Gabriele Corsi: il conduttore di «Reazione a catena» ha conquistato il grande pubblico

Se una sera d’estate, all’ora dell’aperitivo o poco prima di cena vi capita di passare sotto qualche finestra aperta, sicuramente sentirete la sua voce che annuncia il gioco dell’«intesa vincente» o quello di «caccia alla parola»

Gabriele Corsi a Napoli, dove registra «Reazione a catena» con un corno portafortuna e una statuetta di Totò  Credit: © Pigi Cipelli
26 Luglio 2018 alle 09:00

Se una sera d’estate, all’ora dell’aperitivo o poco prima di cena vi capita di passare sotto qualche finestra aperta, sicuramente sentirete la voce di Gabriele Corsi che annuncia il gioco dell’«intesa vincente» o quello di «caccia alla parola». Mentre lui invita garbatamente gli spettatori: «Giocate anche voi, amici da casa!». Immancabile giacca azzurra e sorriso cordiale, butta qua e là, tra una domanda e una risposta, frasi di Platone e massime di Churchill. Citazioni di peso, ma in leggerezza. Intanto la sfida vincente di Raiuno sembra quella di aver scelto a sorpresa proprio lui, finora poco conosciuto al grande pubblico e soprattutto come «un terzo» del Trio Medusa, alla conduzione di «Reazione a catena», il quiz che fino alla scorsa stagione aveva il volto di Amadeus: infatti ogni sera 4 milioni di spettatori (con punte di 6 milioni) si sintonizzano sul gioco, garantendo dal27% al 29% di share.

Gabriele, lei saluta sempre il pubblico con la frase «Birba a chi manca!».
«È una citazione dal film di Mario Monicelli “Brancaleone alle Crociate”. C’è Vittorio Gassman che invoca la morte e quando la morte gli dà appuntamento, lui risponde: “Birba a chi manca”».

Per seguire il suo quiz non manca nessuno, pare.
«Esatto. Mancano in pochi. Ma la vera domanda non è perché facciamo quasi il 30% di share, ma perché l’altro 70% non ci guarda».

Perché non vi guarda?
«Perché è in vacanza. O guarda altre cose. Abbiamo fatto comunque questi numeri anche durante i Mondiali, una cosa pazzesca. Il format è fortissimo. È un quiz fresco, divertente e veloce, spinge ad arricchire il lessico, ad imparare qualche lemma...».

Corsi, lei parla come Bonolis!
«Ah già, capita. L’altra sera non mi veniva la parola “commestibile” e allora ho detto “edibile”.  Ho visto in studio facce perplesse».

Dalle nonne ai bambini, piace a tutti: persino i gatti sono fotografati davanti alla tv durante il suo quiz.
«Piaccio a cani e gatti. E non a cani e porci».

«Bello», «gnocco», «simpatico», «garbato», «colto»: sono solo alcuni apprezzamenti che scrivono gli spettatori.
«“Gnocco”? Mi pare strano. “Garbato” e “colto” mi piacciono: è quel tipo di apprezzamento che ho sempre cercato. Io mi rifiuto di fare battute a doppio senso».

Sua moglie non è gelosa?
«Un pochino. Più che altro mi dice: “Non è che ora diventi stupido?”. E io le rispondo: “Amore, ero già stupido, non posso diventarlo ancora di più”».

La qualità di cui va più fiero?
«La preparazione. Se arrivi a una certa età a condurre un programma così, vuol dire che hai fatto tanta gavetta, tante trasmissioni, e che prima, probabilmente, non eri pronto, non avevi la capacità di tenere il palco, la competenza».

Il complimento più bello ricevuto in questi mesi?
«Una signora del pubblico ha detto che sono un misto tra Paolo Poli e Walter Chiari. La gente riconosce in me questo spirito d’antan, un po’ vintage».

Ora che è in cima all’Auditel, ha capito quale sia il segreto del successo?
«Secondo me è non cercare il segreto del successo. Come con i tormentoni. Se cerchi il tormentone, difficilmente lo otterrai. Quando con il Trio Medusa lanciammo lo slogan “calippo e bira” non l’avevamo studiato. Forse il segreto è non prendersi troppo seriamente».

Ma i numeri sono numeri.
«Io non mi fascio la testa se gli ascolti non vanno. E non compro casse di champagne se superiamo il 30% di share. Piuttosto faccio una scommessa goliardica».

Ha promesso che se supera il 30% di share, l’ultima puntata si taglierà i capelli a zero.  Manterrà l’impegno?
«Ogni promessa è debito. Anzi, dirò di più: potrei avere un barbiere d’eccezione. Un collega conduttore... Non dico di più».

E i baffi quando se li taglia?
«I baffi me li taglio in vacanza, così posso prendere il sole. Rasato e senza baffi sembrerò un uovo di Pasqua. Irriconoscibile».

