“All together now”: torna, con tante novità, lo show condotto da Michelle Hunziker
Parte mercoledì 4 novembre in prima serata su Canale 5 la terza stagione dello show musicale con 4 giudici d'eccezione: J-Ax, Anna Tatangelo, Rita Pavone e Francesco Renga
Michelle Hunziker è a casa: «Sto aspettando di andare a prendere le bambine a scuola» dice. E il discorso scivola inevitabilmente sulla situazione che stiamo vivendo: «Noi mamme siamo preoccupate e abbiamo paura che quest’ansia si possa riversare sui nostri figli» spiega. «Dobbiamo cercare di proteggerci e allo stesso tempo tenere alta l’energia e provare a pensare alle cose belle».
E allora parliamo di musica, di divertimento, di... “All together now - La musica è cambiata”, insomma. «Ottima idea! Ce n’è bisogno. È un format positivo... oddio, è una parola che di questi tempi forse è meglio non usare (sorride). Ti mette addosso la voglia di cantare, di ballare. È una vetrina, certo, ma non promette carriere discografiche. Ma soprattutto è un game show e con i 50 mila euro in palio magari si riesce a realizzare il sogno di qualcuno».
Per lei è la terza edizione al timone del programma. Stavolta c’è un sottotitolo: “La musica è cambiata”. «Abbiamo deciso di raccontare di più i concorrenti, vogliamo affezionarci ai nostri 12 protagonisti. Arrivano da tutta Italia, ognuno con la propria storia, e li scopriremo puntata dopo puntata. Cantare davanti al “muro umano” di 100 persone non è facile: all’inizio li vedremo emozionati, poi tireranno fuori tutta la loro grinta».
C’è anche un’altra novità importante. «Già, la giuria: Francesco Renga, Rita Pavone, Anna Tatangelo e J-Ax. Ognuno di loro può confermare o modificare il verdetto del muro, assegnando o togliendo cinque punti. Ma la nostra è una giuria speciale, che non si è mai vista in altri show».
Che cosa intende? «Nel nostro programma i giudici si esibiscono: in genere non succede, votano e basta, mentre qui si sono messi a disposizione per cantare, divertirsi, duettare e cimentarsi anche nei pezzi degli altri. Sono travolgenti».
Ci parla dei giudici? «Francesco Renga è stato per me una rivelazione, si è dimostrato di una ironia pazzesca, è un bresciano doc e fa morire dal ridere. Si divertiva così tanto che anche dopo aver finito le prove restava in studio a cantare col “muro”. Io: “Francesco, hai finito?”. E lui: “No, voglio continuare a cantare, si sta troppo bene!”. Ad Anna Tatangelo ho sempre voluto bene: come canta lei dal vivo, ce ne sono pochi. È sul palco da quando aveva 14 anni, ha una professionalità incredibile e in questo contesto si è lasciata andare: Anna è tutta ancora da scoprire, è una bellissima donna con un grande talento e penso che lei sia arrivata a un punto della sua carriera in cui sta seminando molto bene. In giuria Francesco e Anna “litigano” tutto il tempo: li chiamo Cip e Ciop perché battibeccano, si punzecchiano e fanno ridere. Sembrano moglie e marito».
E Rita Pavone e J-Ax? «Rita è la Tina Turner italiana. Ha cantato con Ella Fitzgerald, è famosissima in tutto il mondo: è una di quelle artiste che vanno riscoperte, ha fatto talmente tanto che bisogna raccontarlo. E tutto questo bagaglio personale e professionale lo porta sul palco, ha una grinta e una energia invidiabili. E poi fa di quegli acuti che “spettina” tutti. J-Ax c’è dalla prima edizione, quest’anno fa il presidente del “muro”, con cui è sempre in sintonia, prestato alla giuria. È un valore aggiunto, oltre a essere molto stimato da tutti quelli che fanno musica, è prima di tutto una bellissima persona. Sul lavoro siamo simili: non ci piace perdere tempo e siamo puntualissimi, il che è una rarità. È nato un amore tra lui e Rita: hanno deciso che faranno una cosa insieme».
La maggior parte dei concorrenti si esibisce davanti al pubblico per la prima volta. Lei se la ricorda la sua prima volta su un palcoscenico? «Le racconto la volta in cui mi sono emozionata di più. Era il 2005, la prima del musical “Tutti insieme appassionatamente” al Teatro della Luna a Milano. Prima di salire sul palco ero in iperventilazione, non avevo salivazione... ero davvero convinta che sarei svenuta. Lì ho sentito il peso del giudizio, della responsabilità. Preparare un musical non è facile e quando alla fine la gente si è alzata in piedi ad applaudire... beh, è stato un momento meraviglioso. Ho la pelle d’oca ancora oggi a ripensarci».
