Gerry Scotti: «Datemi una cattedra di Storia delle papere!»

Da molti anni il presntatore presta la voce a migliaia di filmati di "Paperissima" su Canale 5

Gerry Scotti nella sala di doppiaggio dove presta la sua voce ai filmati di “Paperissima Sprint”
9 Aprile 2020 alle 09:35

«Una risata ci salverà. O almeno, ci darà una mano». Anche in tempi di coronavirus Gerry Scotti continua a portare il sorriso nelle case degli italiani, nonostante l’impresa non sia facile.

Gerry, com’è condurre “Striscia” senza pubblico?
«Mi sembra di essere tornato alle origini, quando registravamo in un sottoscala di Milano 2 e per “pubblico” avevamo solo i tecnici. All’inizio è stato straniante, ma poi mi sono abituato, grazie soprattutto a due fattori. Il primo è l’affiatamento con Michelle Hunziker: ci capiamo con un’occhiata e in una situazione di emergenza questo fa risparmiare tempo e... panico. Il secondo, l’aver cominciato come deejay: in fondo sono abituato a lavorare in una stanza vuota, con solo un microfono davanti».

A questo proposito ricordiamo che lei continua a lavorare anche per “Paperissima Sprint”: non come conduttore, ma come voce di tantissimi filmati. Ci racconta come nascono?
«Per quello devo ringraziare Antonio Ricci, che mi dice sempre: “Già che sei qui, perché non sali su a fare un po’ di doppiaggio? Sai, se i bambini non sentono più la tua voce poi piangono...”. Avete capito che furbo? Della serie: “Del Gerry non si butta via niente”. Lo studio di registrazione di quei filmati è lo stesso di “Striscia”, ma dalle 17 è dedicato esclusivamente al tg satirico. Allora io mi metto d’accordo con Carletto, il tecnico, arrivo un po’ prima e...».

A quanti filmati ha dato voce finora? Ha tenuto il conto?
«No, ma saremo nell’ordine dei 10 mila, e mi tengo basso. Arrivo anche a 30 filmati a puntata».

I suoi preferiti?
«Io vado pazzo per quelli con i bambini e gli animali, così candidi e spontanei. Al secondo posto, gli imbecilli. A volte vorrei poterli salvare, chiamarli prima e dir loro qualcosa come: “Amico mio, ma se ti tuffi dal trampolino sulla piscina ghiacciata, non lo capisci che andrà a finir male?”. Troppo tardi. Quando vedo il video per commentarlo, ormai il pasticcio è successo. Poi ci sono tante altre categorie: cerimonie, disastri casalinghi, cadute... Il bello è che nel tempo li ho visti cambiare e mi sono dovuto adeguare».

In che senso?
«All’inizio arrivavano quasi solo filmini di matrimoni, perché girare un video era comunque complesso e costoso. Il resto erano errori sui set di cinema e tv. Questi sono stati i primi a diminuire: ormai gli artisti sanno che rischiano di finire a “Paperissima” e, anche se sbagliano, si trattengono nelle reazioni. Con il web e i telefonini c’è stata l’esplosione. Da lì sono cominciati ad arrivare video dall’Europa dell’est e ora dalla Cina e dall’India. Là sono miliardi e fanno miliardi di papere! Ah, ormai potrei chiedere una cattedra di “Storia delle papere”... Comunque ci tengo a ricordare che le papere che mandiamo in onda sono “indolori”, nel senso che ci accertiamo che non ci siano stati feriti. Se no sarei troppo cinico. In fondo è lo stesso meccanismo che ti fa ridere se vedi uno cadere. Prima ridi, poi ti chiedi: “O cavolo, mica si sarà fatto male?”. Ma prima ridi. L’ultima tendenza sono gli anziani, che ci mandano sempre più filmati».

C’è una vocina che non ha fatto, un personaggio che ancora le manca?
«A dire il vero io faccio soprattutto il narratore, solo raramente imito gli animali, perché per quello abbiamo degli specialisti. Però sì, mi piacerebbe fare un bell’orso. A “Paperissima” una volta sono stato anche un leone, ma un orso mai».

In conclusione, come considera questa attività da doppiatore di filmati? Per uno che è sempre in video suppongo sia secondaria, quasi un hobby.
«No no, per me è importante. Tanto per cominciare, con le mie vocine ho pure vinto un Oscar, perché ero io a far parlare il telefono chiacchierone in “Toy story 3”. Vabbè, in realtà quel premio lo hanno dato al film, non proprio a me: io me lo sono dovuto comprare di plastica a una bancarella. Ma per me ha lo stesso valore... E poi potrei dire che tutta la mia carriera in tv è nata da lì. Ero ancora un professionista della radio quando Claudio Cecchetto mi convinse a commentare filmati divertenti e candid-camera per “DeeJay Television”. È li che ho cominciato ad apparire sul piccolo schermo. Buffo no? Dai e dai, facendo le “voci”, sono diventato un “volto”».

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