Piero Angela: «Ho avuto la Luna e ora punto su Marte»

Il divulgatore scientifico riceverà un premio alla carriera durante Focus Live, il grande evento organizzato dal mensile di scienze

Piero Angela con la tuta spaziale indossata durante la sua trasmissione del 1998 «Viaggio nel cosmo»
8 Novembre 2018 alle 12:23

E se ci fossimo tutti sbagliati nel definire Piero Angela un «giornalista» e un «divulgatore scientifico»? Perché lui, in verità, si è sempre sentito un pianista jazz. «E se non ho dato alle stampe un disco» giura «è solo perché non mi sento ancora pronto. Sono un perfezionista e sto mettendo a punto la tecnica. Ma ci siamo quasi». Scherzi (ma neanche tanto) a parte, l’aneddoto illumina una delle qualità più invidiate di Angela: l’inesauribile curiosità per ogni cosa bella creata dall’uomo. Che gli varrà, in questi giorni, un premio alla carriera nel corso di «Focus Live», evento organizzato a Milano dal mensile scientifico della Mondadori.

Come è nata questa curiosità, signor Piero?
«Mah, forse dall’Enciclopedia dei ragazzi che mio padre mi regalò quando avevo 10 anni. Passavo le ore a leggerla, chiuso in camera. E il volume più consumato era quello dei “perché”».

Subito sedotto dalla scienza, allora?
«A dire il vero ho cominciato occupandomi un po’ di tutto. Quando è nato il telegiornale ero il corrispondente da Parigi. E nel 1968 sono stato il primo giornalista a condurne uno. Fino ad allora si era preferito usare annunciatori di bella presenza».

E l’amore per la scienza quando arrivò?
«Con la corsa per la Luna. Andai a Houston per seguire il programma Apollo e fui folgorato. Al ritorno proposi una serie di documentari. Titolo: “Il futuro nello spazio”».

Ho capito: ha cavalcato l’enorme interesse per le missioni Apollo.
«Mica tanto. Fino alla conquista della Luna con l’Apollo 11 sì, l’interesse era spasmodico. Ma già dalla missione Apollo 12 a Roma mi dicevano: “Ma che ci importa? Ormai sulla Luna ci sono già arrivati». È andata a finire che il progetto fu abbandonato prima del tempo».

Ci è rimasto male?
«Un po’, ma ora spero che cominci un’altra corsa allo spazio. Questa volta per Marte: la Cina sembra molto interessata. Mi piacerebbe raccontarla in un libro».

Ma non si stufa dei libri? Ne ha scritti 39...
«Mai. Vede, nel lavoro il segreto è essere creativi. Se ti inventi ogni volta qualche cosa di nuovo non puoi annoiarti. E non senti la fatica e neppure il freddo. Mi ricordo che negli anni dell’“austerity” non potevo accendere il riscaldamento di notte, e allora mi avvolgevo in una coperta, mi ficcavo una “papalina” in testa, e scrivevo. Semmai temo la paura della pagina bianca e la tensione prima di cominciare: quelle le sento ancora».

Tante volte si è fatto il suo nome come presidente della Rai, ma non è mai successo. Le sarebbe piaciuto?
«No. Quando girava la mia candidatura ho subito chiarito che non avrei accettato. E ho rifiutato più volte anche la direzione di un telegiornale».

E perché?
«Perché non sono fatto per dirigere gli altri. Non ho mai voluto avere neppure una segretaria, perché poi mi sarei dovuto occupare di lei».

Veramente sarebbe stata la segretaria a occuparsi di lei e di aiutarla nel lavoro.
«E già, e poi chi le avrebbe detto tutti i giorni cosa fare e cosa non fare? No no, troppe preoccupazioni. Meglio solo».

In tv cosa guarda? Oltre ai documentari della Bbc, naturalmente...
«Mi piacciono molto i telefilm polizieschi ben congegnati, dove la ragione svolge un ruolo decisivo. Per esempio “CSI” o “Law & Order”, dove vengono posti dei dilemmi giudiziari tutt’altro che banali». 

Coltiva altri hobby oltre alla musica?
«Gli scacchi. Sono molto istruttivi perché, vede, se su una scacchiera cambio la posizione di un solo pezzo, cambia anche il ruolo di tutti gli altri. E la società moderna è così: complessa. Pensi che una volta ho partecipato a una esibizione con l’ex campione del mondo Anatolij Karpov e per l’occasione mi regalarono un accappatoio da pugile  con la scritta “Angela-Karpov”. Ce l’ho ancora, in bagno».

E come finì la partita?
«Ho resistito 40 mosse ma poi ho perso. Però sono convinto di averlo sorpreso».

A parte andare su Marte ha altri progetti?
«Eccome: ho appena organizzato una serie di 30 conferenze per gli studenti dell’Università di Torino. Perché nelle società moderne la conoscenza è la materia prima più importante. E in Italia ne abbiamo pochina».

Dica la verità, anche lei ha regalato un’enciclopedia a suo figlio Alberto? È stato lei a indirizzarlo sulla strada della scienza?
«No, è lui che se l’è presa. Io sono convinto che i genitori non debbano influenzare le inclinazioni dei figli. Ricordo una vignetta su un padre che riempiva la cameretta del suo bambino di strumenti musicali e busti di Mozart... e lui di nascosto studiava Ragioneria!».

Resta comunque il fatto che suo figlio Alberto ha seguito le sue orme.
«Perché ha sempre avuto un sincero interesse per la scienza e, prima ancora,  per la conoscenza. Io sono arrivato a questo ramo del sapere quasi per caso, invece lui ha seguito un lungo percorso accademico studiando Scienze naturali, quelle che più aprono la mente e insegnano un metodo. E mi creda, glielo dico io: tra me e Alberto il vero scienziato è lui».

Un festival del sapere con 200 incontri e laboratori

Piero Angela riceverà un premio alla carriera durante il festival «Focus Live», organizzato dalla rivista «Focus» al Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano dall’8 all’11 novembre. Tra gli altri protagonisti dell’evento (oltre 200 appuntamenti tra laboratori, dibattiti e spettacoli), il climatologo Luca Mercalli, l’astronauta Paolo Nespoli e il fumettista Zerocalcare. Info sul sito www.focus.it.

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