Tante volte nelle serie tv e nelle fiction vediamo bellissime riprese fatte dall’alto, che ci regalano delle scene spettacolari. L’esempio più eclatante in queste settimane è quello di “Un passo dal cielo”, i cui straordinari panorami tra laghi alpini, boschi verdissimi e montagne sono parte del racconto stesso.
Tutto questo è possibile grazie all’utilizzo sempre più diffuso dei droni. Per chi non lo sapesse si tratta di piccoli velivoli telecomandati, di varie dimensioni, che sono entrati nell’uso comune in vari campi, da quello militare a quello del controllo del traffico (nel periodo di lockdown se n’è fatto un largo utilizzo in molte grandi città per seguire gli spostamenti delle persone). Ma è soprattutto nell’ambito televisivo e cinematografico che questa tecnologia regala grandi emozioni e ha sostituito i ben più costosi elicotteri per le riprese dall’alto. Vediamo di scoprire qualcosa di più di questi mezzi che nel futuro cambieranno le nostre abitudini. In tv, certamente, ma anche nella vita di tutti i giorni.
I droni per la tv
Va a 90 chilometri all’ora
Il drone che viene utilizzato di più per le riprese di film e serie tv è il Dji Inspire 2. Il suo peso massimo è di 4 chili e 250 grammi. Il radiocomando ha una portata di sette chilometri: «Anche se la legge prevede che debba essere nella linea di visuale dell’operatore» spiega il pilota di droni Giuliano Golfieri. Ha quattro eliche e un’autonomia variabile tra i 23 e i 27 minuti (a seconda della videocamera che gli viene montata sopra). Riesce a raggiungere una velocità di 94 chilometri orari: passa da 0 a 80 chilometri all’ora in cinque secondi.
Come si diventa piloti certificati
Giuliano Golfieri è un pilota professionista di droni per ispezioni industriali e ci spiega come anche nelle riprese della serie tv occorre rispettare delle regole molto ferree: «Quando un drone si alza da terra, anche banalmente nel giardino di casa, entra di fatto nello spazio aereo. Per cui non è possibile farli volare dove si vuole e quando si vuole. Io abito vicino all’aeroporto di Linate a Milano e potrei ostacolare un aereo durante l’atterraggio o il decollo. Dall’inizio di quest’anno fanno fede le normative dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea. Per questo motivo non tutti possono pilotare droni, nonostante siano facilissimi da usare. L’attuale regolamentazione dice che i droni fino a 250 grammi di peso, non costituendo un serio pericolo in caso di impatto o caduta, possono essere usati liberamente. Per quelli di un peso superiore serve un patentino riconosciuto dall’Ente nazionale per l’aviazione civile. I requisiti fondamentali in generale sono avere un’assicurazione valida, registrare ¬ il proprio drone e avere una licenza».
Attenzione per gli animali
Un’altra caratteristica di “Un passo dal cielo” sono le bellissime riprese delle cavalcate di Daniele Liotti. Jan Michelini, uno dei tre registi della fiction, ci svela un segreto: «Se gli attori ormai sono abituati ai droni e sanno come muoversi, diverso è il discorso per gli animali, nel nostro caso il cavallo di Daniele. I droni sono rumorosi e quindi l’animale potrebbe spaventarsi. Per questo motivo utilizziamo un cavallo appositamente addestrato per lavorare con i droni e non aver paura dei loro movimenti. Il cavallo di “Un passo dal cielo” è lo stesso che avevamo già utilizzato durante le riprese di “I Medici - Lorenzo il Magnifico”. Daniele così riesce a cavalcare in totale sicurezza, senza correre rischi».
Un futuro da “postini”
Tra gli scenari più suggestivi per il futuro dei droni c’è un aspetto che riguarda la nostra vita di tutti i giorni. Queste macchine potrebbero essere presto usate per la consegna dei pacchi. Spiega Giuliano Golfieri: «Negli Stati Uniti Amazon sta facendo delle prove. Si tratta di uno scenario molto prossimo e consentirebbe di abbattere considerevolmente i costi delle spedizioni. Tuttavia ci sono prima alcuni aspetti burocratici da risolvere: ossia regolamentare il passaggio dei droni sopra i centri abitati, individuare delle piazzole di atterraggio, formare piloti capaci».
Uno dei regali preferiti dai ragazzi
Oltre ai droni professionali, ci sono quelli più semplici che possiamo acquistare in un qualsiasi negozio di elettronica e regalare ai nostri figli e nipoti. Per essere pilotati senza patentino devono pesare meno di 250 grammi. Tra i più diffusi vi consigliamo il Dji Tello: pesa appena 80 grammi e ha quattro eliche (costi da 99,99 euro). «L’importante è leggere con attenzione i manuali e informarsi sulle regole base relative agli spazi aerei che trovate sul sito dell’Enac (www.enac.gov.it/sicurezza-aerea/droni)» spiega Golfieri.
«Che grande aiuto!» Parola di regista
Jan Michelini è uno dei registi di “Un passo dal cielo” ed è stato tra i primi a fare largo uso dei droni: «Ormai il drone è diventato uno strumento fondamentale nel linguaggio cinematografico. Per un certo periodo addirittura se n’è abusato, la classica battuta che si faceva a un regista che esagerava era: “Ma che sei diventato Dronenberg?” (il riferimento è al regista Cronenberg, ndr). Come con tutti i nuovi giocattoli all’inizio siamo impazziti. Il rischio, in caso di eccessi, è di dare un effetto da documentario. Il drone, invece, è un mezzo utile nel momento in cui racconta qualcosa, come avviene in “Un passo dal cielo” dove le montagne sono a tutti gli effetti un personaggio».
Operativamente come lavora un regista quando usa un drone? «Innanzitutto diciamo che sul velivolo vengono montate una o più macchine da presa, a seconda del modello. Per muoverlo servono due persone: il pilota vero e proprio e un secondo operatore che si occupa dei movimenti di macchina. Noi registi vediamo in tempo reale su uno schermo cosa sta riprendendo la macchina da presa e forniamo le indicazioni necessarie per le inquadrature».
Un aspetto da non sottovalutare è quello dell’allestimento della scena: «Un drone riprende dei panorami molto ampi, per cui è necessario far sparire tutti quegli elementi che non sono previsti dal copione, dai passanti alle macchine parcheggiate, fino alla nostra stessa attrezzatura».