Nino Formicola: «Torno a far ridere con lo spirito dei tempi d’oro»

Dopo la vittoria all’Isola dei famosi del 2018 sarà il “notaio” di "La sai l’ultima?", lo show di barzellette su Canale 5

Nino Formicola con Ezio Greggio a “La sai l’ultima?”
21 Giugno 2019 alle 09:00

Raccontare barzellette è un’arte raffinata, come sa chiunque conosca qualcuno convinto di essere Gino Bramieri, ma in realtà capace solo di fare affogare nell’imbarazzo una cena tra amici. Da venerdì 21 giugno su Canale 5 i barzellettieri di “La sai l’ultima?” non rischieranno il biasimo degli amici, ma dovranno esibirsi sotto l’occhio attento di un “notaio” che di risate se ne intende: Nino Formicola, il mitico Gaspare della coppia “Zuzzurro e Gaspare”, forte di quarant’anni di cabaret, teatro e programmi televisivi all’insegna della risata.

Per lui, però, non è stata tutta una risata. Nel 2013 la fine del sodalizio con Zuzzurro, Andrea Brambilla, è stata brutale per l’improvvisa morte del partner, e Nino s’è trovato con una carriera da “reinventare”. La grinta però non gli è mai mancata. A “L’isola dei famosi” del 2018 nessuno avrebbe scommesso su di lui e invece è tornato dall’Honduras vincitore: è uno che sa sorprendere.

Nino, sarà un notaio severo?
«Io ci proverei anche, ma se poi gli altri si intristiscono? Meglio che rimanga nel campo a me più congeniale, la comicità».

Qual è la sua barzelletta del cuore?
«Ne ho due o tre, ma non sono raccontabili perché sono “politicamente scorrette” e offenderebbero qualcuno. Oggi va così ed è difficilissimo fare il comico. Su questo ho costruito il mio spettacolo teatrale “D’assolo”. Parte da un comico che si chiede: “Ma io adesso di che cosa parlo?”, perché ormai si arrabbiano tutti».

Zuzzurro e Gaspare sono stati protagonisti di programmi che hanno rivoluzionato la comicità in tv: “Non Stop”, “Drive in”, “Emilio”…
«“Non Stop” fu la frattura tra il varietà antico e quello di oggi, ma era ancora comicità classica. Così non se ne vede più: erano numeri troppo lunghi. Oggi Walter Chiari dovrebbe fare lo sketch del “Sarchiapone” a rate. “Drive in” era molto più satirico. “Emilio” è stato messo in un angolo, eppure ha creato tante cose che vediamo oggi, come per esempio, l’idea di fare finta di parlare con qualcuno in collegamento e non avere il comico davanti alla telecamera: ricordo Giorgio Faletti che gridava “Adalpina!”».

Siete nati nei classici cabaret milanesi.
«Andrea e io ci incontrammo in un locale che si chiamava “Il refettorio”, ma facemmo la prima cosa insieme al “Derby”: il giallo comico “Mistero e foglie di spinacio”. Lì abbiamo imparato velocità e tempi comici da gente come Gianfranco Funari, che era un fenomenale cabarettista».

Funari poi ha fatto molto altro in televisione…
«Un cabarettista bravo può fare il comico, l’attore drammatico o brillante, il conduttore... Devi imparare subito a gestire il pubblico, che all’inizio reagisce come una belva perché non ti conosce e tu non sei il comico classico che fa ridere solo a guardarlo. Con Zuzzurro lavoravamo nelle megadiscoteche: dovevate sentire cosa dicevano quando veniva spenta la musica per far spazio al nostro numero».

Quando pensa a quel pubblico “belva” sente più ansia o più nostalgia?
«Nessuna delle due cose. Più erano belve, più mi divertivo. Spettacolo e sketch li iniziavo sempre da solo e rispondevo colpo su colpo. Quando la sala era “sistemata” entrava Andrea».

Non si può non parlare di Andrea, il commissario Zuzzurro…
«E ci mancherebbe! La sua morte è stata un fulmine a ciel sereno. Eravamo come il bianco e il nero: agli antipodi. Ma andavamo d’accordo su tre cose: libri gialli, whisky e buona cucina».

Ormai in tv si cucina e si mangia ovunque.
«Una quindicina di anni fa avevo proposto proprio una trasmissione di cucina. In Italia non si faceva da anni: c’era solo Wilma De Angelis su Telemontecarlo. Mi hanno guardato come se fossi pazzo. Pochi anni dopo si è scatenato l’inferno. Io e Andrea abbiamo sempre fatto cose belle ma troppo in anticipo».

Quando è morto Andrea lei ha avuto paura di non sapere più che cosa fare?
«Il problema degli altri era: “Ma questo, da solo, è capace di far qualcosa?”. Il mio invece era che non avevo mai fatto il solista né ragionato come un solista. Ho sempre detto che Andrea era Sandokan e io Yanez. Appena lui è morto mi hanno chiesto uno spettacolo di cabaret da solo: ci ho messo quattro anni per farlo, perché mi venivano in mente sketch bellissimi ma “per due”. E io non farò più cabaret in coppia».

C’è qualcosa che avreste voluto fare ed è rimasto nel cassetto?
«Sì, tornare in tv con uno spettacolo folle, “fantasy”, ambientato in un bosco popolato di elfi divertenti, un misto di varietà e cartoni animati. Ha presente i Muppets? Sono pupazzi e quindi possono dire quello che vogliono perché non hanno identità. Noi volevamo fare lo stesso con personaggi truccati, che dicevano quel che volevano».

Dopo “La sai l’ultima?” che cosa farà?
«Tornerò in teatro con “La cena dei cretini”, una commedia che ho già fatto. Io sarò il cattivo che invita a una cena il “cretino” perché tutti ridano alle sue spalle. Lo interpreterà Max Pisu: non assomiglia a come lo faceva Andrea, ma è così lunare, ha una simpatia innata... Saremo in tournée da novembre».

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