Gerry Scotti: «Il mio sogno si avvera, lavorerò tutta l’estate!»

Il presentatore sarà in onda con "Caduta libera Splash" fino all’autunno: «Lo dico da sempre, la tv deve far compagnia alla gente 12 mesi l’anno»

Gerry Scotti in ammollo come nel celebre spot Anni 70 con il grande jazzista Franco Cerri  Credit: © Pigi Cipelli
4 Luglio 2019 alle 09:00

«Io questa cosa che la tv in estate chiude per ferie non l’ho mai capita. È proprio quando la gente resta in città da sola che ha bisogno di compagnia. Tutti pensano sempre al mercato pubblicitario, ma la tv deve essere fatta per la gente che la guarda». Se stasera (o una delle prossime sere da qui all’autunno) accenderete la tv prima del Tg5, vedrete Gerry Scotti in una puntata inedita di “Caduta libera”.

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Piccolo dettaglio: la sua dichiarazione sulla tv estiva che apre quest’articolo risale a quasi 20 anni fa. Era la prima volta che intervistavo Gerry. Tant’è: la sua battaglia alla fine l’ha vinta. Chissà se ne è felice, mentre mi aspetta nel suo camerino a Cologno Monzese. Fuori ci sono 38 gradi all’ombra e neppure un refolo d’aria.

Gerry, chi la dura la vince, eh?
«Lo sa come mi hanno dato la notizia? Mi hanno detto: “L’hai voluta la bicicletta? Ora pedala...”».

In effetti.
«Ha visto che anche al cinema quest’anno fanno uscire dei film importanti nei mesi estivi?».

Finalmente.
«Certo, forse il merito è anche un po’ dell’aria condizionata».

Dell’aria condizionata?
«Quand’ero piccolo nelle giornate calde al mio paese le persone si mettevano sedute fuori di casa con i piedi a mollo in una bacinella d’acqua e se ne stavano lì a chiacchierare. Ora si cerca l’aria condizionata: chi ce l’ha in casa si ritrova a guardare la tv, chi non ce l’ha va a prendere fresco al cinema (ride)».

Cos’ha pensato quando le hanno detto che sarebbe stato in onda tutta l’estate?
«Mi hanno preso un po’ di sorpresa, perché mi è stato detto alla cieca, senza che i dirigenti di Canale 5 avessero visto gli ascolti che sta facendo in questo momento “Caduta libera”: siamo quasi sempre il programma più visto della rete. Dopo la sorpresa, il primo pensiero è stato quello di rimettere in moto la macchina: casting per cercare nuovi concorrenti, autori al lavoro per creare domande dal sapore estivo per la nuova versione del gioco, che non a caso si chiama “Caduta libera Splash”. E poi, ma solo dopo tutto questo, mi sono detto: “Che soddisfazione, alla fine ce l’ho fatta”».

Poi sarà tornato a casa dalla sua Gabriella e le avrà detto: “Cara, per tutta l’estate vado in onda ogni giorno”. Ci vuole del coraggio.
«Infatti è rimasta glaciale: “Ma avevi detto che dopo i 60 anni avresti lavorato di meno e pensato di più a te stesso. Capisco non mantenere la promessa, ma addirittura lavorare più di prima...”».

Ahi.
«Però qualche giorno staccherò anch’io: so che i lettori di Sorrisi sono precisi ed è meglio dirlo subito, sennò poi scrivono a me e a voi: sotto Ferragosto, il 13, 14, 15 e 16 agosto, andranno in onda delle puntate speciali non inedite. Lì, io e Gabriella organizzeremo una piccola fuga. Più in generale, è cambiato il modo di fare le vacanze. Una volta si partiva per un mese, si andava in riviera e ci si ritrovava con gli stessi vicini di ombrellone anno dopo anno. Oggi si fa tutto a pezzetti, magari si stacca per un weekend lungo, poi si è subito pronti per ricominciare a lavorare. In fondo non mi dispiace».

E poi si possono sempre mettere i piedi in un catino pieno d’acqua.
«Beh, voi di Sorrisi mi avete messo direttamente tutto in ammollo».

Come nella mitica pubblicità di un detersivo.
«Già, quella con il grande jazzista Franco Cerri per protagonista. Una bella citazione. Se solo la potesse vedere la mia nonna, sarebbe così felice...».

A proposito di vacanze, se le ricorda le prime che ha fatto senza i suoi genitori?
«Eccome. Avevo 17 anni ma alcuni della compagnia erano ripetenti e avevano già la patente. Siamo partiti con le tende per Lignano Sabbiadoro. Non c’era una durata prestabilita: avevo 100 mila lire in tasca e dovevo farmele bastare. Finite quelle, a casa. Tutto era al massimo risparmio, tanto che tornai anche parecchio dimagrito».

Quanti giorni durarono quelle 100 mila lire?
«In realtà non ebbi il tempo di finirle. Ci facevamo sempre un sacco di scherzi. In quella che il gruppo ricordò per anni come “La sera dei gavettoni”, armati di palloncini pieni d’acqua organizzammo un’incursione punitiva nella tenda canadese di due nostri amici».

Questa storia non finisce bene.
«Li inondammo senza pietà. Solo che i “nemici” astutamente avevano spostato la loro tenda altrove. E quella dell’incursione era in realtà abitata da due ragazzi tedeschi. Che ovviamente protestarono dal direttore del campeggio, il quale ci espulse. Fine delle vacanze».

