Fabio Fazio: «Dagli ospiti di “Che tempo che fa” ho imparato l’umiltà»

Il conduttore festeggia la 20ª edizione del suo show e dice a Sorrisi: «Ho sempre avuto un solo obiettivo: avere la stima e la fiducia del pubblico»

8 Ottobre 2022 alle 08:36

Dopo un’estate da record in cui è stato il programma più seguito sui social pur non andando in onda, con quasi 10 milioni di interazioni e più di 17 milioni di visualizzazioni solo su Facebook, il 9 ottobre torna “Che tempo che fa” in prima serata su Rai3. «Siamo alla ventesima edizione» dice Fabio Fazio, pronto a iniziare la nuova stagione dello show.

Nella prima puntata del 13 settembre 2003, immaginava che sarebbe arrivato così lontano?
«Non mi immaginavo niente. La tv non è come un gioco a carte, in cui ci sono regole precise. Si aggiusta il tiro man mano che i tempi cambiano. Basti pensare al ruolo dei social. Vent’anni fa nessuno avrebbe mandato in onda un video fatto con un telefonino».

Esordì dicendo: «Sono un po’ invecchiato». Ma era un ragazzino!
«Adesso, invece, in un mondo di finti giovani io sono un vero vecchio. Prenderei in prestito il linguaggio delle agenzie immobiliari. Se un appartamento è “da personalizzare” vuol dire che ci troviamo davanti a una catapecchia. Ecco, anch’io sono maturo, “da personalizzare” (ride)».

Ha tenuto i diari di questi anni?
«Per scelta non conservo nulla. Così non c’è il rischio di autocompiacersi o di ripetersi. Non tengo agende nei cassetti, non appendo foto. Più che i ricordi, restano le impressioni, le emozioni che si confondono con la realtà».

Nel titolo e nella prima sigla, “Che tempo che fa” omaggiava il mitico colonnello (poi generale) Edmondo Bernacca, indimenticato maestro delle previsioni meteo.
«Sì, con il climatologo Luca Mercalli iniziammo a parlare di crisi climatica quando ancora non ci pensava nessuno. Raccontavamo ciò che sarebbe successo se non fossimo intervenuti cambiando le nostre abitudini nei confronti del pianeta. Fin dall’inizio, l’idea era parlare di “tempo” per capire che tempi stessimo vivendo».

E per farlo ha chiamato esperti di ogni settore: lo storico dell’arte Flavio Caroli, lo scrittore Roberto Saviano, l’economista Carlo Cottarelli, il giornalista Michele Serra, l’immunologo Roberto Burioni. Quest’anno chi saranno le voci-guida?
«Serra, Burioni e Saviano torneranno spesso a raccontare il presente».

All’esordio del programma, ad annunciare gli ospiti c’era Ilary Blasi. Per lei fu un bel trampolino di lancio.
«E mi auguro che, oltre alla solida carriera che conosciamo, ritrovi presto la serenità anche nella vita privata».

Come scelse Filippa Lagerbäck?
«Volevo una donna elegante, con una personalità forte e senso della misura. Motivi per cui Filippa ci è piaciuta subito ed è rimasta con noi nei vari traslochi di rete: Rai3, Rai1, Rai2 e ritorno».

Questi traslochi sono serviti a trovare la casa giusta?
«Ho sempre lavorato in Rai con un solo obiettivo: avere la stima e la fiducia del pubblico, che è la cosa più importante».

In 20 edizioni, saranno passati da lei più di 4.000 ospiti...
«Emmanuel Macron, Giorgio Napolitano, Oscar Luigi Scalfaro, Eugenio Scalfari, Piero Angela, Andrea Camilleri, Werner Herzog, Valentino, Arnaldo Pomodoro, Tony Blair, Renzo Piano, Liliana Segre... Mamma! Tutti».

23 ottobre 2004: Mikhail Gorbaciov. 7 febbraio 2021: Barack Obama. 6 febbraio 2022: papa Francesco. Cosa ha provato dialogando con ospiti di questo calibro?
«Prima smarrimento, di fronte a persone immense. E poi soddisfazione, per aver lavorato con onestà intellettuale. I protagonisti delle interviste sono gli intervistati, non l’intervistatore. Una volta feci a Vincenzo Mollica la domanda: “Cosa ti hanno lasciato i grandi che hai intervistato?”. La risposta, che condivido, fu: “L’umiltà”».

È più difficile intervistare scienziate come Rita Levi-Montalcini e Margherita Hack o calciatori come Maradona e Pelé?
«Meno ne sai di un argomento, più è facile. Di scienza io non so nulla. Infatti con Renato Dulbecco, nel 1999 a Sanremo, mi sentivo un alieno e quindi fu divertentissimo. La curiosità è la chiave di tutto».

Dato che le ha conosciute entrambe, ci dica: secondo lei è più “diva” Madonna o Lady Gaga?
«Madonna. Lady Gaga è stata molto empatica, si divertiva. Con Madonna si capiva che per lei l’intervista era un passaggio di routine».

George Clooney, Richard Gere, Tom Hanks e Meryl Streep... i miti di Hollywood da lei si sentono a casa. Un aneddoto speciale?
«Uma Thurman che scoppiò a piangere dopo aver ascoltato i genitori di Giulio Regeni (il dottorando ucciso in Egitto nel 2016 per cui ancora oggi si chiede giustizia, ndr)».

È stata dura intervistare i suoi miti, da fan?
«Devo dire che con Ron Howard e Paul McCartney ho rischiato l’afasia. La tentazione, da fan, era quella di non aprire bocca e ascoltare e basta: “Dite quello che volete”».

Vista la sua passione per l’alpinismo, le avrà fatto un certo effetto anche incontrare Walter Bonatti.
«Di tutti e fra tutti è quello che più mi ha lasciato ricordi personali, da amico, che custodisco gelosamente. Un dono».

Ma veniamo alle... “note dolenti”. Dalla stagione 2005-2006 si è abbattuto su di lei “l’uragano” Luciana Littizzetto.
«Luciana è un vento che scompiglia le idee, un vento vitale, il miglior talento comico che abbiamo in Italia».

E la mette sempre simpaticamente in imbarazzo. A “Domenica in” ha raccontato della volta in cui le fece uno scherzo sexy in camerino. Ci dia la sua versione dei fatti.
«Semplicemente, si presentò senza reggiseno. E io: “Ma che fai?”. E lei: “Visto che ce le ho anch’io?”».

Quest’anno si aggiunge un posto al Tavolo: arriva Mara Maionchi che promette di essere un altro “ciclone”. Pronto?
«Prontissimo. La squadra con Nino Frassica, Gigi Marzullo e gli altri si arricchisce con Mara che sarà una grande spalla».

Dopo venti edizioni, che cosa si augura per il futuro?
«L’anno prossimo compirò 40 anni di carriera televisiva, ma non ho nessuna voglia di invecchiare in tv. Vorrei stare accanto ai miei figli. Il futuro è loro».

Intanto è tornato bambino rilevando la fabbrica di cioccolato Lavoratti di Varazze (Savona)...
«Quella sì, che è la mia seconda vita. Fin da piccolo, i dolci mi erano proibiti tutti, tranne il cioccolato. Guardi quanta allegria mette già solo la parola “cioc-co-la-to”».

Quest’anno quindi alle sue ospiti insieme ai fiori farà trovare in camerino i suoi cioccolatini?
«No, è bene tenere separati gli ambiti lavorativi».

Peccato, sembrano buonissimi.
«Glieli farò assaggiare, le mando una scatola in redazione».

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