Daniela Sardella: «Ho ereditato il pollice verde dal mio papà»

Ci parla della rubrica "Fiori e Canzoni" che ha nel programma del padre Luca il sabato su Rete 4 alle ore 13

Daniela Sardella con il papà Luca
29 Marzo 2019 alle 09:05

La vediamo condurre con il suo papà, Luca Sardella, "Parola di pollice verde", la trasmissione del sabato mattina su Rete 4 che ogni settimana fa tappa in località suggestive del nostro Paese per mostrare le eccellenze paesaggistiche e agroalimentari italiane. Si parla di benessere, giardinaggio, ricette gustose e consigli per avere balconi meravigliosi (guardate, per esempio, quelli nella pagina accanto per coltivare l’orto in città).

• Luca Sardella: «Con i miei consigli avrete un orto perfetto anche in balcone!»

Ma Daniela Sardella nel programma ha anche una rubrica tutta sua, “Fiori e Canzoni”, in cui intervista personaggi dello spettacolo sulla musica e le piante.

Daniela, da dove nasce l’idea di unire questi due mondi: fiori e canzoni?
«Per me è stato naturale, sono le mie due grandi passioni. Ho iniziato a cantare a 5 anni, suono il pianoforte e sono diplomata al Conservatorio. Del resto sono cresciuta con papà, che è autore di tante belle canzoni. E da sempre, grazie a lui, ho imparato ad amare le piante. Anche se mio padre mi prende in giro perché preferisco quelle che hanno i fiori. Io le trovo più belle!».

Quali sono le sue preferite?
«Le camelie, perché hanno un profumo intenso. E le orchidee, piante elegantissime. Mi piacciono specialmente quelle della varietà screziata Cattleya, molto scenografiche».

Ha un terrazzo fiorito a casa?
«Sì, abitiamo in centro a Roma e il nostro terrazzo è un trionfo di rose in questo momento».

Cosa ha scoperto intervistando gli ospiti della sua rubrica?
«Molti hanno gusti floreali particolari. Francesco Renga, per esempio, ha scelto istintivamente l’elleboro, il fiore che simboleggia un amore non del tutto corrisposto... E infatti è velenoso».

Il fiore in cui si rispecchia?
«Il girasole. Mi mette allegria, mi dà calore ed è uno dei fiori che in casa resiste di più: basta metterlo in vasi capienti con tanta acqua e spuntare un po’ il gambo ogni giorno».

La canzone in cui si parla di fiori che le piace di più?
«Ultimamente canticchio I ragazzi stanno bene, il brano sanremese dei Negrita, che sono rockettari come me (ride). Mi piace il verso “Con in mano una chitarra e un mazzo di fiori distorti”. L’idea dei fiori distorti è interessante e affascinante».

Ha ricordi teneri legati ai fiori?
«In questa stagione mi scende sempre una lacrimuccia se vedo le violette: ho perso mia mamma quando ero bambina e lei me ne faceva trovare sempre un mazzetto sul vassoio della colazione. Ecco, quelle lì, le prime “cornutelle” primaverili, erano tutte per me, solo per me».

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