Anna Billò: «A casa non si vive solo di calcio»

È la regina della Champions League di Sky e a settembre tornerà in onda. A Sorrisi ha raccontato che...

Anna Billò  Credit: © Simone Perolari
23 Agosto 2021 alle 15:36

La videochiamata è fissata nei primi giorni d'agosto. Mentre parliamo e io boccheggio per il caldo asfissiante di questi giorni, Anna Billò, in gran forma e con un sorriso smagliante, si strofina braccia e spalle per riscaldarsi. Lei, vedendomi sorpresa, anticipa la mia domanda e dice subito: «Sono a Parigi eh... Qui fa freddo e piove». La Billò si divide tra la capitale francese, dove vive con il marito Leonardo (Leonardo Nascimento de Araújo, ex calciatore e ora direttore sportivo del Paris Saint-Germain), con i figli Tiago di 9 anni e Tomas di 7, e Milano, dove lavora. È la regina del calcio Sky. Da brava giornalista, è curiosissima e mi fa notare che, appeso al muro della mia cucina, c’è un oggetto in legno che le ricorda una tavola da surf. «È uguale a quella dei miei figli» dice mentre prende la sua e me la mostra. È un’occasione per togliermi subito la prima curiosità...

Il surf? Credevo che con due genitori come voi i figli stessero crescendo a pane e pallone.
«I miei bambini sono appassionati di surf, skate e tennis. Il calcio si pratica ma non è predominante».

Nell’educazione sei una mamma rigida?
«Sono molto severa. Detto regole e rompo le scatole soprattutto sul comportamento. Ho ricevuto un’educazione altrettanto severa dai miei genitori, che però hanno saputo concedermi, via via, le giuste libertà».

E tuo marito?
«È apparentemente “friendly” ma per me è un “brasiliano svizzero” perché anche lui è esigente».

La conduzione della scorsa Champions League che sapore ha avuto?
«Mi sono divertita moltissimo. Per fortuna ho dei colleghi fantastici con i quali sono in sintonia».

In passato il racconto del calcio in tv è stato appannaggio maschile. Ma da anni non è più così. Credi che ci sia ancora qualche pregiudizio?
«Per fortuna non sono mai stata vittima di pregiudizi o discriminazioni. La differenza la fa la preparazione. Non mi riferisco solo alla tv. Se penso a un articolo firmato da Emanuela Audisio (inviata del quotidiano “La Repubblica”, ndr), credo che il giudizio vada al di là dell’identità di genere. Dietro ai suoi pezzi c’è cultura, preparazione, stile, scrittura, si va oltre la semplice passione per lo sport. Noto che da alcuni anni non ci si pone più il problema se a condurre una trasmissione di calcio sia un uomo o una donna. Sono cresciuta con Martina Maestri, un altro riferimento femminile importante, che ora, dopo una lunga gavetta, è diventata responsabile di Sky Sport24».

La passione per il calcio quando comincia?
«Ho sempre praticato sport, in particolare pattinaggio artistico, sin da piccola, solo che quando bisognava competere ho sempre fatto un passo indietro. Le gare: mai nella vita!».

Eppure hai scelto un mestiere, quello della giornalista televisiva, che è molto competitivo...
«Non ho mai dovuto sgomitare. Ho fatto la mia gavetta interna alla redazione e il passaggio alla conduzione è avvenuto in modo naturale. Sono entrata a Sky il 31 luglio del 2004 e ho svolto tutti i ruoli possibili e immaginabili. Mancava solo quello del centralino (sorride)».

Se detesti le gare, avrai ansia da prestazione.
«Certo, e ho seguito un lungo percorso per tenere a bada l’adrenalina e l’agita- zione che ti salgono prima della diretta».

Temi molto il giudizio?
«Sulla parte estetica i miei figli sono impietosi. Notano se ho una spalla fuori, se i capelli sono legati o sciolti. Mi dicono: “Mamma, oggi malissimo”, oppure: “Sei stata perfetta”».

Sin dall’inizio, quali sono stati i tuoi riferimenti femminili nella conduzione?
«Simona Ventura e Ilaria D’Amico. Sono due icone della tv perché la loro con- duzione va al di là del genere sportivo, sono trasversali e capaci di intercettare più fasce di pubblico».

A proposito di trasversalità, ti cimenteresti in un altro genere televisivo?
«Mi diverto a raccontare il calcio. Mi sono specializzata in questo genere. Non mi vedrei a parlare d’altro. Non sono una showgirl. Sono una giornalista sportiva».

Tanto calcio nella tua vita. Qual è stata l’emozione più grande in questi anni?
«Ricordo uno dei primi “bordocampo” a Genova dove, quando piove, in due secondi viene giù il diluvio. Ero pronta per andare in diretta e, una volta in onda, ero totalmente fradicia e inguardabile creando qualche imbarazzo in studio...».

Restando agli esordi, ci puoi raccontare un aneddoto?
«Il momento più imbarazzante è stato quando mio marito mi ha chiesto in diretta di sposarlo».

Una curiosità: ti sei sposata nel 2013, i tuoi figli sono nati entrambi il giorno 13. È il tuo numero portafortuna...
«È una coincidenza singolare. I miei figli sono nati con parto naturale. Ma c’è un’altra strana coincidenza: entrambi sono venuti alla luce di domenica».

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