Nella vita davanti a che cosa si alza in piedi? «Davanti a chi si impegna per raggiungere un obiettivo. Portare a termine un corso di studi, vincere una malattia, superare crisi difficili come quelle delle donne che aiutiamo con la nostra fondazione e gli eroi di tutti i giorni. Noi mamme la standing ovation la facciamo ai figli quando vanno a letto la sera e possiamo avere del tempo per noi. Anche se poi sei così stanca che dopo 30 secondi ti addormenti (ride)!».
Quale canzone sceglierebbe per esibirsi davanti al “muro”? «Una canzone emotiva che possa colpire al cuore e che in ogni caso non potrei permettermi: qualcosa di Barbra Streisand, di Whitney Houston o di Lady Gaga come “Shallow”. O potrei farmi del male con una Giorgia... Mi piace molto cantare ma... “a ognuno il suo mestiere”».
Tutti in piedi a cantare: il “muro” vota così
Uno degli elementi fondamentali del programma è il “muro umano”: 100 persone esperte di musica che danno il proprio voto alle esibizioni alzandosi in piedi e cantando in caso di gradimento, restando sedute in caso contrario. Tanti i volti noti del “muro”: tra gli altri ci sono Le Donatella, Mietta, Simona Bencini, Silvia Mezzanotte, Alessia Fabiani, Melita Toniolo, Sara Facciolini, Valentina Parisse e Il Cile.
Questi 4 giudici ci riserveranno molte sorprese
J-Ax: «Tra i giurati io mi sento… un infiltrato del “muro”»
Nelle scorse edizioni J-Ax è stato il “presidente del muro”, stavolta si siede al tavolo della giuria. Un bel cambiamento? «Beh, le poltrone dei giurati sono un po’ più comode (ride). In realtà mi sento un “infiltrato” del “muro” in giuria. Sono quasi sempre d’accordo con il giudizio dei 100. Non è stato un passaggio traumatico, insomma».
È più severo il “muro” o la giuria? «In linea di massima io e Rita non siamo troppo severi, ma in generale la giuria forse è più esigente. Non è però sempre così».
Cosa la colpisce in una esibizione? «Il pathos: mi deve “smuovere” qualcosa dentro. Poi ci vuole rispetto per la canzone che si porta e allo stesso tempo originalità».
Come sono i suoi colleghi giudici? «Renga è una persona bella fuori e bella dentro: una rarità. Rita è un mito vero, sentirla cantare dal vivo è straordinario, ed è una persona dolcissima che mi ha conquistato. Anna è una combattente, una delle cose più difficili nella mia vita è stata avere l’ultima parola in una discussione con la Tatangelo».
La sua prima esibizione quando è stata? «Avevo 7 anni, era un concorso per bambini in una radio locale. Cantai “Jeeg robot d’acciaio”. Eravamo in due e arrivai secondo».
C’era il pubblico? «Come no? C’era il deejay della radio e io ero emozionatissimo».
Lei il “muro” lo conosce bene: quale brano riuscirebbe a conquistarlo? «Il muro rispetta lo spirito di “All together now” che è uno show improntato sulla festa e sul divertimento. E allora con “I will survive” di Gloria Gaynor si scatenerebbero proprio tutti».
Anna Tatangelo: «Faccio la “disturbatrice” al tavolo della giuria»
È già stata giudice nella quarta edizione di “X Factor”. Si è fatta bionda da poco «e per ora ho intenzione di rimanere così». È appena uscito il suo ultimo disco “Fra me e te”: «Un brano che segna un cambiamento importante nella mia vita». Mentre parla al telefono prepara delle polpette al sugo. E nella giuria di ”All together now”, lei e Francesco Renga sono i “disturbatori”.
Anna, è vero? «Lo confesso. Io e Francesco parliamo e ci confrontiamo in continuazione. E non siamo mai d’accordo, in effetti sembriamo Sandra e Raimondo...».
Con Michelle vi conoscevate già? «Sì. Quando ho vinto “Celebrity MasterChef” ho devoluto alla sua associazione per la difesa delle donne il premio finale. Siamo amiche e insieme ci divertiamo, in questo show cantiamo, balliamo, giochiamo. Amo la sua spontaneità e la sua voglia di mettersi in gioco».
I concorrenti si esibiscono davanti al “muro”. Ricorda la sua prima volta su un palco? «A 7 anni mi esibivo ai matrimoni e alle comunioni dei parenti, ero una specie di jukebox. Dai 10 anni in poi mio papà cominciò a iscrivermi ai primi concorsi provinciali e regionali. Allora avevo una grande faccia tosta, non mi agitavo per niente. Adesso sono più emotiva, guai a starmi intorno nei 20 minuti prima di un’esibizione!».
