Alberto Angela: con Ulisse scala gli ascolti e il Duomo di Milano

Nella prima delle nuove puntate del suo programma di Rai3 va alla scoperta dei luoghi dei «Promessi Sposi» e noi l'abbiamo seguito su quella che Manzoni definiva «l'ottava meraviglia»

Alberto Angela sul Duomo di Milano  Credit: © Pigi Cipelli
23 Marzo 2018 alle 12:43

Avviso a chi va a scuola (e a chi c’è andato, 10 o 50 anni fa): sta per arrivare un modo tutto nuovo di studiare «I promessi sposi». E cioè una puntata speciale di «Ulisse» in cui Alberto Angela ripercorrerà i luoghi raccontati nel romanzo. Noi lo abbiamo raggiunto in cima al Duomo di Milano, che Alessandro Manzoni chiamava «l’ottava meraviglia», e che è stato invaso dalla troupe del programma per due giorni di fervide riprese (vedi le pagine seguenti).

Alberto, ma perché «I promessi sposi» sono così importanti?
«Dal punto di vista letterario sono un capolavoro. Ma c’è di più: ci insegnano la storia con l’arte del racconto. Proprio come tentiamo di fare a “Ulisse”».

Sia sincero: a scuola che rapporto aveva col libro? È tra quelli che lo amavano o che lo odiavano?
«Ho avuto la fortuna di incontrare un docente, il professor Maggi, che mi ha subito dato il “codice d’accesso” giusto. “I veri protagonisti del romanzo non sono Renzo e Lucia” diceva “ma la Storia”. Lo credo anch’io: l’opera è come un grande affresco che ci fa scoprire il Seicento, un secolo ricco di luci e ombre. Penso anche che, per capirla del tutto, bisogna essere adulti: per cui la nostra puntata sarà anche un invito a riprendere il libro in mano e a rileggerlo. Dopo Milano gireremo altre parti a Lecco e poi alla rocca di Somasca, il “castello dell’Innominato”».

Personaggi più amati?
«Tanti, non saprei scegliere. Invece posso dirvi chi ho odiato di più: l’Azzeccagarbugli. Il simbolo di tutti gli “intrallazzoni”».

Questa, in onda il 7 aprile, sarà la prima puntata della nuova stagione di «Ulisse», preceduta da due repliche. E poi?
«Ci occuperemo dell’Inghilterra elisabettiana, dei tesori sconosciuti dell’antica Roma, degli abissi marini e dei limiti dell’uomo. Li abbiamo già raggiunti? E come si fa ad affrontare situazioni estreme?».

Interessante. Perché non ci parla dei limiti raggiunti da Alberto Angela? Il servizio più pericoloso, per esempio?
«Quello sui leoni, in Kenya. Ne avevo uno a tre metri da me, ma mi sentivo relativamente tranquillo perché ero in macchina e so che i leoni non entrano in luoghi chiusi. Il problema è che l’operatore continuava a dirmi: “Sporgiti che non ti vedo bene!”. Stessa cosa quando mi sono affacciato sul vuoto dal 60° piano di un grattacielo di Chicago. Il cameraman lo fa sempre!» (possiamo confermarlo, perché succederà lo stesso quando Alberto si arrampicherà sull’impalcatura più alta del Duomo, pochi metri sotto la “Madonnina”, ndr).

In quei momenti cosa pensa?
«Il mio cervello si divide in due. Una parte pensa a sopravvivere. L’altra a leggere bene il testo della puntata».

Il servizio più difficile?
«Passare in pochi giorni dai 55 gradi del deserto australiano ai -70 del Polo Sud ha messo a dura prova tutta la troupe».

Ma nessuno si ribella? O sviene?
«No, perché in tanti anni la “selezione naturale” ha creato un gruppo di persone affiatate e, soprattutto, resistenti. Se hai gli attacchi di panico o le vertigini o altri problemini non puoi lavorare a “Ulisse”».

Questa domanda è difficile: il servizio più noioso.
«Eravamo in India per filmare le meraviglie del Rajasthan e siamo rimasti bloccati giorni interi in attesa dei permessi. Chi si lamenta della nostra burocrazia non conosce quella indiana».

È arrivato alla 18a edizione. Ha mai pensato di cambiare nome in Ulisse Angela e non pensarci più?
«Lei scherza, ma è già successo. Uno dei momenti più belli di questa avventura l’ho vissuto a Napoli. Stavamo facendo un sopralluogo con la troupe quando un bambinetto mi ha visto e, tutto contento, si è messo a indicarmi agli amici. E intanto gridava: “Isso è Ulisse! Isso è Ulisse!” (si esibisce in un buon accento napoletano, ndr)».

una cattedrale in «costruzione» per 545 anni

● La costruzione del Duomo di Milano cominciò nel 1387; gli ultimi ritocchi alla facciata furono dati nel 1932.

● Il Duomo è decorato da 3.400 statue e 135 guglie.

● A 108,5 metri d’altezza svetta la statua della Madonnina. È stata dorata l’ultima volta nel 2012.

● Del restauro e della valorizzazione del Duomo si occupa da sette secoli la Veneranda Fabbrica del Duomo, fondata nel 1387. Dal 2017 il presidente è Fedele Confalonieri.

● Chi vuole contribuire ai lavori che garantiscono lo splendore dell’opera può partecipare all’iniziativa «Adotta una guglia». Informazioni sul sito adottaunaguglia.duomomilano.it o al numero verde 800.528.477.

● Una curiosità: le parti rovinate vengono sostituite, e visto che il marmo nuovo è brillante (poi si scurisce), alla Veneranda Fabbrica arrivano spesso lettere che chiedono: «Ma perché avete imbiancato il Duomo?».

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