Gialappa’s Band: «Il nostro Mai dire talk è (quasi) tutto da ridere»

Il trio torna su Italia 1 in prima serata da giovedì 29 novembre con uno show basato sull’attualità. E sulla... follia di Forest

Il Mago Forest in mezzo tra Greta Mauro e Stefania Scordio  Credit: © Claudio Canova
26 Novembre 2018 alle 12:30

Ci sono generazioni che da 30 anni parlano citando le loro battute. Dai ragazzi di ieri, diventati adulti, a quelli di oggi sono tutti cresciuti davanti a quei «Mai dire...» nelle loro infinite evoluzioni: i vari «Banzai», «Gol», «Tv», «Grande Fratello» o «Reality». Ora per la Gialappa’s Band, collettivo comico nato nel 1985, composto da Carlo Taranto, Marco Santin e Giorgio Gherarducci, arriva un nuovo «tassello»: giovedì 29 su Italia 1 in prima serata debutta «Mai dire talk».

La cronaca si fa bella

La Gialappa's Band: Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci  Credit: © Massimo Sestini

«Il programma sarà una via di mezzo tra il “Dopofestival”, che abbiamo condotto nel 2016 e nel 2017 a Sanremo, e “Rai dire Niùs”. Partiremo dalla cronaca vera, anche seria, trattando quattro o cinque argomenti con ospiti e opinionisti fissi. Poi però ci sarà l’aspetto più leggero, con gli interventi dei comici e i nostri filmati» racconta Marco Santin. Con loro ci sarà un vecchio amico, il Mago Forest, nei panni di un conduttore impegnato nella realizzazione del «talk definitivo». «Avremo lui, ma non solo» aggiunge Giorgio Gherarducci. «Gli affiancheremo un volto dell’informazione che sarà scelto nella prima puntata tra Greta Mauro di “Matrix” e Stefania Scordio di TgCom 24, dopo una vera e propria sfida.

Ritroveremo anche Marcello Cesena e Maccio Capatonda, con i quali abbiamo collaborato per tanti anni». E ci saranno anche alcune novità: Brenda Lodigiani (l’imitatrice vista in «Quelli che il calcio»), il duo romano Le Coliche, i giovani attori Liliana Fiorelli e Francesco Marioni, e un paio di comici al debutto, Stefano Rapone e Francesco Frascà.

Sognando Zalone

Ci saranno pure degli opinionisti, come l’ex gieffina Marina La Rosa o il sondaggista Renato Mannheimer. «Per quanto riguarda gli ospiti, ancora non abbiamo conferme, ma sogniamo di portare Checco Zalone, anche se sappiamo già che non ce la faremo. E pensare che lo corteggiamo da anni» aggiunge Gherarducci. «Puntiamo anche ad Alex Zanardi e all’ex ministro Maria Elena Boschi» interviene Santin.

Un’idea, quella di cimentarsi con il mondo dei talk show, che la Gialappa’s in realtà coltivava da qualche tempo: «Ma chiariamo: non ci mettiamo in concorrenza con i talk veri. Questa resta una trasmissione prevalentemente comica. Quello che cambia è che non vedrete due ore mezzo di soli sketch e personaggi. Anche perché in prima serata rischierebbero di stancare» spiega ancora Santin. Un programma che comunque  cerca di portare qualcosa di nuovo: «“Mai dire talk” tenta una strada abbastanza inedita e per questo siamo sicuri che arriverà qualche critica. In fondo ci avevamo già provato sia con “Rai dire Niùs” su Raidue, e anche con le copertine che abbiamo fatto per “Ballarò”».

Interviene Gherarducci: «Però possiamo assicurare ai nostri fan che ritroveranno le atmosfere degli show passati: i nostri commenti hanno sempre lo stesso spirito. E poi oltre a Cesena e Capatonda verranno a trovarci anche altri comici dei vari “Mai dire”». Da anni si sente dire che il talk show è un genere in declino, eppure oggi in onda ce ne sono più che mai: «Di sicuro c’è più offerta che domanda. Anche perché fare un talk costa meno che realizzare uno show di intrattenimento. Noi non possiamo dirci degli appassionati del genere, che però dà molti spunti per riderci sopra».

Derubati e felici

In oltre 30 anni di carriera, i programmi della Gialappa’s hanno sfornato una quantità infinita di modi dire e tormentoni. Sarà così anche questa volta? «Chissà... A voler essere sinceri non siamo mai stati ossessionati dall’obiettivo di creare tormentoni a tutti i costi» conclude Santin. «Ma, per fare un esempio, io durante le telecronache ho iniziato a usare espressioni come “La tocca piano” o “Ma anche no” o “sabongia” che adesso vengono usate in vari ambiti, persino nei talk. Magari sembriamo dei vecchi tromboni, ma un po’ ci spiace. Perché chi le utilizza spesso non sa nemmeno che sono nostre, e a noi viene da non usarle più perché sono troppo di moda. E le abbiamo perse. In fondo è come se ce le avessero rubate!».

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