Ora, invece, la riconoscono tutti. Quando è stata la prima volta che ha pensato: «Sono famoso»?
«Da quando la gente mi riconosce per nome e cognome. Mi danno del lei. Domenica mattina in un centro commerciale una signora mi ha detto: “Ma lei è Gabriele Corsi!”. Un’altra ragazza mi ha scritto ringraziandomi perché faccio compagnia alla mamma invalida. Messaggi così ne arrivano tantissimi».

Quando gira per strada è tutto un selfie?
«Alcuni ti fanno pure i video di nascosto. Come dice mia figlia Margherita, a sud di Roma la gente ti fa i complimenti senza foto, a nord di Roma la gente ti fa i complimenti e vuole un selfie».

E a Roma?
«A Roma, nel mio quartiere sono talmente abituati a vedermi che nessuno dice nulla. Però, l’altro giorno, dopo un giro per negozi, mia moglie ha detto: “Non ti porto più in giro!”».

Come è cambiata la sua vita personale in questi due mesi?
«Per “Reazione a catena” mi sono trasferito a Napoli. Arrivo il lunedì mattina e riparto il venerdì sera. Il weekend lo passo in famiglia».

Valgono tutte le scaramanzie napoletane?
«Certo! Ho un cornetto nella tasca della giacca, un corno più grosso sul tavolo del camerino e sul soffitto dello studio è appeso un corno lungo cinque metri».

Allora il corno funziona!
«Funziona, per ora. Non so se il corno o altro. Io ho pure i bulloni».

I bulloni?
«Da quando ero bambino mia mamma mi dava un bullone come portafortuna: prima di tutti i compiti in classe, degli esami, dei provini. Ho scatole piene di bulloni. Ho pure un anello a forma di bullone».

E la sua vita professionale come è cambiata?
«Arrivano molte più proposte, ci sono da valutare tante cose per il futuro, di sicuro la prossima stagione lavorerò solo in Rai e dovrò lasciare programmi come “Take me out” e “Primo appuntamento” su Real Time».

E a metà settembre la vedremo su Raidue a «Quelli che il sabato».
«Sarà un programma corale con Andrea Delogu e Gigi e Ross, a me piace molto l’idea di seguire la Serie B, ci sono squadre di grandi città, belle piazze, il campionato di Serie B è più vivace e i calciatori se la tirano meno».

Quanto valeva prima e quando vale oggi Gabriele Corsi?
«Per me uguale. Per il resto chiamate il mio manager. Io so solo che quando con il Trio Medusa siamo andati via da “Le iene” guadagnavamo moltissimo, ma non ci siamo fermati. Volevamo fare altre cose».

Uno sfizio che si è tolto da famoso?
«Mi sono comprato una Vespa, quella del film “Vacanze romane” con il fanalone davanti e color verde Portofino».

Ma lei da bambino era un «birba»?
«Da bambino al mare il nostro vicino di casa era Renato Carosone, quando andavo a giocare con suo nipote mi chiamava “o’ sarracino svedese”, perché ero biondo biondo e non stavo fermo un attimo».

I soci del Trio medusa: «È preparato e un po’ pignolo, perfetto per Sanremo!»

Gabriele Corsi in mezzo, tra Giorgio Maria Daviddi e Furio Corsetti, il Trio Medusa con cui tornerà a settembre su Radio Deejay per «Chiamate Roma Triuno Triuno»

Giorgio:

La qualità di Gabriele?
«Ha una grandissima capacità mnemonica, legge un testo e te lo recita, diventa subito il personaggio che ha in testa».
Il difetto?
«È molto pignolo, a volte pignolissimo».
La cosa più incredibile che avete fatto insieme.
«Quando non eravamo ancora famosi siamo andati in un parco acquatico nel Lazio e per non pagare Gabriele si è finto figlio di un diplomatico polacco o rumeno, noi facevamo i funzionari al seguito. Peccato che eravamo tutti e tre in costume da bagno e non riuscivamo a stare seri».
Quale programma gli faresti condurre?
«Nei giochi e a contatto con la gente si trova benissimo. Potrebbe dare il suo meglio in un programma di viaggi».
Cosa non gli hai mai detto?
«Un grazie enorme per aver insistito a farci fare certe cose».

Furio:

La qualità di Gabriele?
«È il più grande professionista che abbia mai visto, è l’unica persona che si prepara su tutto. Altro che Pippo Baudo!».
Il difetto?
«A volte è permaloso. Ma non troppo».
La cosa più incredibile che avete fatto insieme.
«Eravamo in Sudafrica, a Cape Town, per “La fabbrica del sorriso”, e c’erano dei ragazzini che giocavano a calcio. Allora siamo entrati in campo pure noi, io e Giorgio ci siamo messi a fare i guardalinee e Gabriele l’arbitro. Quei bambini erano felici come facessero una partita vera».
Quale programma gli faresti condurre?
«Oltre al Festival di Sanremo? A “Tale e Quale Show” andrebbe bene. Potrebbe davvero condurre tutto, tranne “Art Attack”: con il bricolage e i lavori manuali è un disastro».
Cosa non gli hai mai detto?
«Che sono fiero di lui».

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