“I fatti vostri”, Giancarlo Magalli: «Tornano i giochi, con dei super regali»

Il conduttore parla dei 30 anni del programma e annuncia le novità di questa edizione

Giancarlo Magalli
10 Settembre 2020 alle 08:56

Giancarlo Magalli, si riparte con la nuova edizione di “I fatti vostri”. Sono 30 anni giusti.
«Già. Sarebbe ora di smettere (ride)».

Perché?
«Negli Anni 60 c’erano i manifesti sui muri: “La Democrazia Cristiana compie 20 anni”. E sotto la gente ci aggiungeva: “È ora di smetterla!”».

“I fatti vostri” ne ha 30: è ora di...?
«Di farla bene, ancora di più: è un anniversario importante».

Che cos’ha in mente?
«Ci sono piccoli cambiamenti ma poi è la cronaca che ci dà lo spunto: finchè c’è un’attualità interessante da raccontare nel modo giusto e il pubblico ci continua a seguire, noi ringraziamo e cerchiamo di far bene».

Quali sono le novità?
«Intanto ci sono degli avvicendamenti, che in un programma sono normali... Lo dico perché gli “avvicendati” non lo ritengono così (si riferisce alla polemica con Adriana Volpe, ndr). Io stesso mi sono alternato con diversi colleghi negli anni. Torna il maestro Stefano Palatresi, arriva Samanta Togni e non avremo più un cantante fisso ma ce ne saranno diversi che si alterneranno ogni settimana. Ritornano i giochi telefonici che sono una nostra tradizione. Non si facevano più per problemi di budget, invece quest’anno pare che potremo avere addirittura delle auto (ride)».

In tanti anni di carriera ha incontrato personaggi straordinari.
«E con alcuni ho avuto il privilegio di diventare amico, come con Raimondo Vianelllo e Sandra Mondaini. Tutte le sere a mezzanotte arrivava la telefonata di Sandra per commentare i fatti del giorno. Raimondo poi mi diceva che lo facevo morire dal ridere (lo imita, ndr)».

Lei ha lavorato anche al cinema.
«Sono cresciuto sui set perché papà era direttore di produzione. Da ragazzo feci tre film con Totò, come vicesegretario di produzione. Vederlo recitare mi lasciava a bocca aperta. Il regista Steno mi diceva: “Vai a chiamare il Principe che giriamo”. Lo trovavo sempre seduto su una sediolina, un po’ al buio perché aveva gli occhi già malati, con gli occhiali neri, una stufetta davanti perché era freddoloso, stava lì e aspettava pazientemente. Una volta urtò un vaso, lo fece cadere e lo ruppe. Io andai a raccogliere i pezzi e lui disse: “Lo voglio pagare, fammi sapere quanto costa” (lo imita alla perfezione, ndr). E io: “Non si preoccupi, c’è l’assicurazione”. Ma lui volle pagarlo».

Ha fatto anche l’attore.
«Ricordo il film “Arrivano i bersaglieri” di Gigi Magni con Ugo Tognazzi. Giravamo a Lucca e la sera Ugo ci invitava tutti a cena nella villa dove alloggiava. Si rideva e si scherzava fino a notte fonda, era un gaudente. Una volta alle 4 di mattina ancora eravamo tutti lì e gli dissi: “Ugo andiamo a dormire, tu domani mattina alle 9 devi girare”. E lui: “Tanto domani ho la scena della morte: se sono un po’ sciupato è meglio” ( lo imita alla perfezione, ndr)».

Parliamo della sua capacità di imitatore.
«Mia madre mi portava a casa di mia zia dove passava i pomeriggi a giocare a canasta. Io e mio cugino restavamo in una stanza dove l’unica attività era ascoltare musica al grammofono. C’erano solo dischi di Rascel. A furia di ascoltarli alla fine facevo Rascel meglio di Rascel!».

Lei è maggiore della Polizia municipale?
«Mi hanno promosso, ora sono tenente colonnello».

Ha fatto un carrierone...
«Tanti anni fa cominciai come volontario nella Polizia locale di Roma Capitale. Sono vigile onorario. Prima dell’estate ero nelle pattuglie della movida, in giro a controllare gli assembramenti, e le mascherine».

Quando la vedono la riconosceranno. La prendono sul serio?
«In genere mi chiedono di fare le foto. “Va bene, ma poi vi mettete la mascherina!”. E otteniamo un risultato».

Mai capitato in situazioni strane?
«Come no? Una volta c’era una donna nuda a piazza Venezia che si stava lavando alla fontanella. Scendo dall’auto: “Che sta facendo?”. “Me sto a lava’”. “E i vestiti dove ce li ha?”. “A Bravetta”, un quartiere lontanissimo. Le dissi: “Vada dietro a quel cespuglio e non esca”. Chiamai la Croce Rossa. Mentre aspettavamo l’ambulanza vedevo dei movimenti dietro a quel cespuglio: a un certo punto la signora esce con un ramo in mano e mi corre incontro per menarmi. Io comincio a correre intorno alla macchina di servizio, lei mi correva dietro, nuda, col ramo in mano e i colleghi in auto che ridevano... Poi arriva l’ambulanza, lei si ferma: “Bene, sono venuti a prendermi buonanotte”. E sale come se fosse un taxi».

Torniamo alla tv. Dica la verità: lei ha litigato solo con Adriana o Volpe?
«Ho lavorato con decine e decine di colleghe, non ho mai avuto problemi».

E con Heather Parisi?
«Mi si metteva davanti quando parlava. Una volta da dietro le diedi un calcetto, lei si girò e mi disse: “Mi hai dato un calcio sul sedere!” e io: “E se ti rimetti davanti te ne do un altro!”. D’altra parte lei aveva un talento straordinario. Poteva pure avere un carattere difficile, però quando ballava lei... Alla fine un capriccio da una brava così si può pure sopportare».

C’è pure Anna Falchi.
«Eravamo a “Domenica in” lei è una che vuole improvvisare. Una volta raccontò una barzelletta spinta. Fu una cosa terribile: ma come ti viene in mente di raccontare una cosa così nel pomeriggio di Raiuno? Come vede sono solo tre su un’ottantina di colleghe: la statistica è dalla mia parte (ride)».

Un consiglio prezioso che ha ricevuto?
«Dopo un programma che non andò bene mi disse: “Non ti preoccupare, il nostro lavoro è come il Giro d’Italia: non bisogna vincere tutte le tappe, è la media che conta”. Parola di Pippo Baudo».

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