Il conduttore è scatenato: dal 15 aprile «The Wall» debutterà in prima serata, dal 23 aprile «Caduta libera» tornerà tutti i giorni prima del tg

Nel camerino di Gerry Scotti si respira un’aria rilassata: ci si accomoda su poltrone bianche, le pareti sono di colori tenui. Appeso sopra il divano per gli ospiti c’è un grande quadro con l’immagine di un faro. «Me l’hanno regalato perché sanno che amo le vacanze al mare» dice il conduttore che però di fronte a sé non ha ferie in vista. Anzi. Lo aspetta una tabella di marcia serratissima, con due programmi all’orizzonte: il 15 aprile parte «The Wall» per quattro puntate speciali in prima serata e il 23 torna ogni giorno il game show preserale «Caduta libera».
«The Wall» nella fascia oraria più seguita. La considera una gratificazione personale?
«La considero un’opportunità. Ma era in qualche modo naturale che accadesse, perché il format negli Stati Uniti è nato in questo orario ed è in prima serata che ha avuto un successo stellare. Noi, in più, in due puntate su quattro ospiteremo anche coppie di personaggi famosi: inizieremo con Barbara d’Urso e Simona Izzo, poi avremo anche Michelle Hunziker e la figlia Aurora. Giocheranno per beneficenza: la loro vincita sarà devoluta alla “Fabbrica del Sorriso”».
Il meccanismo resta uguale?
«Sì, il gioco è avvincente così. Alzeremo l’asticella sulla scelta dei concorrenti. Mi piacerebbe che rappresentassero di più la multietnicità del nostro Paese, e vorrei far partecipare più anziani. Non ci sono barriere: anche i meno agili possono sfidare il “mammuzzone”, il nostro muro alto 12 metri».
«The Wall», il muro: che ricordi le evoca questa parola?
«Innanzitutto il muro di casa. Da bambino il muro in anticamera mi faceva da compagno di giochi. Ci lanciavo contro il pallone e la pallina da tennis. All’epoca bastava un muro in cortile per avere tutto, altro che Playstation! Giocavamo a “Un, due, tre, stella!”, a basket, a nascondino. Alla fine degli Anni 70 poi c’è stato l’album “The Wall” dei Pink Floyd: il messaggio era abbattere i muri che ci isolano dal resto del mondo. E nel 1989 con il Muro di Berlino sono cadute le ideologie».
Ha dovuto scalare dei muri nella sua carriera?
«A volte sono saltato giù da qualche muro, ma sono stato fortunato: non ne ho dovuto scalare molti».
La domenica non è una serata facile: con «The Wall» sfiderà Fabio Fazio negli ascolti.
«Ormai non esiste una serata facile in tv. A Fazio dico: “Ciao Fabio, ogni tanto butta un occhio a me, che io lo butto a te”».
Sempre in tema di concorrenza, lei ha condotto «La Corrida» dal 2002 al 2009. È geloso che Carlo Conti la porti su Raiuno?
«Chi guida la Ferrari è geloso se la Mercedes cambia gli specchietti? Sono certo che Carlo farà bene».
Ma c’è qualcosa in cui si sente un dilettante allo sbaraglio?
«Il canto. È bene che io continui a cantare solo sotto la doccia».
A breve tornerà anche con il preserale «Caduta libera». Contento di ripartire con le botole?
«Sì, mi diverto molto. Quiz e game show sono nel mio Dna: sono giocoso. Amo le carte, il biliardo e gli scacchi. E quando viaggio ho sempre con me una rivista per fare i cruciverba».
Gestire due programmi insieme è un bell’impegno.
«Sì, ma c’è un aiutino: li faccio in due studi attaccati, uno a sinistra e uno a destra, separati solo da un corridoio».
Farà un po’ l’uno e un po’ l’altro, come un «Gerry bifronte»?
«Esatto. È la prima volta nella storia della tv che succede. Neanche Mike Bongiorno ha avuto questa comodità».
Nel 2018 festeggia una ricorrenza speciale: i suoi 35 anni a Mediaset.
«Ho iniziato su Italia 1 nel 1983, sì. Crede che riceverò una medaglietta? Scherzo, mi auguro di poter dare il massimo ancora per un po’».
E dopo? È vero che le piacerebbe mettere su una casa di produzione con suo figlio?
«Non lo escludo. Edoardo ha deciso di percorrere questa strada e gli riesce bene».
In questo periodo che cosa guarda con piacere in tv?
«Da addetto ai lavori io devo guardare tutto. E in ogni programma c’è sempre qualcosa che mi piace e qualcosa che non mi piace. Ma, me lo lasci dire da telespettatore, non da collega: di Fabrizio Frizzi mi piaceva soprattutto lui, il suo sorriso sincero».
E cosa invece non le piace?
«Gli applausi ai funerali. Mi sgomentano».
Ci racconta una sua gioia quotidiana?
«Il buongiorno con la mia compagna Gabriella: la sveglio quando mi alzo alle 7.10 e lei mi rimbrotta dolcemente. Poi faccio ginnastica per la schiena, metto su la caffettiera e accendo la tv sui notiziari».
In una vita come la sua c’è spazio per rimpianti o rimorsi?
«Ho il rimpianto di non essermi laureato. E il rimorso di aver deluso i miei genitori per questo».
Non è indulgente con se stesso.
«No, forse sono troppo severo».
Si perdoni un difetto.
«La gola. Ma non è un mistero: data la mia stazza direi che si vede...» (ride).