Temo di averle fatto la domanda sbagliata. Scelga un’altra bella vacanza estiva.
«Quella del 1982 in Costa Brava, nel sud della Spagna. Contravvenendo ai saggi consigli di tutti i nostri genitori non partimmo con il fresco dell’alba, ma a mezzogiorno. Viaggiammo sotto il sole per tutto il giorno a passo d’uomo sulla nostra Citroën 2 Cavalli verdina con il tettuccio di tela aperto. Ma mentre eravamo lì, l’Italia vinse i Mondiali: per tutto il ritorno viaggiammo con la bandiera tricolore che sventolava dal tetto. Non avevamo molto, la macchina era scassata, ma cosa non darei per rivivere l’allegria di quelle serate a chiacchierare tra amici con una bottiglia di Pampero».

Le più belle vacanze da “adulto”, invece?
«Qui è più difficile decidere. Posso sceglierne due? Quella del 2002 con mio figlio Edoardo, quando ci siamo fatti il giro del mondo: un biglietto aereo valido per volare ovunque nell’arco di una quarantina di giorni: Europa, Asia, Stati Uniti, Hawaii... E poi c’è quella dei miei 60 anni, quando ho coronato un mio grande sogno: percorrere buona parte della mitica strada americana “Route 66” su una Harley Davidson».

Se la ricorda invece un’estate che ha trascorso interamente a Milano?
«Eccome. Quando tanti anni fa i miei decisero di cambiare casa e traslocammo dalla zona di piazza Corvetto a Viale Zara, sempre a Milano. Mio padre ce lo disse chiaramente: “Abbiamo preso la casa nuova e di soldi per le vacanze non ce ne sono”. E sa che cosa c’è? Mi ricordo le lunghe giornate a giocare a calcio all’oratorio e non erano affatto male. Come cantava Celentano in “Azzurro” (inizia a canticchiare): “Quelle domeniche da solo in un cortile, a passeggiaaar, ora mi annoio più di allora, neanche un prete per chiacchieraaar!”».

Come passerà il tempo libero in città quest’estate?
«Mi godrò Milano senza traffico. Magari vado agli studi tv in bicicletta, o in scooter. Magari tornando a casa cambio itinerario e faccio un giro per le strade dove vivevo quand’ero ragazzo. In fondo mi piace anche trovarle trasformate, non sono di quelli che rifiutano i cambiamenti, anzi».

In giro ci sarà anche meno gente che le chiede i selfie.
«Già. Io sono sempre grato al pubblico e cerco di essere disponibile con tutti. Ma ormai quando ti fermano per strada non ti chiedono più “Gerry, possiamo fare una foto insieme?”. Alcuni hanno già il telefono spianato e dicono: “Gerry, dobbiamo fare una foto insieme”. Non “possiamo”, “dobbiamo”!».

Sa che alla fine non abbiamo quasi parlato di tv? Ricapitolando: andrà avanti tutta l’estate con “Caduta libera Splash”, poi arriverà “Tú sí que vales”, quindi in ottobre dovrebbe iniziare il nuovo game show preserale “Conto alla rovescia”, il tutto senza contare che magari Antonio Ricci le chiederà di nuovo di fare un ciclo di conduzione a “Striscia”. Agenda piena, eh?
«E non è detto che non mi dedichi anche a qualcosa di inedito in prima serata».

A proposito delle sue premonizioni nelle interviste passate, da sempre dice che la televisione si sta evolvendo e che i canali generalisti devono cambiare mentalità.
«Quello che sta succedendo è sotto gli occhi di tutti: c’è un’intera generazione che sta crescendo con Netflix e gli altri canali online, abituata a vedere i programmi su richiesta, quando si ha tempo e voglia. E magari se li portano in giro sul tram, o in bagno. Bisogna tenerlo presente. Noi della tv tradizionale in passato ci siamo un po’ adagiati sugli allori, pensando che il nostro pubblico non l’avremmo perso mai. Ma è difficile combattere contro chi fa iniziare i programmi su richiesta dello spettatore, se nemmeno ti imponi di essere puntuale con gli orari previsti in palinsesto. È una vecchia storia, lo sappiamo».

Lei lo farebbe mai un programma in streaming ?
«Perché no? Magari tra qualche anno. C’è ancora qualcosa che non mi convince».

Che cosa?
«L’offerta di contenuti è sempre più ampia e frammentata, la gente non può pagare mille abbonamenti. E peraltro, dopo le iniziali tariffe stracciate, i prezzi continuano ad aumentare. L’avevo detto in tempi non sospetti. Io, per esempio, da tifoso sono arrabbiatissimo. Per essere sicuri di vedere tutte le partite della propria squadra ora bisogna fare due abbonamenti ed è tutto più complicato. Non mi meraviglierei se sempre più tifosi disdicessero gli abbonamenti e se ne andassero a vedere le partite al bar con gli amici. Io non escludo di farlo».

Ora immaginiamo che lei sia un direttore di rete.
«Approfitterei di questo momento di confusione per puntare su ciò che la televisione generalista sa fare meglio: classici buoni programmi che partono puntuali all’ora prestabilita. Sapendo che si parte da un grande vantaggio: è tutto gratis. E anche le tv a pagamento sono piene zeppe di spot. Insomma, bisogna pensare di più al pubblico e meno agli inserzionisti».

Come diceva 20 anni fa.
«Già».

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