Alessandro Bonan e il Calciomercato: «Tifosi, sognate con me!»

È un giornalista sportivo da quasi 25 anni. Ma è anche un cantautore e uno scrittore. E quando arriva l’estate vederlo in onda per il pubblico significa che è iniziato il periodo di acquisti e cessioni per le squadre di calcio

Alessandro Bonan ha esordito negli Anni 90 in una tv locale fiorentina
1 Luglio 2019 alle 16:56

Alessandro Bonan è un giornalista sportivo da quasi 25 anni. Ma è anche un cantautore e uno scrittore. E quando arriva l’estate vederlo in onda per il pubblico significa che è iniziato il calciomercato, il fantastico ottovolante di indiscrezioni che scatena i sogni dei tifosi. Lo incontriamo mentre prepara la puntata quotidiana del suo programma su Sky Sport.

In “Calciomercato L’originale” fai soprattutto il conduttore: le indiscrezioni di calciomercato sono state “scaricate” al tuo amico e collega Di Marzio...
«Hai detto bene, “scaricate”. E volentieri. Quando si fa un programma insieme tutti i giorni bisogna che i ruoli siano ben definiti. Io mi occupo della conduzione giornalistico-artistica. Dall’altra parte c’è Gianluca Di Marzio che guida un team di giornalisti di mercato tutti molto bravi».

E poi nel cast c’è Fayna...
«Lui è la punteggiatura del programma, la virgola, il trattino. Mi permette di alleggerire quando le cose si fanno serie».

Chi vorresti ingaggiare nel tuo programma?
«L’ex allenatore della Nazionale di pallavolo Julio Velasco. È un uomo di grande cultura. Gliel’ho chiesto e ci siamo lasciati con un “vediamo prossimamente”».

Se negli Anni 80 ci fosse stato il tuo programma, sarebbe mai arrivato alla Pistoiese, la squadra della tua città, Luis Silvio, misterioso “bidone”?
«Chissà, le notizie circolavano meno e bisognava fidarsi. L’osservatore della Pistoiese disse: “È un fenomeno”. Io abitavo vicino al campetto d’allenamento e vidi che non sapeva palleggiare. Strano per un brasiliano. Pare che si sia trattato di un equivoco linguistico: la Pistoiese cercava una punta, e i brasiliani risposero che lui era una “ponta”, che in portoghese indica l’ala».

Se tu fossi un calciatore diremmo: cresciuto a Rete 37 di Firenze viene acquistato da Tele+, la tv da cui è poi nata Sky. Come andò?
«Un’amica mi fece fare un colloquio. Per un anno non ne seppi più niente. Poi, mentre ero su un traghetto per la Sardegna arrivò la telefonata: “Vorremmo farle un contratto di qualche mese». Mi accompagnò mio padre. Ricordo ancora le sue parole: “Cologno non è proprio bellissima”».

A chi ti ispiravi?
«A un grande giornalista fiorentino, Michel Isler, che poi diventò il mio direttore. Quando me lo sono trovato di fronte è stata un’emozione. Non gliel’ho mai detto. Approfitto di Sorrisi».

Hai mai giocato a calcio?
«Sì, a livello amatoriale, ero un’ala “dribblomane”. Giocavamo tutte le domeniche mattina. Facevamo tardi il sabato sera e arrivavamo al campo in condizioni pietose».

Sei anche un cantautore, scrivi e canti le sigle di “Calciomercato”. E da poco è uscito anche il tuo secondo romanzo, “La giusta parte”, il racconto di un calcio di rigore decisivo.
«Uso il calcio come allegoria per dire qualcosa che va oltre. Oggi dobbiamo sempre scegliere se è una cosa è bianca o nera. Il romanzo è un invito alla prudenza nel giudizio. Mi serviva una situazione che fosse di conflitto iniziale. E niente è più rappresentativo di un calcio di rigore».

Che cosa è il calcio per te?
«È la vita stessa. Porta storie di riscatto, di denaro, sentimenti, avversioni. Non c’è un aspetto dell’esistenza che non sia rappresentato. L’elemento umano è l’aspetto del calcio che m’interessa di più».

Il tuo rigore decisivo?
«È stata la scelta di mia moglie. Il matrimonio è un calcio di rigore rischioso, ma io l’ho messo a segno».

Tua figlia ha 17 anni. Che padre sei? Ironico come in tv o severo?
«Sono allegro, un classico “papà buono”. E un po’ psicologo. Con mia figlia ci provo ma lei se ne accorge: “Papà, mi stai psicanalizzando?”».

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