Alessandro Greco da Furore a Zero e lode «Merito un bel voto?»

Il conduttore fa un bilancio del suo quiz. Da «Furore» a...«Furore», passando per un reality, «La talpa», fino alla rinascita a «Tale e quale show»

Alessandro Greco
29 Marzo 2018 alle 12:16

«A 18 anni mi sono detto: ?Entro i 40 devo riuscire a concretizzare qualcosa di importante come conduttore: sarà difficile ma non mollerò?» racconta Alessandro Greco. «A 25 anni ero al timone di ?Furore?, uno show che ebbe un successo clamoroso. Da allora l'entusiasmo e la passione non mi hanno mai lasciato». Da «Furore» sono passati più di 20 anni e Greco di programmi ne ha fatti tanti altri, tra alti e bassi. Alessandro, da settembre, è al timone del quiz pomeridiano «Zero e lode» su Raiuno. «E pensare che all'inizio i detrattori lanciavano previsioni apocalittiche per questo programma. Invece gli ascolti crescono di mese in mese».

Come mai, secondo lei, c'era questo pessimismo a proposito del suo show?
«Perché il meccanismo del quiz non è immediato. Non si deve soltanto individuare la risposta giusta alla mia domanda, ma anche capire quale sia quella meno fornita da un campione demoscopico di 100 persone. Viene richiesto un doppio sforzo ai concorrenti».

Invece cos'è successo?
«Quello che prima veniva considerato il tallone d'Achille ora è il punto di forza, è diventato l'aspetto che incuriosisce di più il pubblico. E se all'inizio spiegavo spesso il meccanismo del gioco, ora è tutto più naturale e posso permettermi di improvvisare gag e battute».

Lei azzecca spesso le risposte?
«Quelle legate ai temi che mi appassionano, come l'enogastronomia. Una volta ho indovinato uno ?zero e lode? con il nome di un vino Doc della Toscana, il Monteregio di Massa Marittima. Nessuna delle 100 persone del campione l'aveva nominato».

Lei voleva fare televisione già da bambino?
«Sì. Quando è arrivato il successo di ?Furore? nel 1997, erano già 10 anni che ?giocavo in Serie C?. Feste di piazza, spettacoli itineranti... Pensi che gioia ritrovarmi, da sconosciuto, in serie A: a soli 25 anni ero in prima serata!».

Un successo non facile da gestire.
«Ho fatto tesoro dei consigli dei grandi della tv che ho avuto la fortuna di incontrare».

A chi si riferisce?
«Corrado mi disse: ?Il pubblico ha affetto per te, tutela questa ricchezza?. Raffaella Carrà, poi: ?Devi essere spontaneo e lavorare tanto?. Sergio Japino durante le prove mi faceva condurre davanti al muro: ?Se riesci a essere espressivo con il muro, riuscirai a comunicare anche con la telecamera?. E infine Lino Banfi: ?Devi essere generoso e disponibile con il pubblico: è grazie a lui che puoi fare questo lavoro?».

Ma sono arrivati anche tanti momenti di difficoltà. Come li ha superati?
«Con la famiglia. Ho incontrato Beatrice a 26 anni, nel pieno del successo, quando avrei potuto avere la testa altrove. Invece ho capito che era lei la donna della mia vita. E abbiamo costruito una famiglia. Siamo partiti già in tre con Alessandra, sua figlia che aveva 5 anni, poi nel 1998 è arrivato Lorenzo. È a loro che faccio sempre riferimento. Certo, se gli ascolti di un mio programma vanno bene sono grato, ma sono aspetti effimeri: se ci si aggrappa solo a questi, nei momenti bui può diventare un problema. Ma c'è anche altro».

Che cosa?
«La fede. È la roccia su cui si fonda la nostra famiglia. E non è un aspetto marginale, contribuisce a non farci sopraffare dalle cose che accadono sul lavoro. Nel bene e nel male».

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