organizzato da Billy McFarland

Doveva essere un festival musicale che avrebbe dovuto svolgersi nel 2017 alle Bahamas. Una grande festa a base di musica, modelle, yacht e ville di lusso. E invece si è trasformato in una gigantesca truffa digitale. È “Fyre: il festival della truffa”, il tema dell’ultimo appuntamento con il ciclo de “Il Racconto del Reale” su Sky Atlantic domenica 1° settembre in prima serata.
Diretto da Jenner Furst e Julia Willoughby Nason con un taglio quasi cinematografico, “Fyre: il festival della truffa” ricostruisce uno dei più grandi imbrogli dell'ultimo decennio, anche attraverso un’intervista esclusiva all’uomo che l’ha ideato, Billy McFarland, poi condannato a sei anni di prigione per frode.
Lanciato come una festa glamour ed esclusiva, con biglietti fino a 250mila dollari, il festival diviene virale grazie a una promozione sui social senza pari: il 12 dicembre 2016 influencer, top model e celebrità come il rapper Ja Rule, socio di McFarland, Kendall Jenner e Bella Hadid, lanciano una vera e propria campagna pubblicitaria via web e l’hashtag #fyrefestival inizia a raccogliere immediatamente migliaia e migliaia di utenti interessati.
Gli organizzatori però non sono assolutamente in grado di organizzare un simile evento eppure, nemmeno quando è chiaro che la disfatta è inevitabile, Billy McFarland è disposto a cancellarlo. Così, quando il 27 aprile arrivano alle Bahamas migliaia di persone, il festival si tramuta immediatamente in un incubo, viene annullato e non ci sono voli per tornare negli Usa, le persone vengono abbandonate a se stesse. Le immagini shoccanti fanno presto il giro del mondo.
Anche attraverso interviste a vittime, informatori e addetti ai lavori, il doc racconta come sia stato possibile, nell’era dei social media e della post-verità, creare un successo mediatico basato sul nulla, solo attraverso la comunicazione e il marketing, sfruttando il potere della FOMO (Fear of missing out, la paura di essere tagliato fuori) e un ecosistema di fattori, guidati dal profitto e dalla mancanza di responsabilità dell'era digitale.