Nicola Savino: «Presto torneremo ad abbracciarci tutti»

Dopo un caso di coronavirus a "Le iene" ha scelto, prima del decreto, una sorta di quarantena cautelativa

Nicola Savino sul divano nel suo salotto
19 Marzo 2020 alle 08:50

Nicola Savino risponde di sera dal salotto di casa, a Milano. «Sto bene» rassicura. Poco prima ha cucinato verdure saltate in padella per cena. Ci sono lui, la moglie Manuela e la figlia Matilda: «Io cucino i piatti essenziali, verdure, bistecca ai ferri, cose così, mia moglie fa piatti più complessi».

In questi ultimi giorni Nicola ha avuto tempo anche di cucinare oltre che ascoltare musica, leggere libri, mettere in ordine i vinili, fare ginnastica e parlare alla radio. Tutto questo dal salotto di casa sua, perché, ebbene sì, Nicola è stato uno dei tanti italiani che si è messo in una specie di “quarantena”, come spiega lui, per colpa dell’epidemia di coronavirus.

Nicola, qual è il motivo di questa sorta di “quarantena”?
«La mia, se vogliamo chiamarla “quarantena ”, in realtà è stato un atto spontaneo e di estrema cautela (deciso prima dell’entrata in vigore delle ultime norme, ndr). Un paio di domeniche fa Davide Parenti (ideatore-autore di “Le iene”, ndr) ci ha avvisato che un collaboratore esterno, che non frequenta gli studi del programma, ma solo saltuariamente la redazione, era risultato positivo al coronavirus».

E da lì avete sospeso il programma.
«Abbiamo deciso tutti insieme di auto-metterci in una sorta “quarantena” per 15 giorni. Era già una settimana che io non andavo negli studi televisivi, così ne ho aggiunta un’altra. È stato un gesto di estrema cautela, ma necessario».

Cautela per chi?
«Io frequento tutti i giorni la radio dove ci sono tante persone, era meglio stare a casa. Comunque mi sono fatto montare in salotto una macchinetta collegata a una cuffia con cui la mattina faccio in diretta “Deejay chiama Italia”, in smart working, come si dice adesso».

In questi giorni hai sentito Alessia Marcuzzi?
«Sì, era molto preoccupata e anche lei ha detto che l’unico atto responsabile è: stare a casa. Noi di “Le iene” abbiamo una chat con cui ci parliamo e ci sinceriamo ogni giorno delle condizioni di salute del nostro collaboratore e di tutti».

Prima del caso di coronavirus a “Le iene” avevi già cambiato abitudini?
«Avevo smesso di dare la mano e non facevo più selfie, al limite facevo fare la foto a una terza persona e mi mettevo accanto a chi me lo chiedeva, ma un po’ a distanza».

Che precauzioni hai preso dopo?
«Sono uscito sempre con i guanti di lattice e la mascherina protettiva, quella super protettiva, ma solo per andare al negozio di alimentari sotto casa e a portare il cane a far la pipì, due volte al giorno. In questo periodo c’è davvero poca gente in giro, sembra di essere ad agosto».

Come hai passato le tue giornate in casa?
«Ho pensato che poteva essere un momento in cui fare cose belle, che magari avevo rimandato. Per esempio ho rimesso in ordine i libri e i vinili, un lavoraccio!».

Che libri hai letto?
«“Lo sbiancamento dell’anima” di Rocco Tanica, è bello e divertente, “La chimera” di Sebastiano Vassalli, autore che mi piace moltissimo, e “Per amore e per forza” di Ilona Staller, un vecchio libro che comprai tempo fa perché lei in fondo è stata una specie di eroina della mia adolescenza».

Dischi e musica?
«Ho i miei vinili da ascoltare e nel frattempo ho messo a posto gli album in ordine alfabetico. Poi c’erano i dischi sfusi, quelli più piccoli, in uno scatolone appoggiato in salotto da sei mesi. Ogni giorno mi dicevo: “Domani lo faccio sparire”. Ora l’ho fatto sparire davvero».

Altri impegni casalinghi?
«La ginnastica! Metto un tappetino in salotto, mi vesto con calzoncini corti e maglietta e faccio addominali, piegamenti sulle braccia, pesi, stretching con le gambe al muro, di solito una volta al giorno, il pomeriggio, dopo una dormitina...».

In totale relax.
«Non troppo. Continuo a guardare i notiziari con grande apprensione per i ricoverati in terapia intensiva e grande tristezza per l’aumento delle vittime. L’unica maniera per combattere e vincere il coronavirus è stare a casa e noi lo abbiamo fatto e continueremo a farlo. Anzi, quando per distrarmi guardo delle serie tv o dei film noto soprattutto una cosa».

Cosa?
«Faccio caso con piacere, e molta nostalgia, a persone che si abbracciano e stanno insieme e mi dico: “Andrà tutto bene, torneremo ad abbracciarci ancora e sarà meglio di prima”. Come quando non fai qualcosa per mesi e poi lo rifai, non lo dai più così per scontato»

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