«Era arrivato il tempo di cambiare: dopo ben cinque anni ne avevamo bisogno sia io sia “L’Eredità”. Adesso sono in una rete che va fortissimo e sento un po’ la responsabilità»
«Al direttore Salerno gliel’ho detto anche l’altro giorno: Andre’, non si sa mai, teniamoci di riserva “Padre Brown”!». È con l’ironia che lo contraddistingue da sempre che Flavio Insinna si prepara ad affrontare una nuova pagina della sua carriera. Un doppio debutto, perché lunedì 7 ottobre (alle 18.30) non solo arriva per la prima volta su La7, ma lo fa anche con un nuovo gioco: “Famiglie d’Italia”, adattamento italiano di “Family Feud”, uno dei format più longevi della storia della televisione (negli Stati Uniti è andato in onda per la prima volta nel 1976), prodotto per il nostro Paese da Fremantle Italia. Il meccanismo di gioco è molto semplice: due famiglie (composte ciascuna da cinque persone) devono indovinare le risposte date dagli italiani a sondaggi su argomenti che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni per provare ad aggiudicarsi il montepremi da 10 mila euro: «Non sono tantissimi soldi ma se uno, tornando a casa, se li ritrova in tasca non ci rimane malissimo (ride). E poi avrà la soddisfazione di avere vinto con tutta la famiglia» osserva Insinna.
Quali sono le famiglie che verranno a giocare?
«Quelle vere: tradizionali, allargate, frutto di un secondo matrimonio, i cugini… Insomma, si tratta di cinque persone che si vogliono bene, unite da un forte legame familiare».
La parola “sondaggi di opinione” può far pensare a qualcosa di serio.
«Le rispondo con qualche esempio: “Ti lasci con il fidanzato o la fidanzata, quale cosa vai a comprarti?”. Oppure: “Quale odore o profumo ti riporta indietro nel tempo?”. O ancora: “Sei invitato a cena e non ti va di andare, quale scusa inventi?”. Ci sarà pure qualche argomento più profondo, ma cercheremo soprattutto di divertirci. La vera sfida è riuscire a creare un clima simpatico, quello del gioco da tavolo tutti insieme la domenica, per cui le persone ci scelgono sia per venire a giocare sia per seguirci da casa».
A quell’ora a casa non c’è che l’imbarazzo della scelta.
«Pensi che “Famiglie d’Italia” va in onda dagli Studios di via Tiburtina, a Roma, dove tutti i giorni incontro il mio amico Gabriele Corsi che conduce “Don’t forget the lyrics!” sul Nove. Poi, un po’ più tardi, c’è Amadeus che ha lasciato un gioco di Rai1 ed è andato a fare lo stesso gioco sempre sul Nove. E poi c’è Canale 5, Tv8… se metti via la paura e te la godi da spettatore, è entusiasmante».
Su Rai1, in contemporanea con “Famiglie d’Italia”, a novembre tornerà “L’Eredità”, che lei ha condotto fino al 2023.
«È una di quelle cose della vita che se me l’avessero detta non ci avrei creduto, e mi fa anche un po’ ridere. Ma, come dicevo, è la vita. E comunque, a dire la verità, dopo cinque anni di “Eredità” era ora di cambiare. Ne aveva bisogno il programma e ne avevo bisogno io. In queste settimane sto incontrando persone nuove, stimoli nuovi. Perciò non posso che ringraziare e continuare il viaggio. Rimangono l’affetto e la riconoscenza».
Lo scorso anno, proprio di questi tempi, aveva rifiutato la proposta di La7: cosa è cambiato?
«Avevo da poco terminato “L’Eredità”, su Rai1 doveva andare in onda il film tv “La stoccata vincente”: non potevo correre a La7, non mi sembrava il caso. Però ci tengo a dire che non ho scelto La7 perché la Rai non mi ha voluto. Anzi, ci siamo visti e mi sono state offerte alcune cose. Alla mia età, però, uno si guadagna un po’ la libertà di scegliere».
Prima ha detto: “Se metti via la paura”... lei ne ha un po’ per questa nuova avventura?
«Quel “friccico” che mi fa chiedere sempre: “Lo saprò fare?”. Sarei sciocco a dire che non sento la responsabilità. Ma partiamo, tra l’altro in un palinsesto già fortissimo, e vediamo. Che non vuol dire fare le cose con la mano sinistra, ma con quella follia dei 60 anni che ti fa sentire come quando ne avevi 20. E, a proposito di follia, vorrei dire a tutti che siamo fortunati a poter giocare alle 7 di sera con le famiglie in un mondo in guerra che altrove le famiglie le bombarda».
A gennaio, invece, partirà la lunga tournée di “Gente di facili costumi”.
«Sì, sempre con la regia di Luca Manfredi e Giulia Fiume in scena con me. Lo spettacolo era nato come un omaggio, nel centenario della nascita, a Nino Manfredi, che quel testo lo aveva scritto e interpretato con Nino Marino. Le poche serate che abbiamo fatto lo scorso gennaio, però, ci sono venute talmente bene che ce lo hanno richiesto in tutta Italia».