Beppe Convertini conduce “Azzurro. Storie di mare”

La nave salperà il 24 luglio, su Rai1 e andrà alla scoperta di un grandissimo “serbatoio” di biodiversità

22 Luglio 2022 alle 08:36

Un lungo viaggio per conoscere le bellezze delle coste italiane con le interviste a chi vive il mare e a chi lo difende ogni giorno dall’inquinamento. Beppe Convertini è pronto a farci sognare in questa caldissima estate con “Azzurro. Storie di mare”, il programma dedicato alle acque del nostro Belpaese e ai piaceri che ci offrono, dalla cucina allo sport, dal turismo alle tradizioni. La nave salperà il 24 luglio, su Rai1, a partire dalle 9.40 e andrà alla scoperta di un grandissimo “serbatoio” di biodiversità. «Rai1 quest’anno ha voluto allungare il programma per rendere ancora più ricco il nostro racconto. E devo dire che è stata una scoperta anche per me» racconta Convertini.

Che cosa vedremo in queste nuove puntate?
«Faremo conoscere quei mestieri legati al mare come il guardiano del faro, ma anche quelli che sono in via di estinzione, come il maestro d’ascia, il tonnaroto, il rais, il cordaro. Poi ci faremo accompagnare dalle parole di alcuni personaggi famosi: Michele Placido in Puglia, Massimiliano Gallo a Napoli, Peppino di Capri nella magnifica isola dell’amore. Con Drusilla Foer andrò in Toscana, mentre in Sardegna incontrerò i Tazenda. Infine in Sicilia vedrò Leo Gullotta e Totò Schillaci».

Qual è il suo rapporto con il mare?
«È qualcosa di molto speciale, perché mi dà quel senso di libertà e di pace che nessun altro elemento riesce a trasmettermi. L’acqua ti fa allontanare dai cattivi pensieri e ti trasporta in un’altra dimensione».

Davanti al mare spesso ci lasciamo andare ai ricordi. Quali sono i suoi?
«Sono nato e cresciuto a Martina Franca (TA), nell’entroterra pugliese, nella valle d’Itria, a 25 chilometri dal mare che, però, ho scoperto tardi. Provengo da una famiglia umile. Non potevamo permetterci di andare in vacanza. Dopo la scuola, lavoravo come garzone nella bottega di mio cugino per guadagnare qualche soldo o andavo a fare i mercati. Erano poche le volte in cui riuscivo a prendere il pullman per recarmi con i miei amici al mare. Il nostro posto preferito era Savelletri (BR), un tempo villaggio di pescatori, oggi sede di masserie bellissime e posto di mare molto rinomato e gettonato tra le celebrità nazionali e internazionali».

Le spiagge sono in genere silenziose testimoni delle prime cotte…
«Mi viene in mente l’anno in cui mio cognato andò a lavorare in provincia di Lecce. Affittò un bilocale e mia sorella portò anche me: all’epoca avevo 15 anni. Conobbi tanti ragazzi e ragazze che venivano dal Nord. Ricordo di essermi preso una cotta e... romanticissimi tramonti».

Fu quella la sua estate più bella?
«Beh, era il primo amore sotto l’ombrellone: è stato emozionante».

La prima festa sulla spiaggia?
«Fu un weekend in cui andai a trovare mia sorella e i suoi amici: la sabbia, il fuoco, la chitarra, i canti e gli sguardi. Che bello!».

E il primo bagno di mezzanotte?
«Con gli amici, a fare tuffi e scherzi. E qualche piccola immersione».

A proposito di immersioni, quanto tempo riesce a resistere sott’acqua?
«Qualche secondo (ride), ma sono un principiante. Preferisco nuotare appena sotto la superficie del mare con maschera e boccaglio».

Scogli o sabbia?
«Spiaggia, perché amo giocare a racchettoni e a beach volley, e camminare sulla battigia».

Invece la prima gita in barca?
«A 20 anni andai con alcune persone a pescare i ricci per poi mangiarli con il pane. È una tradizione tipica della Puglia».

Qual è il suo piatto estivo preferito?
«La frisa pugliese, che è un tarallo di grano duro cotto al forno, tagliato a metà in senso orizzontale e fatto biscottare con pomodoro, olio, sale, origano».

Qual è il film che le fa pensare al mare?
«“Respiro” di Emanuele Crialese, soprattutto quando viene mostrata la processione della Madonna in acqua».

La canzone?
«Due: “Il mare d’inverno” di Loredana Bertè e “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla».

Per usare una metafora, nella vita lei è uno che naviga a vista o pianifica ogni rotta?
«Da ragazzo pianificavo, ma oggi il mio istinto è navigare a vista perché in questo modo ho la possibilità di cogliere ogni sfumatura del percorso che sto facendo. Anche il mio libro “In viaggio con Beppe Convertini” l’ho scritto con questo spirito».

L’estate da dimenticare?
«Quando, a 18 anni, ho perso il mio papà».

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