“Freedom – Oltre il confine”, Roberto Giacobbo: «C’è una buca profonda 35 metri? E io mi ci infilo!»

Riparte con 13 nuove puntate e ci svela quali avventure lo aspettano, tra grotte, maghi e rovine

Roberto Giacobbo
19 Dicembre 2021 alle 08:36

Roberto Giacobbo è una forza della natura. Ha energia e ottimismo da vendere ed è un piacere parlare con lui ora che il suo “Freedom - Oltre il confine” riparte su Italia 1 dal 19 dicembre con 13 nuove puntate: «Sono arrivato a quasi 400 prime serate in onda, da quando ho iniziato con “Stargate” nel 1999. Non è poco» dice con un moto d’orgoglio. E fa bene, anche perché da un recentissimo sondaggio realizzato dall’Istituto di ricerca Piepoli risulta essere al terzo posto nella classifica dei “narratori” uomini più bravi della tv. La buona notizia gliela diamo noi in anteprima.

Roberto, prima di te ci sono solo Paolo Bonolis e Gerry Scotti. Felice?
«Un risultato inaspettato. Che la mia passione mi abbia portato a questo mi sembra fuori da ogni previsione. Sono molto contento. Faccio una tv di contenuto e questo riconoscimento vale doppio perché significa che il contenuto è arrivato».

Non è finita. Sei terzo a pari merito con Fiorello.
«Potremmo fare una cosa insieme! Anzi, ti racconto un piccolo segreto. Le mie figlie sono andate nella stessa scuola della sua. Tre anni fa, alla recita di fine anno, la preside ha deciso di fare presentare la serata ai genitori. Sul palco eravamo io, Fiorello e Silvia Salemi che cantava. Abbiamo improvvisato, cantato, fatto qualunque cosa».

Quindi siete amici?
«Sì, ci siamo visti più di una volta e prima o poi andremo a cena insieme. Ma anche con Paolo Bonolis siamo in ottimi rapporti. Anni fa ho scritto un programma su Radio 2 per lui. Quando mi vede mi chiama Robertino e mi ha invitato ad “Avanti un altro!”, dove ho letto le domande ai concorrenti accanto a lui».

Secondo te perché sei così amato dal pubblico?
«Io parlo come vorrei ascoltare. Non ho mai fatto un programma di risposte ma di domande. Io sono in classe, non in cattedra, solo che ho la possibilità di chiedere a chi le cose le sa. Diciamo che sono “un telespettatore professionista” che cerca di fare gli interessi di chi guarda».

Ma avrai un segreto?
«Essere sempre presenti e rinnovarsi in continuazione. Le trasmissioni le finiamo praticamente il giorno prima che vadano in onda. Tant’è che quando non siamo fuori a girare, siamo nella nostra “cittadella” a lavorare».

Cosa sarebbe questa cittadella?
«È il posto qui a Roma dove nasce il programma. C’è una sala montaggio, uno studio tv, la “sala Geppetto” dove ripariamo le attrezzature, la sala impianti, la redazione, l’ufficio degli autori. Abbiamo il garage, un magazzino, le scenografie, un laboratorio… è tutto lì. Anche il parcheggio dove teniamo il camion per i servizi. Anzi, ora te lo faccio sentire mentre esce per andare in Sicilia a girare un servizio».

In sottofondo sento il rumore del motore che si accende, poi lo chiama sua moglie Irene, produttrice del programma, per confermare che faranno un servizio su una nave di marmo cinese che si trova dentro un bosco a Soriano nel Cimino (VT). E poco dopo il regista lo avvisa che sta partendo per Milano per rifare un’intervista che non è venuta bene.

Roberto, ma non vi fermate mai?
«Mai. Neppure dal punto di vista tecnologico. Stiamo girando con nuove telecamere ad altissima qualità di immagine. Usiamo obiettivi cinematografici e una serie di telecamere speciali con una lente a tubo subacquea che entra nelle fessure dei muri o dentro le fontane per farci vedere cosa c’è dall’altra parte. Sono sfizi che ti puoi permettere solo se vuoi un certo tipo di immagine».

E con quali “immagini” ci stupirai nelle nuove puntate di “Freedom”?
«Mi sono infilato 35 metri sotto terra, nel quartiere Monteverde di Roma. Un passaggio strettissimo, dove faccia a terra, nel fango, arriviamo alla fine di un cunicolo ed entriamo nell’ultima stanza, appena scoperta, dove siamo rimasti pochi secondi perché non c’era ossigeno. Era piena di stalattiti e stalagmiti enormi, cresciute in poco tempo. Poi gli scopritori l’hanno richiusa perché la natura continui a fare il suo lavoro».

Anche questa volta ci sarà qualche servizio girato negli Stati Uniti?
«Sono andato a Las Vegas dove ho incontrato il più celebre mentalista al mondo, Gerry McCambridge. Sono stato a casa sua e poi con le nostre telecamere siamo saliti sul palco per riprendere il suo spettacolo, ma non abbiamo capito niente dei trucchi che realizza».

E tu invece come ci stupirai?
«All’inizio di ogni puntata visiteremo un museo in 10 minuti. Ma quelli più particolari, come il Museo delle curiosità di San Marino (dove c’è una stola di volpe del ’700 che si mettevano al collo le signore per attirare le pulci); quello della Follia che si trova a Venezia (si mostrano dalle catene alle camicie di forza, dalle manette alla gabbie di detenzione, un museo dell’orrore vero); quelli dell’Arte sanitaria a Roma e delle Cere anatomiche a Cagliari, dove si trovano le riproduzioni in cera dei corpi sui quali si allenavano gli studenti di medicina. Infine termineremo ogni puntata parlando delle varie “sindromi”, ce ne sono tantissime. Come quella di Stendhal, della capanna, del campione, e perfino la sindrome del Natale».

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