Enrico Papi: «Questa volta canto anch’io!”

Presenta in prima serata su Tv8 “Name that tune – Indovina la canzone” il quiz musicale tra squadre composte da vip e gente comune

Enrico Papi
17 Settembre 2020 alle 08:28

La musica nella vita di Enrico Papi c’è da sempre. Fin da quando suonava il piano da ragazzo («studiando la musica classica capisci quanto siano importanti le note») o intratteneva il pubblico prima dei concerti. E poi quando ha condotto il quiz musicale più longevo in Italia, “Sarabanda”, e ha fatto il concorrente a “Tale e quale show”. Ora, a suon di musica, Papi debutta il 15 settembre in prima serata su Tv8 con “Name that tune – Indovina la canzone”. Un quiz prodotto da Banijay Italia, dove cantanti e appassionati di note si sfidano nell’afferrare al volo il titolo di una canzone mentre lui, il conduttore, si destreggia fra domande, performance, orchestra dal vivo e travestimenti. Con l’allegria e l’entusiasmo di sempre. In realtà non proprio come sempre. Stavolta tra il pubblico, dietro le quinte o davanti allo schermo, non ci sarà mamma Luciana. «È volata in cielo» ha scritto Enrico Papi una settimana fa. «Sarà il primo programma senza di lei...». Pausa. Un respiro e si riparte.

Papi e un quiz musicale: binomio collaudatissimo.
«“Name that tune” è un programma molto nelle mie corde, tant’è che termineremo ogni puntata con “L’asta musicale” e il “7x30”, i giochi classici di “Sarabanda”. Di base però i programmi musicali hanno successo se fatti da chi ama veramente la musica. Vale sia per i concorrenti sia per i conduttori».

E per lei vale da sempre.
«La musica è l’unica forma di aggregazione tra etnie, persone, caratteri diversi. Una canzone unisce tutti. Le note da sole non hanno senso ma insieme danno l’armonia. Così noi da soli non abbiamo significato. Per questo ho voluto una sigla speciale».

Speciale in che senso?
«Nel testo dico che non mi ricordo i compleanni e i nomi delle persone, ma le canzoni non le dimentico mai. Ed è vero! Ci sono pure tutti i nostri concorrenti, anche Lino Banfi che fischietta».

Lei canterà nel gioco?
«Interpreto alcune canzoni con un finale sbagliato, i concorrenti devono indovinare la frase giusta. Con una parrucca e un paio di occhiali passo da Eduardo De Crescenzo a Jovanotti, da Giusy Ferreri a Vasco Rossi».

Eclettico...
«In realtà resto io. Anche a “Tale e quale show”, qualsiasi cantante imitassi la voce era quella, cambiava il trucco».

Ormai avrà un orecchio allenatissimo.
«Quello sì, ma sono dell’idea che ognuno deve fare il lavoro per cui ha studiato. Mi posso divertire a cantare, ma resto un conduttore “leggero”. Mi spaventa quando tutti pensano di poter fare tutto. Il pubblico se ne accorge».

“Name that tune” è un “Sarabanda 2.0”?
«La versione originale è americana degli Anni 50, da lì era stata tratta anche “Sarabanda”. Qui abbiamo aggiunto tutto quello che precede i giochi finali: è una lunga introduzione divertente per arrivare alla fine».

Certi format, per citare Venditti, «fanno dei giri immensi e poi ritornano».
«C’è chi dice “format vecchio” o “format nuovo”. Come puoi dire che Beethoven è vecchio? “My way” di Frank Sinatra la puoi cantare anche oggi magari con una nuova strumentazione. Io stesso ho condotto “Il gioco dei 9” e “La ruota della fortuna”. Il problema è quando fai per anni solo e sempre la stessa cosa».

Da tre anni è in onda su Tv8 con “Guess my age”. Si è guadagnato così la prima serata?
«E siamo alla quarta stagione. Io all’epoca ero già contento e lusingato di essere stato chiamato per fare 40 puntate. Dopo la prima, gli ascolti sono raddoppiati, poi triplicati. A volte chiudiamo con un milione di spettatori. Avrebbe potuto essere un fallimento».

Le sfide le mettono adrenalina?
«Mi metto sempre in gioco, non so se è un mio difetto, ma spesso cerco la strada più difficile, mai quella più comoda. Quando abbiamo fatto “La pupa e il secchione” sembrava una follia che io interrogassi i concorrenti davanti a una giuria».

Il tratto più difficile di questa strada?
«Dopo la puntata di prova di “Guess my age” volevo andare via. È stato il momento in cui ho avuto più paura di fallire. Ero stato fermo per un po’ di anni, ho fatto la prova da conduttore modello. Poi mi sono detto: “Devo essere io!” e l’ho rifatta alla mia maniera».

Stop, pausa e ripartenza.
«Sempre. Da quando ero piccolo ho fatto questo, ideare e condurre programmi».

Ha già idee per altri programmi?
«Ne ho ideato uno con Banijay Italia, un game dove giocano vip e persone comuni. Per ora ho girato la puntata pilota per il mercato internazionale».

In oltre trent’anni di carriera chi è stato il suo riferimento?
«Mia mamma... Quando facevo un programma, la prima cosa che pensavo e immaginavo era cosa lei potesse pensare. Era molto critica».

La volta che è stata entusiasta?
«A “Tale e quale show” veniva sempre tra il pubblico. Era abituata a vedermi condurre, lì ero uno dei concorrenti. Ma lei era così contenta che a fine serata veniva da me, ancora sudato e truccato, e diceva: “Amore mio, ma chi te lo fa fare? Sei bravissimo!”. Lei capiva la mia passione».

Le regole del gioco

È una gara musicale tra personaggi famosi. In ogni puntata due squadre formate da quattro concorrenti (cantanti e appassionati di musica) si sfidano cercando di indovinare alcune canzoni (italiane e internazionali). La squadra vincitrice della puntata torna a giocare nella puntata successiva. Alla quinta puntata (la finale) i componenti della squadra vincitrice si sfidano tra loro per eleggere il campione dei campioni che vincerà la coppa di “Name that tune”. Le prime due squadre sono capitanate da Elettra Lamborghini e Lino Banfi. A seguire, le squadre di Sabrina Salerno, Anna Tatangelo, Fabio Caressa e Morgan. Il format originario nasce negli Usa nel 1952 su Nbc Radio. È stato adattato in Italia prima con ¬
“Il Musichiere” (1957-60) e poi con “Sarabanda” (1997-2017).

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