Enrico Bertolino: «A “Che tempo che fa” finalmente posso improvvisare»

L’attore, comico ed esperto di comunicazione, da qualche settimana è ospite fisso di Fabio Fazio la domenica sera su Raiuno

Enrico Bertolino a "Che tempo che fa"
7 Marzo 2019 alle 14:58

Enrico Bertolino lo vedete la domenica sera su Raiuno attorno al tavolo di “Che tempo che fa” e il venerdì mattina ad “Agorà” su Raitre con la sua rassegna stampa molto particolare.

E durante il resto della settimana cosa fa? Scrive, prepara spettacoli teatrali, fa corsi di formazione ai manager e agli studenti e si districa fra vari impegni professionali (e familiari). Questa intervista si incastra, per l’appunto, tra un impegno e l’altro. Con frasi che arrivano a raffica. «Scusi, ma ho la vita da seguire, essendo milanese devo sempre trovare dei lavori: qui, quando si ozia, ci si sente in colpa». Poco dopo, sempre senza sprecare tempo tra una frase e l’altra, aggiunge: «A Milano se non corri ti guardano male, pensano che sei già in pensione e invece io son ben lontano da quota 100!».

Partiamo dalla domenica. A gennaio è entrato nel cast fisso di «Che tempo che fa». Cosa fa esattamente?
«Riempio un posto a tavola. Che poi è importantissimo, sai com’è: “aggiungi un posto a tavola”. Di fatto sono entrato in sostituzione di Fabio Volo».

Esce Volo, entra Bertolino.
«Fazio mi ha chiesto di andare a dargli una mano, a supportarlo nella fase di entrare in battuta, lì non si possono fare pezzi di repertorio».

Come ci si sente a essere seduto a un tavolo con altri ospiti e non sul palcoscenico da solo?
«Si deve viverla diversamente. A teatro mi tolgo le mie soddisfazioni con il pubblico, che è anche numeroso. A quel tavolo bisogna essere con la battuta pronta. Il mattatore è abituato a gestire i suoi tempi, al tavolo, invece, devi conformarti anche ai tempi degli altri. Io ho a fianco Orietta Berti che mi controlla e sto molto attento!».

Non si sente “limitato”?
«Il mio ego è già sufficientemente nutrito dal teatro e nelle aule dove faccio corsi di comunicazione, formazione manageriale e comportamentale. Qui ho solo 40 minuti da dividere con un capocomico (Fabio Fazio, ndr) con Luciana Littizzetto e Nino Frassica! Vedete voi...».

Lei che fa seminari sulla comunicazione, ci dica quali sono le tre regole d’oro dell’arte della conversazione.
«La prima regola è ascoltare. Diceva Plutarco ne “L’arte di ascoltare” che se la natura ci ha dato due orecchie e una sola lingua ci sarà un motivo. Prima di parlare devi ascoltare quello di cui si tratta. La seconda regola è la concisione: bisogna essere coincisi su qualsiasi cosa, figurarsi se c’è tempo di spiegare una battuta. La terza regola è quella di avere un contatto visivo con tutti: nella conversazione bisogna mettere in moto tutti i sensi, tranne il tatto e l’olfatto».

Cosa non si deve mai fare?
«Non bisogna mai alzarsi e andare via, neanche mentalmente. Il pubblico in studio offre qualche distrazione, ma bisogna stare concentrati e apparentemente sereni; sorridere, il sorriso aiuta, anche se nei talk show ormai vale la regola contraria, quella per cui arrabbiarsi fa alzare gli ascolti. Un po’ di eleganza va salvaguardata».

Prepara prima i suoi interventi?
«Chiedo solo agli autori chi saranno gli altri ospiti e vado a documentarmi. L’altra sera, per esempio, c’era Lorenzo Musetti, un tennista sedicenne che non avrei mai riconosciuto non essendo un patito di tennis. Voglio farmi un’opinione personale».

Insomma, è un secchione.
«Cito solo questo aneddoto. A chi gli domandava come mai provasse ancora il monologo dell’“Amleto” dopo 20 anni di carriera, il grande attore Laurence Olivier rispondeva: “Se non provassi il pomeriggio, non potrei improvvisare la sera”».

Quindi da Fazio solo improvvisazione?
«Le battute pronte non sono per me, sono per i grandi comici come Woody Allen. Io sono per l’improvvisazione. A volte funziona, a volte no. Certo, basta che non fai quattro battute di fila che non funzionano. A volte è Fazio che mi coinvolge, a volte è Frassica. È come in una famiglia».

A proposito di famiglia, la sua cosa dice di questo impegno domenicale?
«È contenta, perché sono fuori casa tutte le domeniche e loro possono vedere quello che vogliono in televisione e non la partita. Prima io monopolizzavo il televisore».

Ci sono altri programmi dove le piacerebbe andare?
«In realtà un’idea per un programma io ce l’ho, ma i tempi non sono facili e gli spazi sono tutti occupati da modelli ad alta digeribilità che costano poco e che rendono molto, come i talent, che però non sono il mio ambito».

Quali sono i suoi altri impegni oltre la tv?
«Ho una mia società di formazione e mi occupo di teatro. Faccio “Instant theatre”, teatro ispirato a fatti di cronaca. Con Luca Bottura abbiamo appena finito la tournée di “Neuroscettici” sulle elezioni europee, e ora, l’11 marzo, l’8 aprile e il 6 maggio, saremo al Teatro Manzoni di Milano con “Interessa l’articolo?”».

Si ispira, ovviamente, ai fatti della settimana, alle notizie, ai giornali...
«Sì, a tutto questo. Come faccio anche per la rubrica di “Agorà”. Ogni venerdì mattina ho i miei dieci minuti di notizie “calde” su Raitre, commento i fatti della settimana. Questo spazio scatena un mondo di “haters”, gli odiatori: ti odiano e continuano a guardarti per continuare a odiarti».

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