Quale brano canterebbe per conquistare il “muro”? «Un pezzo di Mia Martini. Anche se è un rischio, beninteso, ma se devo far emozionare devo puntare su un brano che sento mio, come “Gli uomini non cambiano”. È uno dei pezzi che portavo ai concorsi da bambina».
Da giudice cosa la colpisce di più durante un’esibizione? «Non amo la tendenza a strafare, non ci deve essere. È proprio una cosa che non mi piace per niente».
Rita Pavone: «Il mio esordio? A 9 anni e poi mi venne un febbrone»
Rita Pavone non è alla sua prima esperienza come giudice. «L’ho fatto anche per i ragazzi di “Sanremo Young” lo scorso anno» dice. «Ma qui è diverso, c’è l’interazione con il “muro” e con i colleghi di giuria. Mi diverto moltissimo, soprattutto con J-Ax».
Come mai? «Francesco è molto simpatico, Anna è una donna in gamba e la conosco da quando era una ragazzina, ma con J-Ax ho legato di più. Lo conoscevo già come artista ma solo ora l’ho scoperto anche come persona: colto, intelligente, preparato. Mi piacerebbe fare qualcosa con lui in futuro».
Ricorda la prima volta che si è esibita in pubblico? «Avevo 9 anni, ero stata invitata dall’allora compagnia telefonica Stipel per partecipare allo spettacolo “Buongiorno marziani” al teatro Alfieri di Torino, davanti a circa 1.500 persone. Io avevo un doppio ruolo: facevo l’imitazione di Al Jolson (il cantante protagonista del primo film sonoro “Il cantante di jazz” del 1927, ndr) e poi, visto che ero rossa e lentigginosa, interpretavo una ragazza americana che arrivava in Italia e cantavo “Arrivederci Roma”».
Era emozionata? «Le dico solo che dopo l’esibizione mi venne la febbre e mi durò una settimana! L’emozione fu così forte che capii che quella era la mia strada».
Cosa la colpisce, in qualità di giudice? «La capacità di stare sul palco e riempire la scena».
Nella vita davanti a chi si è alzata in piedi, come fa il “muro”? «Davanti a Shirley MacLaine che cantava “Send in the clowns” a Londra: ti prendeva l’anima. E mi sono alzata in piedi pure davanti a James Brown all’Olympia di Parigi: alla fine lui si inchina al pubblico e tu senti che sei davanti a un mito».
Che cosa l’aspetta? «Spero di tornare a fare concerti. Ho 75 anni, vado bene e vorrei dare ancora una zampata alla vita».
Francesco Renga: «Mi ricordo ancora il terrore del primo concerto»
È stato coach a “The Voice” nel 2018 «ma non sono un personaggio televisivo» dice. «Per chi fa il mio lavoro, la tv non è una scelta da prendere alla leggera perché può essere un’arma a doppio taglio».
Chi l’ha convinta a partecipare ad “All together now”? «Michelle. Mi ha fatto la prima telefonata e mi ha spiegato la filosofia del programma. È stata il motore di tutto. E meno male, perché è un’esperienza meravigliosa, e l’idea che possiamo fare compagnia agli italiani in un momento dificile è la cosa più bella. E poi mi sono innamorato di Michelle...».
È una dichiarazione d’amore? «Mi ha rapito il cuore, è una donna incredibile. È l’archetipo femminile che preferisco: la bellezza che si sposa con l’ironia e il sapersi prendere in giro».
C’è un’altra donna del programma con cui non ha fatto altro che punzecchiarsi simpaticamente... «Anna Tatangelo (ride). Con lei in giuria siamo sempre in disaccordo. E il risultato è esilarante».
Ricorda il suo primo concerto? «Perfettamente. Avevo 15 anni, eravamo al cinema Pace a Brescia e con il gruppo “Precious time” partecipavamo al “Deskomusic”, un concorso tra le band degli istituti superiori della città. Volevo essere figo e mi feci prestare la camicia da mio fratello maggiore: era color salmone e ci navigavo dentro. Ero così terrorizzato che ho cantato tutto il primo pezzo girato di spalle... nonostante questo abbiamo vinto, abbiamo cambiato nome e siamo diventati i Timoria».
Con quale brano si esibirebbe davanti al “muro”? «“L’immensità”, la canzone che cantava sempre mia madre».
Davanti a chi si alzerebbe idealmente in piedi nella vita? «Davanti a chi fa il proprio dovere con onestà, amore e passione. Soprattutto se con il lavoro si aiutano gli altri».
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Lo scopo dei concorrenti, che sono tutti cantanti, è quello di coinvolgere i 100 giudici che sono posizionati nel “muro“, facendoli cantare e ballare insieme a loro. Più persone si alzano, più alto è il punteggio