Gerry Scotti e la nuova edizione de “Lo show dei record”

Torna domenica 4 febbraio il programma che decreta i fenomeni da inserire nel Guinness dei primati

2 Febbraio 2024 alle 08:13

Gerry, parliamo dei suoi... record: cosa fa più spesso durante il giorno?
«Quando lavoro, bere acqua e lavarmi le mani».

E quando non lavora qual è il suo record quotidiano?
«Il gesto che faccio più spesso è cambiare canale, soprattutto se c’è lo sport in tv, però non penso di essere un recordman da divano. Per me lo sport è una passione, per la mia famiglia, invece, è un difetto».

Sta per tornare in tv con “Lo Show dei Record”, 12 nuove puntate: anche il numero è da primato.
«È una questione di rifornimento. C’erano anni in cui si stentava ad avere fonti di approvvigionamento, c’erano Paesi in guerra, problemi di visto, la pandemia. Quest’anno ci aspettano ben 180 esibizioni!».

Il programma più corto in 40 anni di carriera?
«All’inizio “La sai l’ultima?” doveva essere solo una puntata, una gara tra barzellettieri con Gino Bramieri. Poi è diventato un format».

Il più longevo?
«Se la giocano “Caduta libera” e “Passaparola”».

“Caduta libera”, “Io Canto Generation”, “Tú sí que vales”, “Lo Show dei Record”, “La ruota della fortuna”: la sua è una stagione da record?
«Ho registrato le puntate di “La ruota della fortuna” nello stesso periodo in cui ero impegnato con “Caduta libera”, i numeri sono gli stessi, gli impegni delle ultime stagioni non sono cambiati. Ti vedono in tv tutti i giorni e pensano che sei sempre lì, ma io riesco a prendermi i miei tempi e le mie vacanze».

Record di gaffe in onda?
«Non sono un grande gaffeur, se sbaglio o incespico sono il primo a riderne e a correggere il tiro».

Il camerino più spazioso?
«È nel mio studio televisivo a Milano, dove mi sono fatto realizzare un loft su misura con il biliardo, la tv, il calciobalilla, e pure un angolino dove posso fare da mangiare».

Quello più piccolo?
«Prima del restauro, i camerini del Teatro Nazionale a Milano dove registravamo “La Notte dei Telegatti”. Erano larghi un metro per un metro e mezzo, poco più di una cabina telefonica».

E le ore di sonno?
«Facevo il “Festivalbar” a Ibiza nel 1988. Una sera con il regista Mario Bianchi finimmo di registrare, cenammo, andammo in discoteca, uscendo tirammo fino al mattino e, da lì, filammo dritti in aeroporto. Giunti a Milano, Mario mi invitò a pranzo e arrivai a casa alle due del pomeriggio».

E poi?
«Andai a dormire e mi svegliai alle due del pomeriggio del giorno dopo, mia mamma stava controllando tutti i voli da Ibiza. Feci contemporaneamente i due record assoluti di sonno e di veglia della mia vita».

Maggior distanza da casa a studio?
«Quando abbiamo fatto “Chi vuol essere milionario?” a Varsavia: partivo lunedì mattina, registravo tre giorni e mercoledì pomeriggio tornavo in Italia».

Il collaboratore “veterano”?
«La mia sarta Loredana: è con me da 40 anni, da quando facevo “Deejay Television”».

Il capo di abbigliamento più usato?
«Un golf di cachemire blu scuro, ce l’ho dal 1980 e lo conservo come una reliquia. Ha il collo e le maniche consumate e c’è una signora che ogni tanto lo rammenda».

Quello più presente nel suo guardaroba?
«I jeans, tutti blu, ne avrò una quarantina, rigorosamente della stessa taglia e stessa marca, allineati nell’armadio, faccio fatica a distinguerli».

Chi conosce a Mediaset da più tempo?
«Lomuscio, mitica guardia ora in pensione, che ci accoglieva all’ingresso. Dava del “tu” a tutti, da Silvio Berlusconi a Mike Bongiorno».

L’amico di più antica data?
«Gli amici dell’oratorio, li conosco da quando avevo 13 anni. Ci vediamo la domenica sera, guardiamo le partite o giochiamo a carte».

Il cibo che ha consumato di più in 67 anni?
«La pizza!».

L’ago della bilancia sceso più in basso?
«A 18, 20 anni quando ero in forma e facevo atletica e calcio pesavo 82 chili per un metro e 86 centimetri».

Quello schizzato in alto?
«È arrivato a 120 chili. Adesso sono 10 chili sotto».

La spesa più esosa?
«Sono parsimonioso, perché conosco il valore dei soldi e la fatica che serve per guadagnarli, ma per le automobili ho speso sempre tanto. L’ultimo acquisto è una Porsche Carrera 911. Sarà anche l’ultima».

Record di velocità alla guida?
«Vent’anni fa feci un corso di guida sicura all’autodromo di Vairano a Vidigulfo (PV) e lì guidai una supercar da corsa a 340 km orari. Che poi nella vita ho pure una supercar, ma guido al massimo a 110 all’ora».

Il viaggio più veloce?
«Nel 1991 tornai da New York a Parigi in 3 ore e 19 minuti con il Concorde, l’aereo supersonico: viaggiava a 2 mila chilometri all’ora e 16 mila metri di altezza, quasi il doppio di un aereo normale. Il comandante aveva l’abitudine di rilasciare il certificato di viaggio che tuttora conservo: “Il signor Virginio Scotti ha superato il muro del suono”».

L’opera con più pagine che ha letto?
«Non sono riuscito a finire “Guerra e pace” di Tolstoj al liceo. Forse, se non ci avessero obbligato, lo avrei finito».

Serie tv con più episodi?
«Nel periodo in cui eravamo chiusi in casa per il Covid mi sono appassionato a “Babylon Berlin”, è realizzata in maniera scrupolosa e ha una splendida colonna sonora curata da Bryan Ferry dei Roxy Music. Una delizia non solo per gli occhi, ma anche per le orecchie».

Il primissimo ricordo?
«Avrò avuto 2 anni, sono tutto imbacuccato e me ne sto dentro l’automobilina di latta dei miei cugini. L’automobile c’era già...».

La foto più antica che conserva?
«Quella sulla calamita che mio papà teneva sul cruscotto della macchina, con la scritta: “Sii prudente pensa a noi”. Da una parte ci sono io alla Prima comunione, dall’altra mia mamma. La tengo sul comodino».

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