Pascal Vicedomini: «Vi racconto la mia amicizia con le star di Hollywood»

Ogni venerdì, a tarda sera, porta su Rai2 un piccolo festival con tanti protagonisti: “Paradise”.

A Ischia, Pascal Vicedomini con Selena Gomez
14 Aprile 2023 alle 08:24

Un po’ giornalista, un po’ organizzatore di eventi. Questo è il tratto distintivo di Pascal Vicedomini, che ogni venerdì, a tarda sera, porta su Rai2 un piccolo festival con tanti protagonisti: “Paradise”. Lui lo spiega così: «Mi piace incontrare le persone. A 3 anni la mamma mi veniva a prendere sotto gli ombrelloni, perché mi fermavo ore a chiacchierare con la gente. “Speriamo diventi ambasciatore” diceva».

Pascal, a “Paradise” abbiamo già visto sfilare Noa e Nathaly Caldonazzo, Manuela Arcuri e Luisa Corna... Ma non ci sono solo loro.
«Come faccio a citarli tutti? Io amo incontrare le persone e più sono e meglio è. Qualche esempio? Massimo Boldi, Paola Minaccioni, Pino Insegno, Tullio De Piscopo, Eugenio Bennato, Red Canzian, Gene Gnocchi e Liliana Cavani, che a Venezia riceverà il Leone d’oro alla carriera».

A chi si ispira?
«Il modello sono i “late show” americani e in particolare quello di Jimmy Kimmel, che è un po’ napoletano come me. Da quando l’ho invitato al Festival di Ischia (NA) e l’ho accompagnato a Casamicciola, dove sono nati i suoi nonni, siamo diventati grandi amici».

Già, perché la sua caratteristica inconfondibile è che lei non è solo un giornalista, ma anche un organizzatore di eventi e di festival. Come mai?
«Ho sempre fatto un po’ entrambe le cose, fin da quando ero un giovane tennista pieno di ambizioni. Fu Adriano Panatta a dirmi: “Pascal, lascia stare la racchetta che tanto non sarai mai un campione. Piuttosto aiutaci a organizzare un’esibizione a Napoli”. Da lì non mi sono più fermato e a 24 anni ho incontrato i miei veri maestri di giornalismo e di organizzazione: Gianni Minà, Giovanni Minoli (che lo prese nella redazione di “Mixer”, ndr) e Luca Cordero di Montezemolo. Minà era il poeta, Montezemolo era il pragmatico. Il primo mi portò ai Mondiali del Messico nel 1986, a spese sue. Diceva: “Se propongo alla Rai di farti un contratto mi ridono in faccia: tu vieni che ti ospito a casa di mia suocera, e intanto fai i pezzi per “Mundialissima Show”. Lui mi insegnò quanto è importante creare un rapporto sincero con i personaggi».

A Gianni Minà ha anche dedicato un commovente omaggio, proprio insieme con Giovanni Minoli, nella puntata di “Paradise” del 31 marzo. Ora vorremmo chiederle un ricordo più personale...
«Era testardo come pochi, ma sempre con dolcezza. E ottimista: per lui nulla era impossibile, come quando intervistò Maradona negli spogliatoi ai Mondiali italiani. C’era la fila ma Diego disse: “No no, ho appuntamento con Gianni”. Era genuino e conquistava le star con il suo entusiasmo. Ha anche pagato cara la sua indipendenza: era un po’ anarchico, odiava i “questo non si può fare”. Diceva: “Sono gli uomini a mettere gli steccati, e a me non piacciono”».

E come mai tra i suoi maestri cita anche Montezemolo?
«Perché mi affidò “Casa Italia” alle Olimpiadi di Seul nel 1988, dove presentammo i Mondiali di Italia 90. Fu una scuola fantastica su come si organizzano e si promuovono i grandi eventi. Da allora ne ho seguiti molti, finché ho deciso che volevo organizzare una cosa tutta mia e nel 1995 nacque il festival “Capri, Hollywood”. Si tiene in inverno e mi dicevano che ero pazzo: “Ma chi ci va a Capri a dicembre?”. Invece ora Capri ha la sua stagione invernale. Poi nel 2003 è nato l’“Ischia Global Fest” e inoltre...».

...nel 2006 è arrivato “Los Angeles Italia Film”, ormai un punto fermo per la promozione del nostro cinema in America. Ma come ha fatto a creare un festival oltreoceano?
«Sono andato dal proprietario dello storico Chinese Theatre, dove si tenevano gli Oscar, e quando ha capito che ero di Napoli già mi ha preso in simpatia. Ma il mio vero punto di forza è stato l’aiuto di quelli che io chiamo i “Magnifici quattro”, cioè Tony Renis, Franco Nero, Marina Cicogna e la compianta Lina Wertmüller. Loro mi hanno spalancato un sacco di porte. E qui permettetemi di aprire una parentesi: da noi in Italia, al contrario che in Francia o in America, non c’è il dovuto rispetto per i nostri grandi artisti. Li consideriamo “vecchi” e non ci rendiamo conto di sprecare un tesoro di talento e di conoscenza! Grazie ai “Magnifici quattro” ho fatto amicizia con tante star che spesso vengono ai miei festival gratis. Oppure perché Ischia e Capri sono ormai entrate nel circuito degli eventi che portano all’Oscar. Come quando a Ischia arrivò Christoph Waltz, allora sconosciuto, e lo presentai a De Laurentiis dicendo: “Ora ti farò conoscere il prossimo premio Oscar come Miglior attore non protagonista per “Bastardi senza gloria” di Tarantino. Ero certo che avrebbe vinto!».

Mai un problema?
«Li rimuovo. Il mondo è così ricco di opportunità... Durante il lockdown, non potendo fare altro, mi sono messo a fare interviste su Facebook, una ogni 30 minuti. Mi dicevano (di nuovo): “Sei pazzo”. Ma da lì è nato il programma “Felicità”».

Tra tante star, con chi ha legato di più?
«Oltre a quelli già citati, direi Forest Whitaker, Helen Mirren, Vanessa Redgrave. Ci si sente a Natale, ci mandiamo i commenti ai film, è “family”. Tra gli italiani, Mario Martone, Pupi Avati, Edoardo ed Eugenio Bennato, Amadeus. E poi sono un fan sfegatato di Gino Paoli, Peppino di Capri e Fiorello. Ecco, Fiorello è davvero il genio della tv italiana, l’unico che inventa cose sempre nuove».

Anche lei, Pascal, è molto originale.
«A me ha sempre spinto il bisogno. Mi produco da solo e non posso permettermi l’insuccesso. Sono famoso per lavorare “a basso budget”. Infatti quando mi invento un nuovo show o un evento la cosa più difficile non è la conduzione, e neppure avere tanti ospiti. La cosa più difficile è trovare gli sponsor!».

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