Davide Mengacci: «Giro l’Italia cercando delizie ma io cucino solo il risotto»

La strana vita dell’«esploratore» di Rete 4 che troviamo in onda dal lunedì al sabato con «Ricette all'italiana»

Davide Mengacci conduce «Ricette all’italiana» dal 2013. Il programma oggi è diviso in due parti distinte: alle 11.20 «Il viaggio»; alle 12.30, dopo il Tg4, «Il menù»
22 Novembre 2018 alle 10:37

Mengacci, lo sa che lei fa un lavoro meraviglioso? Visita luoghi bellissimi e mangia cose buonissime.
«Aspetti, ora le spiego, non è proprio così (mi sorride mentre si toglie la giacca per sedersi al nostro tavolo. Ci incontriamo in un ristorante nel cuore di Milano, ndr). Innanzitutto faccio un lavoro faticoso dal punto di vista fisico, perché viaggio in continuazione, sto in piedi dalle sei alle nove ore nei tre giorni in cui registriamo. Mangio bene? Tranne qualche pausa di una quarantina di minuti, la maggior parte delle volte mangiamo in fretta roba del catering riscaldata in una vaschetta di alluminio. Come posti, vedo un aeroporto, una stazione, un albergo e una piazza. Ma, scherzi a parte, tutto questo mi piace. Ed è vero, mi diverto» (il cameriere prende le ordinazioni. Mengacci sceglie una tartare di ricciola, ndr).

Con l’esperienza maturata nei programmi di cucina sarà diventato uno chef stellato.
«Non so cucinare e non mi piace farlo. Quando mi confronto con i veri cuochi mi scoprono subito (resto colpita dalla sua risata, sonora ma composta, perfettamente scandita come la sua dizione impeccabile). L’unico piatto che mi riesce è il riso alla monzese che mi ha insegnato mia madre».

Quindi ai fornelli non si avvicina?
«Cucino solo per i miei due cani, che adoro. Condisco le crocchette con brodo, olio e pancetta».

Da quest’anno Anna Moroni è sua partner nel programma «Ricette all’italiana». La conosceva già?
«No. L’ho vista su YouTube. Inizialmente la sua voce mi ha lasciato molto perplesso, ma ho pensato che sia il suo sia il mio sono timbri riconoscibili. Una coppia ideale».

In effetti il suo timbro è inconfondibile, Davide.
«Ho fatto per 13 anni il pubblicitario. In televisione non sono un artista ma un comunicatore. Mi considero un impiegato della tv. Non vado alla ricerca del programma di prima serata per poi stare fermo due anni. Lavoro tutti i giorni come se andassi in ufficio».

Lei ha ideato e condotto trasmissioni che hanno fatto da apripista ad altri programmi…
«“Perdonami” non era forse il precursore di “Stranamore”? E “Luogocomune” era come il “Quinta colonna” di oggi. Sono stato per anni l’unico conduttore ai fornelli. Ho creato programmi che poi i miei colleghi più abili hanno trasformato con grande successo. Forse non ero capace io!».

Dà l’idea di essere molto controllato. Ma qualche volta batte i pugni sul tavolo anche lei?
«Nella mia vita due volte ho alzato la voce. Comunque non sono un finto tranquillo. Sono proprio così».

Ha lavorato con i mostri sacri della tv. Ci racconta qualche aneddoto?
«Grazie a Mike Bongiorno ho conosciuto mia moglie. Avevo appuntamento con lui a mezzanotte in un ristorante perché voleva parlarmi. Per tenermi sveglio e ammazzare il tempo fino a quell’ora andai a un evento. È lì che incontrai mia moglie. Invece una volta Corrado mi spacciò per “pastiglie miracolose” delle normali compresse di aspirina. Me le aveva date dopo che mi ero lamentato per il mal di testa e la stanchezza dovuti ai ritmi delle registrazioni di “Il pranzo è servito”. Ricordo le sue risate alla fine dello scherzo».

Con suo figlio Rudy Zerbi com’è ora il rapporto?
«Rudy è un figlio naturale che io ho trovato già grande. Stiamo cercando di costruire un tipo di rapporto che abbia un valore ma finora non l’abbiamo ancora trovato. Mi imbarazza dichiarare i miei sentimenti e forse questo mio modo di essere potrebbe avere frenato eventuali slanci affettivi da parte di Rudy».

Ha compiuto 70 anni. Il suo futuro lo immagina in tv?
«Ho anche altre grandi passioni: la fotografia, il tiro a segno con aria compressa, anche se non vado a caccia. Adoro le automobili. Nella mia vita ne ho avute 85. Detto questo, è vero, alla mia età la gente va in pensione, ma io non smetto. Sono come gli squali: se mi fermo, muoio».

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