Grande appassionato di tutto ciò che riguarda il mondo del soprannaturale e del mistero, da martedì 30 novembre è su DMax con la nuova edizione

Grande appassionato di tutto ciò che riguarda il mondo del soprannaturale e del mistero, Daniele Bossari torna martedì 30 novembre su DMax con la nuova edizione di "Il boss del paranormal". E continuerà a cercare di chiarire fenomeni ed eventi apparentemente inspiegabili.
Daniele, da dove nasce questo interesse per il paranormale?
«Mi intriga fin da quando ero bambino. Ero un divoratore di fumetti su Ufo, alieni, fantasmi. Ma anche di film come Ghostbusters. E a dieci anni impazzivo per un gioco da tavolo chiamato “Brivido”, che esiste ancora oggi. Poi, crescendo, mi sono appassionato ad alcuni autori del genere, da Edgar Allan Poe a Stephen King».
Ma crede in questi fenomeni?
«Semplicemente mi incuriosiscono, mi affascinano Dai rituali magici alle credenze popolari e alle superstizioni, è un universo che mi meraviglia e diverte».
Lei è superstizioso?
«Non sono ossessionato, non vado in crisi. Ma se mi taglia la strada un gatto nero un pensierino ce lo faccio (ride)».
Ha degli incubi ricorrenti?
«Bè, se ho mangiato pesante a cena, mi capita (ride). A parte gli scherzi, ricordo che c’è stato un periodo in cui sognavo spesso di essere inseguito da un leone e di dover scappare».
Lei è un tipo pauroso?
«Ho mille paure. Se vedo un film dell’orrore, prima di andare a letto guardo qualcosa di leggero per allentare la tensione. E comunque dormo con la luce accesa!».
Quali sono i suoi film preferiti di questo genere?
«A parte "Shining", che è un capolavoro, ce ne sono tanti. Da "Poltergeist" a "Suspiria" fino a "Io sono leggenda". Mentre non sono mai riuscito a guardare "L’esorcista"... solo l’idea mi terrorizza!».
C’è un limite alla sua curiosità per il paranormale?
«Non mi avvicinerei mai a pratiche occulte, tipo sedute spiritiche, dove è facile imbattersi in situazioni spiacevoli che giocano sulle sofferenze e le debolezze altrui».
Il più grande mistero insoluto?
«Ovvio... Cosa c’è dopo la morte!».