Alberto Angela: «Stanotte… vi porto a Parigi dove sono nato (e dove amo tornare)»

Ci presenta la nuova puntata del ciclo "Stanotte a..." in onda a Natale, che ha girato in una città per lui molto speciale

25 Dicembre 2023 alle 08:00

Natale con i tuoi, dice il detto. Ma il 25 dicembre avremo comunque un modo per viaggiare in una delle città più affascinanti del mondo: basterà sintonizzarsi su Rai1 e guardare “Stanotte a Parigi”, il nuovo speciale che Alberto Angela ha realizzato nella capitale francese.

Angela, dove ci porterà stavolta?
«Vi invito a salire sulla mia “Due cavalli” (la tradizionale vettura francese che sarà tra i protagonisti del programma, ndr) per scoprire il lato meno conosciuto di Parigi. Infatti a notte fonda la città si trasforma: smette di gridare e ci sussurra i suoi segreti. Partiremo dalla piazza del Trocadéro e passeremo attraverso le stradine tortuose di Montmartre, fino a Place Vendôme e all’Opéra Garnier, dove rivivremo la storica esibizione di Maria Callas su questo palcoscenico. E poi le incantevoli vetrate della gotica Sainte-Chapelle, i dipinti di Claude Monet al museo Marmottan, e ancora l’Arco di Trionfo, il Centre Pompidou, la Cattedrale di Notre-Dame... il tutto con una guida e ospiti di eccezione».

Chi è la guida?
«Il commissario Maigret! O meglio, Giancarlo Giannini che veste i panni del celebre detective creato da Georges Simenon, diventato ormai uno dei simboli universali di Parigi».

E gli ospiti?
«Lola Ponce è venuta apposta dal Messico per eseguire davanti allo sfondo di Notre-Dame le canzoni del musical “Notre-Dame de Paris” di Riccardo Cocciante, tratto dal romanzo omonimo di Victor Hugo. Mika ci racconterà la sua infanzia in questa città e il portiere Gigi Donnarumma il suo approdo alla squadra del Paris Saint-Germain».

Cosa l’ha colpita di più di questa Parigi notturna?
«Non avevo mai filmato la reggia e il parco di Versailles di notte: è un colpo d’occhio completamente diverso. I giardini e le fontane illuminate sotto la luna piena avevano un fascino incredibile. Anche il Museo di storia naturale è fantastico. Con le sue architetture antiche, le scale in ferro battuto e i giganteschi scheletri di dinosauri, sembra di essere dentro a un romanzo di Jules Verne».

E poi c’è il Louvre.
«Lì invece è come camminare dentro a un libro di Storia, ma con le pagine in tre dimensioni, fatte di monumenti e oggetti unici. Le sale dedicate alla Grecia o all’Antico Egitto hanno reperti inestimabili. Io amo anche quelle sull’arte italiana. Non c’è solo la “Gioconda” di Leonardo: vi rendete conto che, girato l’angolo, ci sono “Le nozze di Cana” del Veronese? Certo, molte di queste opere dovrebbero essere in Italia, dove Napoleone le ha trafugate. Però è anche vero che il Louvre contribuisce a far conoscere i nostri capolavori al mondo».

Lei è nato proprio a Parigi. Questo la rende una città speciale per lei?
«Certo, anche se non ho ricordi della prima infanzia, perché quando avevo 2 anni ci trasferimmo tutti in Belgio, seguendo gli impegni di lavoro di mio padre Piero. Però è vero che ho imparato il francese ancor prima dell’italiano, e anche a Roma ho studiato in una scuola francese. Diciamo che la mentalità francese, fatta di grande serietà nell’affrontare il lavoro e le cose, ha messo radici nella mia famiglia. E poi ho anche riscoperto la città di Parigi, tornandoci spesso».

Quali sono i suoi luoghi del cuore?
«Adoro perdermi nei vicoletti di Saint-Germain-des-Prés e poi entrare nei bistrot che rispettano la tradizione, quelli con i piccoli tavolini rotondi. Quel quartiere è rimasto abbastanza autentico, meno “turisticizzato” di luoghi come Montmartre e la basilica del Sacré-Coeur, comunque bellissimi. Ed è una culla di cultura: qui erano di casa Umberto Eco ed Ernest Hemingway. A proposito, è incredibile il numero di locali con la targa “Hemingway ha bevuto qui”. Spero siano tutti autentici...».

Conferma che è la città più romantica del mondo?
«Piano con gli stereotipi. Parigi ha anche molti problemi di convivenza e ordine pubblico, dovuti al passato coloniale del Paese. Di certo è una città che vive di atmosfere, come Venezia o Roma, rispetto alle quali però è molto più giovane. Anche il suo simbolo, la Torre Eiffel, ha appena 134 anni».

Si parlerà anche di cucina francese?
«Tra le strade del Marais scopriremo in una “boulangerie” (panificio, ndr) i segreti della perfetta baguette! E anche dei dolci natalizi».

E ora la fatidica domanda: meglio la cucina francese o quella italiana?
«Io sono fermamente per l’italiana. Quella francese è buona ma meno varia; è come un pianoforte con meno tasti. Ho girato il mondo e penso che l’unica cucina che possa rivaleggiare con la nostra, per ricchezza e varietà, sia quella cinese».

Però i francesi hanno l’avanguardia della “Nouvelle cuisine”!
«Non mi affascina. Per me il buon cibo deve essere trasformato il meno possibile. Nel piatto voglio prodotti genuini, non esperimenti».

E dopo Parigi dove andrà?
«A Capodanno, sempre in prima serata su Rai1, c’è uno speciale “Meraviglie”, per la prima volta girato in Africa, dedicato alla Namibia: vi mostreremo foreste pietrificate, deserti, coste incontaminate e incontreremo i San, che noi impropriamente chiamiamo Boscimani, che vivono di caccia e pesca. Insomma, si riparte subito, come piace a me».

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