Diego Dalla Palma torna su Rai Premium con “Uniche”

Da venerdì 15 aprile il make-up artist di fama mondiale intervisterà protagoniste del mondo dello spettacolo e della cultura

15 Aprile 2022 alle 08:25

«Non sono interviste ma confronti, scambi»: parola di Diego Dalla Palma che, per la sesta edizione consecutiva, torna al timone di “Uniche”, il programma che andrà in onda da venerdì 15 aprile in seconda serata su Rai Premium (canale 25 del digitale terrestre). L’autore d’immagine più famoso al mondo incontrerà, nelle nove puntate inedite, protagoniste del mondo dello spettacolo e della cultura: Luciana Savignano, Nina Zilli, Cecilia Gasdia, Maddalena Crippa, Tamara Donà, Annamaria Bernardini de Pace, Paola Concia, Oriella Dorella e Maria Rita Parsi.

Nell'atmosfera intima creata dal conduttore in studio, le ospiti rivelano se stesse attraverso il racconto-confessione delle loro storie personali. In questo “viaggio introspettivo” fatto di confidenze, conversazioni sincere e appassionate, Diego Dalla Palma sarà accompagnato da brillanti esperti di beauty, stile e bellezza che interverranno, ispirati alle e dalle protagoniste della serie, con preziosi consigli sull’immagine, sulla cosmesi e sulla cura di sé.

Partiamo dal principio: quante donne ha truccato?
«Dalle trenta alle quarantamila».

Quante ne ha intervistate?
«Almeno tremila. Ma in verità, io le intervisto tutte perché, prima di intervenire sul loro aspetto, parto sempre con una quindicina di domande che apparentemente sembrano banali e inopportune, ma che mi consentono di farmi un’idea su chi ho di fronte e come desidero che appaia. La verità? La mia è una vita dedicata alle donne».

Tra le sue interviste-confessioni, qual è la storia più triste che ha sentito?
«Francamente quella di Rosalinda Celentano perché è un’anima in pena che è al buio perché qualcuno le ha spento la luce. Lei cerca la luce come una bambina smarrita. Per me è una poetessa considerevole e un’autrice di arte figurativa notevole perché realizza dei ritratti e dipinti stupefacenti. È una persona che mi ha graffiato l’anima…».

E quella più giocosa e positiva?
«Drusilla Foer. Perché riesce a condire con intelligenza e positività persino il trauma e la malinconia».

Parliamo della sesta edizione del suo programma “Uniche”: cosa ha in serbo per gli spettatori?
«Quello che ho in serbo per me: la voglia e la speranza di non perdere mai lo stupore di fronte alle mie interlocutrici».

Essere uniche cosa significa?
«Raccontarsi con verità fino a farsi male se necessario».

Lei si sente unico?
«Sì e con tutti perché porto con me il dolore e il tormento. Quando sento puzza di omologazione, scappo come una lepre». 

Cosa la spinge a invitare un ospite piuttosto che un altro?
«La sintonia prima di ogni cosa. E poi la disponibilità, perché taluni personaggi vorrebbero venire ma esigono dei compensi elevati e noi non ce lo possiamo permettere. Io detesto una parola che considero cretina: target. Quando sento un agente discografico, letterario o cinematografico che mi dice: “Ma non è il suo target”, io vado su tutte le furie perché per questi “viaggi dell’anima” non esistono tipologie di personaggi e di pubblico…».

Ci fa un esempio?
«I Måneskin. Damiano lascia a bocca aperta una novantenne oltre che una quindicenne. Raccontarsi in un programma come il mio significa scoprire dei lati inediti di una persona, cogliere delle sfumature e delle tonalità che sono utili a capirne il temperamento».

A proposito di Damiano, frontman della band, apprezza il suo look?
«Tantissimo. Di Damiano e degli altri componenti del gruppo. Se vuoi sapere se un cantante, un attore, un modello, un conduttore tv è autentico, devi fare una cosa: devi andare nei posti che frequenta - penso dal tabaccaio o al supermercato - i giorni immediatamente successivi a quello che è stato il suo momento di celebrità e vedere come si comporta. Se è uguale significa che è un artista autentico e che ama il suo mestiere e non il successo fine a stesso, l’operazione di marketing. E questi ragazzi sono così. Me lo hanno riferito degli amici che abitano in via del Corso a Roma dove questi ragazzi si sono esibiti tante volte…». 

E tra le giovani donne cantanti chi preferisce?
«Elodie e Gaia».

C’è qualcuna che, pur desiderandola, non è riuscito né a truccare né a intervistare?
«Rossy de Palma perché io sono curioso e lei non ama la leziosità».

Oggi si fa prima a contare chi non ha ceduto alla tentazione del ritocchino. Come se lo spiega?
«Che vince sempre l’omologazione. Le ragazze di vent’anni hanno tutte lo stesso look: l’eyeliner messo allo stesso modo, sopracciglia fatte con lo stampino, i vestiti nemmeno a parlarne. Lo dico sempre: l’omologazione è una condanna». 

Tante attrici oggi sostengono che il cinema snobba le over sessanta. Anche lei è di questa convinzione?
«È vero, ma perché ci sono donne che hanno fatto stravolgimenti tali sul viso da perdere espressività. Pensiamo a Meg Ryan, la fidanzatina d’America. Nessun regista la vuole più nemmeno per un cameo perché sul volto non si muove più niente. Una mimica facciale immobile non è più credibile. Non è più giovanissima, ma credo che Monica Guerritore abbia ancora oggi un fascino strepitoso. Lei è vera e dà ancora tanto a chi la segue. Di recente ho incontrato Giovanna Ralli, ha più di ottant’anni ma ha uno charme e un’eleganza unici. I segni del tempo ci sono e la rendono più bella». 

Diego Dalla Palma è diventato ormai un brand di fama mondiale. Avrà accumulato una fortuna. Come spende i suoi soldi?
«Ho due atteggiamenti: uno da estremo provincialismo che mi fa andare cauto nelle spese. Mi spiego: ho paura di spendere troppo perché sono stato tanto ma tanto povero. Nella mia vita ho trascorso periodi di immensa indigenza, poi di grande ricchezza, poi sono diventato di nuovo povero e ancora ricco. L’ultima volta, che risale a cinque anni fa, ho avuto l’ultima botta di povertà e lì ho pensato: appena riesco a mettere da parte un po’ di soldi, starò molto attento. L’altro atteggiamento riguarda invece la serenità. La disponibilità economica mi aiuta a portare avanti la mia vera passione che è quella di viaggiare».

Tornando al suo programma e quindi alle donne, qual è sempre stata la sua figura femminile di riferimento?
«Mia madre. Invecchiando mi riscopro sempre più simile a lei per la sua veemenza, il suo pragmatismo. Mio padre era un uomo decisamente più spirituale e riflessivo. Mamma, una donna instancabile e piena di energia».

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