Siamo stati in anteprima dietro le quinte del quiz in onda tutte le sere dal 22 settembre alle 20.25 sul Nove
Un ancora caldo giorno di settembre, in uno stabile all’apparenza anonimo alla periferia nord di Milano, Amadeus, che tutti chiamano Ama, si accinge a debuttare sul Nove con un gioco a lui caro. Un tempo, quello della tv pubblica, si intitolava “Soliti ignoti”, ora è stato ribattezzato “Chissa chi è”. Ma è lo stesso format.
Oggi si registra la prima puntata che andrà in onda domenica 22 settembre. Nello studio disegnato dallo scenografo Marco Calzavara, un po’ come un teatro e un po’ come un laboratorio di ferro e acciaio, un autore istruisce le “identità”. Si chiamano così i personaggi di cui i concorrenti dovranno indovinare mestieri, attività o passioni. «Tutto chiaro? Avete domande?». Le otto “identità” si portano una alla volta al centro dello studio e leggono su un foglietto i tre “indizi” che le riguardano. «Dovete essere naturali, il foglietto non ce l’avrete in onda!» si raccomanda l’autore.
Nel frattempo al primo piano, attorno a un grande tavolo, altri autori rimaneggiano senza sosta la scaletta della puntata. Su una porta lì accanto un cartello indica: “Amadeus”. Lui, quello che ha sbancato le ultime cinque edizioni del Festival di Sanremo e vari altri programmi della recente storia televisiva, è in camerino. Cosa si prova in una giornata come questa? «Adrenalina, curiosità, ma non agitazione. Mi incuriosisce tutto, è come essere in una casa nuova. Amo prendere possesso degli spazi: il camerino, il bagno, la sala dove si mangia... per poi fare sempre lo stesso percorso, seguire gli stessi schemi. Del resto sono della Vergine». In una sorta di salotto-anticamera, con un largo divano per le riunioni, sul tavolino è poggiata una pianta di peperoncini portafortuna appena consegnata.
La moglie Giovanna Civitillo come da tradizione (e scaramanzia) in ogni debutto si aggira nei pressi: «Non posso mancare, sono arrivata stamattina da Udine! (José, il figlio della coppia, gioca nelle giovanili dell’Udinese, ndr)». Nel camerino di Amadeus un cuore appeso al muro recita: “Papà sei il migliore”. «Spero che mio figlio lo pensi ancora» sorride l’interessato mentre la truccatrice finisce di acconciarlo. «Mi sono portato qualcosa dei vecchi camerini» dice Amadeus. E passa in rassegna i quadri, la caricatura fatta da un ex concorrente, un mazzo di cornetti nerazzurri come i colori dell’amata Inter.
Mentre in una sala vicino un catering provvede ai pasti di tutta la produzione, lui procede con la vestizione («Per ogni programma scelgo un abito “divisa”, è molto comodo»), a seguire c’è la riunione con gli autori prima di andare in studio per la registrazione. Il nuovo titolo del gioco, “Chissà chi è”, è stato ideato con Federico Taddia. «Mi piaceva il suono» spiega l’autore «cercavamo qualcosa che fosse bambinesco, riconoscibile, immediato, che avesse un suono giocoso. Così abbiamo iniziato a giocare: “Chissà chi è questo? Chissà chi è quello?”». Chissà chi sono le “identità” che, in carne e ossa, si sono presentate in mattinata. «Finalmente le incontriamo di persona» racconta il capoprogetto Fausto Enni.
«Vediamo dal vivo le somiglianze con il “parente misterioso”. In questa nuova edizione sarà un po’ meno misterioso, infatti Amadeus lo mostrerà subito a inizio puntata e poi a ogni “identità”». A cercare e catalogare le “identità” ci pensano le autrici Sonia Mastellone e Anna Senatore, grazie a loro ci sono cinquemila schede già pronte. «Abbiamo iniziato la preparazione a giugno per trovare un bacino di professioni e mestieri» spiega Enni «tutte le “identità” hanno tre indizi, due riguardano la loro vita, il terzo indizio è un gioco scritto da noi».
Intanto sono le 13.30 e il pubblico è già in fila aspettando di entrare. Il regista Stefano Vicario scende in studio a dare le ultime indicazioni: «Io sono un cronista per immagini, seguo quello che racconta Amadeus». Finalmente si accendono le luci e tutto si colora. Entra Amadeus tra l’ovazione del pubblico. Silenzio. «Benvenuti alla prima puntata di “Chissà chi è”. Sono felice di questa bella avventura, passate parola, fate sapere che ci siamo, che siamo qui tutte le sere alle 20.25!». Si parte.