La giornalista parla del suo nuovo programma "Prima di domani" che vedremo su Rete 4 dal lunedì al venerdì: «Osserveremo meglio la realtà»
Dopo la pausa festiva, ha ripreso “È sempre Cartabianca”, ma dall’8 gennaio su Rete 4 Bianca Berlinguer conduce anche la trasmissione di informazione quotidiana dal lunedì al venerdì alle 20.30 (la fascia oraria prima occupata da Nicola Porro con “Stasera Italia”). E che ora avrà un nuovo titolo: “Prima di domani”.
Cara Bianca, intanto si chiude il suo primo “quasi mezzo anno” a Mediaset: “È sempre Cartabianca” è partito su Rete 4 il 5 settembre 2023. Naturale fare un bilancio…
«Come ho già detto a “Verissimo”, dopo una partenza faticosa, ma era inevitabile che fosse così dopo 34 anni passati in Rai, ora, toccando ferro, mi sembra che stia andando bene».
E la nuova sfida del programma quotidiano quanto la preoccupa?
«Molto, ma posso contare su una grande squadra, affiatata e appassionata, quella che è venuta con me dalla Rai e quella che ho trovato qui. A partire dai tecnici dello studio fino al parrucchiere e al truccatore, tutte persone preziose per realizzare un clima di equilibrio e di tranquillità».
L’idea che aveva sul mondo Mediaset nei suoi anni di Rai era corretta, o è rimasta sorpresa?
«Francamente non mi ero fatta alcuna idea, se non quella di una comune spettatrice. Quando ho deciso di fare il passaggio a Mediaset è accaduto perché avevo la sensazione che si fosse chiuso un ciclo e che era il momento di aprirne un altro. E la mia preoccupazione costante era ed è quella di non deludere il pubblico: quello che speravo mi seguisse dalla Rai e quello nuovo che avrei incontrato a Rete 4. E adesso con il quotidiano mi aspettano giorni di lavoro particolarmente impegnativi, è un’esperienza a cui tengo moltissimo».
Il programma quotidiano è nelle sue corde da sempre.
«Sì, perché sono cresciuta professionalmente in un telegiornale. E quando ho smesso di dirigere il Tg3, ho fatto “Cartabianca” in versione quotidiana, dalle 18.25 alle 18.55. Anche stavolta seguirò l’attualità, dando spazio alla notizia più importante della giornata, tenendo conto che andiamo verso le elezioni europee di giugno, cosa che spero renderà il dibattito politico più interessante. Certo, tra il programma quotidiano e il settimanale ci aspetta una prova tutt’altro che facile».
Lavorerà molte ore in più.
«Quello non mi spaventa: sono una stacanovista».
Teme la concorrenza nella fascia oraria delle 20.30?
«Non solo la temo, ma sono consapevole che è la concorrenza più forte che ci sia oggi in televisione, affidata a una giornalista bravissima, Lilli Gruber».
Come si regolerà con gli ospiti?
«Inviterò tanti di quelli tradizionalmente presenti a “È sempre Cartabianca”, più altri nuovi personaggi capaci di leggere la cronaca sociale e quella politica. Anche ragazze e ragazzi che guardino la realtà con occhi diversi».
Nei suoi programmi ha avuto sempre tante voci originali, capaci di generare dibattito. Per gestirle in studio è più efficace alzare la voce o allargare il sorriso?
«Purtroppo certe volte è necessario alzare la voce, urlare proprio, come fanno i prof a scuola. Quando si parlano addosso, io dico: “Non fatemi fare la maestra” perché non mi piace affatto».
Le è mai capitato di redarguire un ospite a telecamere spente?
«No, quello no. Se succede qualcosa, avviene davanti a tutti e finisce lì, non continua dopo».
Se qualcuno la fa arrabbiare in onda, che fa?
«A volte, nei dibattiti accesi, sorrido tra me e me».
Nel programma quotidiano ci sarà Mauro Corona, il “Sancho Panza” che nel passaggio a Mediaset ha promesso di non abbandonare la sua “Donna Chisciotta”?
«Ho trovato molto carina questa sua uscita. E sì, Corona farà qualche incursione, ma non sarà una presenza fissa come al martedì in prima serata».
Corona dice che a unirvi sono i vostri due caratteracci.
«Se pur così fosse, il mio è sicuramente migliore del suo (ride)».
Ma lei si sente come Don Chisciotte? Le succede di combattere contro i mulini a vento o di impegnarsi in battaglie perse in partenza?
«Sì. Sono ostinata fino alla cocciutaggine. Sono sarda. Mia madre diceva: “Quando ti metti in testa qualcosa, smuovi le montagne”».
Ha passato le Feste in famiglia?
«Sì, con mio marito, mia figlia, mio fratello, le mie sorelle e i miei nipoti. Sono zia, non ancora nonna...».
Il regalo più bello che ha ricevuto?
«Giulia, mia figlia che ha 25 anni appena compiuti, mi ha regalato una nostra foto insieme nel giorno della sua laurea».
Su Instagram ha postato una foto dalla mostra dedicata al suo papà: “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer” a Roma. Sarà aperta fino all’11 febbraio. Che effetto le ha fatto?
«È fatta benissimo e mi ha emozionato, come tutte le cose che riguardano papà. È moderna, interattiva, con foto, discorsi, video, i libri che leggeva e la sua scrivania, quella a cui sedeva quando lavorava a casa. Mi piacerebbe che interessasse anche quei giovani che quando lui è morto, l’11 giugno 1984, non erano ancora nati».
E cosa si augura per il 2024?
«Che in Medio Oriente non venga sacrificata, ancora una volta, la causa palestinese. E, per quanto riguarda la mia persona, spero di uscire viva e vegeta da questo difficile anno bisestile».