Don Marco Pozza ci racconta come nasce “Io credo”: «Che emozione dialogare con il Papa»

«Gli avevo chiesto un’intervista di tre minuti» racconta il conduttore. «E lui mi ha risposto che gli sarebbe piaciuto fare un intero programma»

Papa Francesco e don Marco Pozza in una sala attigua all’Aula Paolo VI, in Vaticano, dov’è stato ripreso il loro dialogo
20 Febbraio 2020 alle 11:04

Il Papa e il prete, faccia a faccia, per raccontare la preghiera e l’esperienza della fede in chi crede e in chi non crede. Ogni lunedì, in prima serata, va in onda su Tv2000 “Io credo”, terzo appuntamento (dopo “Padre Nostro” nel 2017 e “Ave Maria” nel 2018) di un progetto televisivo affascinante ed eccezionale. Papa Francesco e don Marco Pozza, teologo e cappellano del carcere “Due Palazzi” di Padova, dialogano per otto puntate (più una nona, finale, che propone l’incontro nella sua interezza) sul “Credo”, la professione di fede del cattolico, e ne approfondiscono le parole con semplicità, intensità ed emozione. In questo ragionare sono accompagnati dalle testimonianze di otto personaggi famosi, credenti e non, e da otto storie di comunità incontrate da don Marco lungo la “Via di Francesco”, il cammino che va da La Verna ad Assisi toccando luoghi significativi nella vita di san Francesco.

Don Marco, com’è nata la collaborazione col Papa?
«È nata sentendo che c’è una fatica nel pregare le preghiere più semplici. L’abitudine le fa diventare come filastrocche… Da buon veneto mi ripetevo spesso: “Tutto a posto in teoria, ma in concreto?”. Così mi sono messo a ragionare con il cuore e con la testa sui vari concetti delle preghiere assieme a gente non credente, dalla fede difficile, agnostica… E un giorno mi sono detto: “Sarebbe bello chiedere al Papa cosa prova mentre recita il Padre nostro!”. Gli ho scritto chiedendogli tre minuti di intervista: mi ha risposto per telefono dicendomi che gli sarebbe piaciuto fare un programma intero insieme. Ho provato stupore, imbarazzo, disagio, meraviglia: di tutto un po’. Avevo trovato il compagno di cordata migliore per tentare la conquista di questa vetta».

Come avete preparato questo e gli altri dialoghi?
«Assieme scegliamo l’ossatura e le sfaccettature da affrontare: il “Credo”, per esempio, è un mare infinito, ha dentro tutto. Poi io elaboro una traccia mettendo a frutto il mio dottorato in Teologia: gliela presento, la affiniamo discutendone, infine uniamo i vari pezzi e la componiamo. Poi la mettiamo da parte e, com’è giusto, ci lasciamo guidare dallo Spirito dopo aver pregato assieme. La libertà che il Santo Padre ti dona nella fase di creazione è persino imbarazzante: è per questo che, certe volte, tremano i polsi anche per la più piccola scelta. Il lavoro per questa trasmissione è iniziato a giugno. Con il regista Andrea Salvadore abbiamo ragionato a lungo sui possibili abbinamenti con storie e personaggi, e poi siamo partiti».

Ci accompagni dietro le quinte di questa particolarissima intervista…
«Ci siamo presi un pomeriggio intero. Mi sconvolgono la sua resistenza, la sua concentrazione e la sua profonda umanità. Quando entra nel discorso, sia in pubblico che in privato, ti dà la sensazione che quella sia la cosa più importante che sta facendo. C’è con tutto se stesso, nulla riesce a distrarlo. Con il Papa funziona il detto: “Buona la prima”, non abbiamo dovuto girare nulla due volte».

Immagino che trovarsi faccia a faccia con un pontefice non sia la cosa più semplice del mondo. Come si è regolato? Le hanno dato consigli di cerimoniale?
«L’unico cerimoniale che conosco è la buona educazione. Basta guardarmi in faccia per capire che la formalità non mi appartiene. Avevo una sola preoccupazione: se in tv avrei potuto dargli del tu, come in privato, o del lei. Me l’ha risolta il Papa: “Inizia con il lei, io ti rispondo con il tu e poi prosegui con il tu”. E ha sorriso. E poi: una conversazione si può fare con il lei? Il “tu” è il pronome della vicinanza, non della villaneria. Dio mi invita a dargli del tu (e infatti diciamo “Padre nostro”) e io al suo rappresentante in terra dovrei dare del lei?».

Potrebbe esserci un quarto appuntamento?
«Io vivo alla giornata nel senso più divino del termine: non siamo noi a dettare i piani alla Provvidenza. E siccome vedo che la Provvidenza ci sa fare, lascio a lei l’agenda. Avrei paura di giocare al ribasso».

Il voto di Francesco: non guardare la TV

Papa Francesco appare sempre a suo agio in televisione e da arcivescovo di Buenos Aires creò anche un canale per la diocesi, Canal 21. Eppure da 30 anni non accende il televisore. Lo ha rivelato nel 2015 in un’intervista: «È un voto fatto alla Vergine del Carmelo la notte del 15 luglio 1990». Al giornalista che chiedeva il motivo spiegò: «Ho solo detto: “Vedere la tv non fa per me”». Chi vuole seguire l’attività quotidiana di Francesco non può mancare l’appuntamento settimanale in edicola con la rivista Il mio Papa.

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